“Sangue sporco”, Giovanni Del Giaccio racconta il circuito politico-affaristico di Tangentopoli

“Sangue sporco”, Giovanni Del Giaccio racconta il circuito politico-affaristico di Tangentopoli
di Carmine Castoro
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Domenica 26 Aprile 2015, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 17:43
Mentre il pool di Mani Pulite guidato dal coraggioso pm Antonio Di Pietro fa a fettine i vecchi assetti corporativi della politica dei partiti, si sfaldano le leadership dei socialisti e della Balena Bianca democristiana.

Avanza il ribellismo secessionista della Lega di Bossi, la televisione commerciale comincia a inondare l’opinione pubblica delle lusinghe della società del benessere e del velinismo, si comincia a familiarizzare con termini giudiziari come “concussione” e “corruzione”, un intero apparato socio-economico realizza in diretta tv una vera e propria muta che porterà alla discesa in campo del cavalier Berlusconi e a zone di influenza finanziaria sempre più pervasiva e occulta.



Siamo nella fiction appena conclusasi su Sky “1992”, con Stefano Accorsi protagonista, e proprio uno dei personaggi, Luca Pastore, archivista e “sbirro” anti-Tangentopoli, solleva nel film una tematica scottante che trova in quel periodo storico il suo ventre molle, e i cui tentacoli di morte ci ghermiscono silenziosamente ancora oggi: quella delle sacche di sangue infetto che portarono a sicura morte tantissime persone, immesse nel mercato sanitario per facili profitti e per profonde smagliature nel sistema dei controlli e delle normative vigenti.



Al collega del Messaggero Giovanni Del Giaccio il plauso di aver riportato all’attenzione dei media e della gente comune, fuori da ogni finzione cinematografica, questo circuito politico-affaristico giocato sulla pelle di inermi utenti della Sanità pubblica, e che proprio nei primi anni ’90 si tinse delle leggende “nere” dei vari Poggiolini & c. e dei loro “puff” pieni di soldi fatti col dolore, l’Aids e le lungodegenze di tantissime persone emotrasfuse.



Quindici testimonianze choc, questo “Sangue sporco”, che intende squarciare il velo su un’aberrazione classica della malasanità italiana: sangue di donatori di dubbia provenienza che portava l’epatite C o l’Hiv e che a causa di una criminale indifferenza, mista a scarsa sorveglianza e giri di mazzette, fu comunque utilizzato nelle strutture ospedaliere che avrebbero dovuto garantire, al contrario, cura e guarigione per chi ne avesse bisogno.



“Gli emoderivati erano considerati dei prodotti sicuri e spesso un

toccasana per chi soffriva di emofilia - rimarca Del Giaccio - spesso li tenevano per scorta anche nel frigo di casa. Invece nascondevano virus micidiali. Questa vicenda dal punto di vista giudiziario ha avuto un processo tenutosi a Trento che si è concluso con un'archiviazione, mentrea Napoli - sottolinea il giornalista - si è aperto ora un nuovo processo che vede coinvolto anche Duilio Poggiolini, l'ex direttore del Servizio farmaceutico nazionale imputato nella vicenda del sangue infetto”.



Insomma, sono migliaia le persone contagiate da gravi malattie al fegato e dalla famigerata sindrome da immunodeficienza acquisita, danneggiate prima e beffate poi. Di loro si racconta in questo libro-inchiesta che mette insieme alcuni casi simbolici, ripercorre lo scandalo degli emoderivati, prova a far conoscere un fenomeno che non “fa” notizia. Almeno fino al prossimo decesso.

Un testo unico nel suo genere in cui l’autore indaga con rigore giornalistico uno scandalo della sanità nazionale non sufficientemente trattato e conosciuto. Una ricerca approfondita realizzata “sul campo” intervistando decine di persone, raccontando la storia di famiglie distrutte da errori medici apparentemente banali e avvenuti per superficialità e sufficienza.



E la legge? Ulteriore umiliazione per tanti degenti e per le loro famiglie, molte delle quali piangono amici, parenti, figli. “Alcuni hanno accettato di aderire a quanto previsto dall'articolo 27 bis del decreto legge 90/2014 poi convertito nella legge 114 dell'8 agosto, che prevede una transazione di 100mila euro senza potersi più rivalere in altro modo - aggiunge –: uno in particolare mi ha detto che la ritiene una 'mancia' per morire".

Insomma, un sangue infettato da un doppio male oscuro: quello di tipo fisiologico che ha inoculato morte nelle vene di tanti malati, e quello istituzionale che, al facile terribile oblio della coscienza collettiva, ha aggiunto l’assenza pressoché totale di risarcimenti degni di tante storie personali rattristate e consumate fino all’esito più tragico.



Giovanni Del Giaccio è giornalista professionista, redattore del quotidiano Il Messaggero, sede di Latina, dal 2005. Si occupa di sanità e cronaca. Laureato in Sociologia alla Sapienza, ha iniziato la professione giovanissimo, con l’emittente locale Radio Omega Sound di Anzio, la sua città, prima di fare una serie di esperienze tra le quali Latina Oggi, La Provincia e la fondazione del settimanale Il Granchio. È stato corrispondente Ansa dalla provincia pontina per 10 anni. Dopo “Latina Segreta” per Historica, questo è il suo secondo libro.



Giovanni Del Giaccio “Sangue sporco” (Giubilei Regnani, pagg. 202, euro 15)