Eco e Benni flop, ecco “la carta dei diritti” dei vecchi scrittori

Eco e Benni flop, ecco “la carta dei diritti” dei vecchi scrittori
di Luca Ricci
3 Minuti di Lettura
Venerdì 19 Giugno 2015, 19:48 - Ultimo aggiornamento: 27 Giugno, 02:52
Di recente mi sono imbattuto in un paio di libri che non si sono rivelati all’altezza della fama dei loro autori. La prima delusione me l’ha data Umberto Eco con “Numero zero” (Bompiani, pag. 218, 17,00 €), la seconda Stefano Benni con “Cari Mostri” (Feltrinelli, pag.256, 17,00 €).



Inutile entrare nel merito dei singoli libri, quel che mi preme dire è che il difetto più evidente è lo stesso per entrambi: una scrittura stanca che si traduce in pagine con poco smalto. Più per svogliatezza che per altro (il talento non è un raffreddore, se ce l’hai te lo tieni), il vecchio Eco sembra non avere più la sagacia del giovane Eco, e il vecchio Benni non possedere più il brio del giovane Benni.



Prima che altri vecchi scrittori incorrano nello stesso deludente risultato, mi sono detto che sarebbe stato giusto approntare una lista di consigli per venire in aiuto ai venerati maestri. Infatti, se siete giovani e volete fare gli scrittori sarete anche accerchiati da consigli. Più esattamente, esiste tutta una letteratura di consigli per giovani scrittori (per brevità e sintesi qui citeremo solo il titolo più famoso: “Lettera a un giovane poeta” di Rainer Maria Rilke), mentre per i vecchi scrittori, poverini, non c’è nulla.



Il diritto di smettere.

Philip Roth ha smesso, perché non dovresti farci un pensierino anche tu? In fondo un’Opera l’hai comunque già lasciata dietro di te. Ti ricordi ancora cosa ti aveva spinto a scrivere il primo libro, anzi il primo racconto, anzi la prima frase della tua carriera? E’ ancora quella la molla che ti fa mettere alla scrivania oppure ormai ti capita solo per abitudine o, peggio, per adempiere a contratti editoriali?



Il diritto di proseguire.

Se quando ti stai adagiando sugli allori senti che qualcosa in te si ribella, sei sulla strada giusta per scrivere il prossimo libro. Anche se hai tagliato il traguardo dei settanta- degli ottanta?- devi sentire che non hai perso il consueto senso critico nei confronti di te stesso, non vuoi vivere di rendita.



Il diritto di scrivere fregandotene della tua poetica.

E’ vero, il mondo ti conosce anche grazie alla tua voce inconfondibile, al tuo stile. Tu sei tu perché hai scritto così e non in un altro modo. Pensa a Bernhard, a Borges, a Carver: basta una riga per riconoscerli. Eppure devi sapere che la prima regola per un vecchio scrittore è stupire se stesso. Perciò se il tuo prossimo libro deve replicare in tono minore i tuoi grandi successi, prova a cambiare, spiazza tutti.



Il diritto di scrivere come hai sempre scritto.

Non devi cambiare per forza solo perché sei vecchio, ci mancherebbe. Se le tue convinzioni sono ancora vive dentro di te, se il motivo per cui hai scritto come hai scritto per così tanti anni è ancora valido, hai tutte le ragioni per non cambiare, per tirare dritto per la tua strada come hai sempre fatto. Devi essere autenticamente ostinato. Solo tu puoi sapere se sei ancora uno scrittore, o invece un pappagallo.



Il diritto di guardare con sospetto alle nuove generazioni.

Ti vogliono uccidere come un padre, nella migliore delle ipotesi ti aduleranno per spodestarti: sono i nuovi scrittori che incalzano, le nuove generazioni che sgomitano. L’hai fatto anche tu. Da giovane ti sei impelagato in discorsi generazionali e hai affermato su qualche giornale che eri migliore dei vecchi “soloni” della cultura. E’ giusto, è naturale, che adesso tu ti metta sulla difensiva, soprattutto perché non c’entra niente con la tua scrittura.



Il diritto di guardare con favore alle nuove generazioni.

Proprio perché in fondo sai bene che lo scontro generazionale si ripete sempre uguale a se stesso, sei libero d’inceppare l’ingranaggio. Dall’alto del potere che hai accumulato grazie ai tuoi successi, puoi aiutare uno o più giovani a emergere. Ti basta una segnalazione a un editore amico, o una recensione favorevole sul giornale, o un voto a un premio. In fondo anche tu hai ricevuto più d’un aiuto all’inizio, e soprattutto anche questa attività non c’entra nulla con ciò che andrai scrivendo in futuro, cioè alla fine.



Luca Ricci (Twitter: @LuRicci74)