Dobbs, autore di House of Cards: Renzi
indossi stivali chiodati come la Thatcher

Dobbs, autore di House of Cards: Renzi indossi stivali chiodati come la Thatcher
3 Minuti di Lettura
Martedì 18 Novembre 2014, 22:12 - Ultimo aggiornamento: 23:09
Le riprese della terza stagione Usa di House

of Cards (la seconda è in onda su Sky Atlantic ndr) «sono terminate questa settimana, ci saranno molti stravolgimenti, si scaverà più a fondo nel rapporto tra Frank Underwood e sua moglie». Lord Michael Dobbs, lo scrittore britannico (ex capo dello staff del Partito Conservatore sotto Margaret Thatcher dal 1986 al 1987, poi vicepresidente del partito, dal 1994 al 1995), che ha scritto e inventato di sana pianta la saga, diventata una serie tv di successo con attori del calibro di Kevin Spacey e Robin Wright, ovviamente non anticipa nulla di più.



Anche se nell'incontro con il pubblico romano si dimostra generoso, affabile, ironico, si lascia andare - o almeno è quello che lascia credere - e, cresciuto a pane e politica, non risparmia consigli al premier

italiano Matteo Renzi: «Tutto quello che so sulla politica l'ho imparato lavorando al cospetto di Margaret Thatcher, che teneva nel suo armadio un paio di stivali chiodati, ed è con quelli che lei ha marciato nella sua carriera politica. E allora il mio consiglio a mister Renzi è di tirare fuori dal suo cassetto i suoi stivali, dargli una bella lucidata e di mettersi in marcia».



Autore di una trilogia di successo a sfondo politico (House of Cards, To Play the King e The Final Cut), fa notare: «La cosa più importante per un politico non è essere amato, ma essere rispettato, ottenere il rispetto dalla gente. Per essere efficace devi dimostrare qual è l'orizzonte finale da raggiungere e allora potrà succedere che si perdano battaglie, ma se è chiara la tenacia, la spietatezza con cui vuoi perseguire quell'obiettivo, la gente sarà sempre con te».



Nell'incontro dibattito organizzato da Fazi editore nello spazio Fandango di via dei Prefetti, moderato da Giancarlo De Cataldo (da poco in libreria con Nell'ombra e nella luce, per Einaudi), Dobbs conferma un aneddoto: «Quando ho saputo che Renzi aveva acquistato una copia in libreria di House of Cards ho ritenuto prudente inviargli una nota per ricordargli che il libro è solo intrattenimento e non un manuale di istruzioni».



La saga televisiva di «House of Cards - Gli intrighi del potere», ambientata a Washington, narra di un

politico (Spacey) che, dopo essersi visto sottrarre il posto da Segretario di Stato, inizia un giro di

intrighi per giungere ai vertici del comando. La sua fedele moglie (Robin Wright) lo aiuta nel suo piano.



La storia indaga l'utilitarismo spietato, la manipolazione, il potere, la conquista del fine a qualunque mezzo. È il 1987 quando Dobbs, ex capo dello staff della Thatcher, si dimette. Mentre la Lady di Ferro è impegnata a vincere le elezioni, Dobbs scrive House of Cards, primo libro di una serie che ruota intorno alla controversa figura di Francis Urqhuart.



«Nasce dalle mie letture giovanili sul Giulio Cesare di Shakespeare», racconta l'autore. House of Cards

racconta delle stanze del potere in una storia dall'ambientazione quasi contemporanea a quella della pubblicazione (1989), aspetto che contribuirà a decretarne il successo sia di pubblico che di critica. Tra i fan tanti politici tra cui lo stesso capo della Casa Bianca Obama. Anche nella serie Bbc il protagonista si chiama Urquhart, ma, spiega lo scrittore, agli americani non suonava bene Urquhart, così è diventato Frank o Francis Underwood. Ma alla radice di entrambi i cognomi c'è il suono «F.U.» e in Inglese «F.U.» è un qualcosa di davvero sgarbato, scortese: sono le iniziali di fuck you. Così «F.U.» è diventato non solo il suo nome, ma anche la sua vera natura. E chiunque sappia cosa voglia davvero dire «F.U.» capisce con che personaggio ha a che fare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA