Berto, Bianciardi, Chiara,Brancati:
a Torino gli scrittori dimenticati

Berto, Bianciardi, Chiara,Brancati: a Torino gli scrittori dimenticati
di Renato Minore
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Venerdì 9 Maggio 2014, 12:45 - Ultimo aggiornamento: 12:46
TORINO - Si parla di Giuseppe Berto, scrittore dimenticato o quasi, con la sua straordinaria forza visionaria che aveva lavorato sul tema della guerra come male. Dell’autore del ”Male oscuro”, il suo romanzo più famoso (un tempo) e più controverso, parla Cesare De Michelis in un dibattito nella prima giornata del Lingotto per l’anno centenario della nascita. Poco prima Paolo Di Paolo e Filippo La Porta hanno declinato un ”abbecedario” dei libri da non perdere. Non c’era Berto, ma c’era Anna Banti con la straziata e dolente storia di “Artemisia”, violata e creativa, raccontata con grande vigore espressivo. C’erano anche Sebastiano Satta. Vassalli (con “L’oro del mondo”), Vassalli (con “L’airone”), Arpino, Cassola, Proviamo ad allargare il cahier de doleance ad altre voci dimenticate o quasi della letteratura di ieri e di ieri l'altro.



Come non ripescare ”La vita agra” con l'invettiva di Bianciardi contro il Pirellone, simbolo sfacciato di modernità che provoca disagio e malessere, e tanta rabbia da progettare la sua esemplare eliminazione con tanto di bomba? E, ancora, i versi polifonici di Dario Villa, ricchi di cultura esoterica e misteriosi lampi di conoscenza e di saggezza, trasparenti nella loro proverbiale laconicità. C'è sicuramente il pettegolo mondo di Chiara, la chiacchiera da bar, l'infinito intrigo del mondo che può essere adulterio o raggiro. C'è la disperazione meridiana, la virilità ferita a morte nella pagina franta e lacerata di Brancati. E c'è ancora lo sguardo lucido sapiente e addolorato con cui Ottieri guarda ai guasti della prima industrializzazione nel Sud.



Berto, Bianciardi, Villa, Chiara, Banti, Brancati, Ottieri... E l’elenco potrebbe anche estendersi al cantiere sulfureo e barocco di Landolfi (pur offerto da anni per Adelphi), a quello lirico e memoriale di Quarantotti Gambini, al contorto e asfissiante concerto erotico dell’unico romanzo di Zolla, alla trasparenza mitica e leopardiana di Cardarelli, al graffio espressionistico di Mastronardi, alla proustiana eleganza di Vigevani, all'inquietante tratto moralistico di Emanuelli, allo sguardo etnologico e sociale di Dolci.“Desaparidos” così li chiamava Ernesto Ferrero in una rassegna al Lingotto di qualche anno fa.



Libri da non dimenticare nell’epoca dei best-seller e dei fast - book,in un mercato che va sempre più in fretta, come dicono Di Paolo e La Porta. Scrittori che qualche volta trovi ancora in libreria, altre volte sono letteralmente scomparsi dai banconi, ma che comunque nessuno sembra leggere più, usciti dal giro della memoria, della circolazione, della semplice citazione. In molti casi, figurano ancora nelle storie letterarie, ma su cui si è messo in moto il più crudele dei riti, anche se il più consueto nella società dalla memoria corta e asfittica: appunto la dimenticanza.



E, nel fondo della più perfida esclusione, quella di chi non ricorda e non legge, sono finiti anche autori fino a pochi anni fa osannati, il cui volto era magari riconosciuto con lo stigma di un divo televisivo. Come Soldati, eroe della tv ancora bambina con programmi di autentico culto, di cui si reclama nuova attenzione letteraria e lettori per ben quattro suoi libri, “Lettere da Capri”, “America primo amore”, ”Lo smeraldo”, “A cena del commendatore”. E come Tobino che scrisse lo “Le libere donne di Magliano”, fantasioso viaggio nel gorgo dell'esclusione mentale e della "follia". Ma chi oggi ancora lo ricorda, anche se il titolo magari circola in libreria, schiacciato però, e senza scampo, dalla pila dell'ultimo comico o giornalista, dal best-seller del mese?
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