Quando l'alta cucina è al Centro

Vittorio Sgarbi con Gabriel Garko (foto: Toiati/Valeri)
di Lucilla Quaglia
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Venerdì 28 Febbraio 2020, 10:57

Golosità, bollicine e tanti vip. Nel nuovo regno di Gianfranco e Luca Vissani, viavai glam per il brindisi. Ma prima un po' di commenti. «Non si può chiudere l'Italia - dice il secondo - ci sono tanti posti che desistono. Noi siamo ottimisti». Flash puntati su Gabriel Garko, che appare in tutta la sua misteriosa bellezza in maglia grigia su cappotto scuro e cappello militare con visiera. In tanti chiedono di farsi un selfie con il bell'attore. Intanto prosegue la movida. E' il turno della dj Sonia Rondini, sfiziosissima con la sua frezza bianca e nera. Tra un finger food e un delicato fritto, arriva lo stilista Marco Coretti, che si divide tra la Capitale e Londra.



Posa per i fotografi e poi saluta l'altissima amica, e produttrice, Evelina Manna, in mini cappotto nero con colbacco di pelliccia nera, molto moscovita. Non vuole uno scatto e scompare tra la folla che nel frattempo riempie già il locale. Non ha invece problemi ad essere immortalata la bruna attrice Alessandra Carrillo, in borsalino nero e giacca sponsorizzata, per via del film che è in procinto di presentare. E brindano al made in Italy l'imprenditore Domenico Iozzi con l'altissima Oxana Slslivka: avvenente manager bionda che sfoggia un'ampia gonna dai toni floreali con ciliegie nei capelli e ballerine nere. Si riconosce il regista Massimo Spano, in marrone. Serissimo come sempre Massimo D'Alema, accompagnato dalla consorte Linda Giuva, in tailleur. Un po' più tardi si prenota Vittorio Sgarbi. Scende le scale l'ex ad di ferrovie Mauro Moretti.


E la festa può iniziare. Musica soft ad un passo dalle bellezze storiche di piazza Navona. A piazza San Pantaleo si commenta questo nuovo modo di concepire la cucina di ricerca. Gianfranco Vissani, grande chef pluristellato di Baschi (in Umbria), da più di trent'anni ai vertici dell'enogastronomia nazionale, arriva finalmente nella Capitale con un progetto contemporaneo di cucina, dopo anni in cui si è favoleggiato, invano, del suo arrivo in città. L'idea è quella di proporre qui, per la prima volta, la sua nuova concezione di ristorazione. Guido Barendson ammira i metalli utilizzati in questa impresa come il ferro battuto, il ferro brunito e l'ottone, che insieme al velluto rosso cardinale delle sedute conferiscono uno stile inconfondibile. Il locale si dispone su tre livelli, ognuno dei quali é visitato dal centinaio di ospiti intervenuto.
 

 

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