Al Museo dei Granatieri tutta l'aristocrazia per il libro sulle antiche dimore di Roma

Il pubblico alla presentazione del libro
di di Lucilla Quaglia
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Giovedì 27 Febbraio 2020, 11:14 - Ultimo aggiornamento: 11:15
Il fascino e le leggi che ruotano attorno alle antiche dimore romane catalizzano l’attenzione dell’aristocrazia. Meeting glam per i soci dell’Istituto italiano dei Castelli che ieri ha chiamato a raccolta i suoi soci capitolini presso il Museo Storico dei Granatieri di Sardegna. A piazza di Santa Croce in Gerusalemme raggiungono la sontuosa vetrata d’ingresso il duca Luigi Catemario di Quadri e subito dopo il generale del Corpo dei Granatieri, Ernesto Bonelli, curatore storico del suo glorioso Corpo. Tutti accolti dal presidente della sezione Lazio dell’Istituto, principe Guglielmo Giovanelli Marconi, in compagnia della bella moglie Vittoria, in tubino di pizzo verde. Con loro la vice presidente nazionale Antonella Susanna. A fare gli onore di casa il colonnello Bruno Camarota, che illustra la location ricca di storia e cimeli di guerra poco prima della conferenza intitolata “Le condizioni di palazzi, ville e case signorili nella Roma antica”, a cura del professor Lorenzo Franchini, docente di diritto romano presso l’Università Europea di Roma.
Apprezzano l’istruttivo giro guidato il conte Piero Cutelè, arrivato da Milano, ma anche don Fabrizio Turriziani Colonna con la principessa Alessandra Colonna, in giaccone di pelliccia e occhiali da sole molto scuri. Nel Salone d’Onore dei primi del Novecento fanno il loro ingresso gli artisti Massimiliano Kornmuller, in procinto di inaugurare una mostra, il pittore Giulio Gorga e lo stilista-astrologo Massimo Bomba, con un libro in uscita. «Nel 1922 iniziata la costruzione del museo - spiega Camarota al folto e blasonato pubblico - con soldi e manovalanza dei Granatieri e in soli due anni lo stabile è compiuto. Poi, nel 1986, è ceduto allo Stato. Oggi ci fa piacere ospitare delle conferenze».
Si ammirano i quadri del pittore Walter Lazzaro, in due autoritratti. Poi è il turno di Franchini. Appludono Emilio Petrini Mansi della Fontanazza, Carlos Canevaro di Zoagli, Pierluigi Brancia d’Apricena, che saluta Daniele Liotta, presidente movimento tradizionale romano. E ancora l’avvocato Gaetano Parrello, delegato nazionale ordine degli avvocati d’Italia, Fulvio Rocco de Marinis, Lelio Orsini d’Aragona. «Chi possiede degli immobili storici ha il dovere di mantenerli - spiega Franchini - proprio come gli antichi romani, che distinguevano tra un bene immobile comune e un altro che invece era soggetto a dei vincoli. Si capisce dalla disciplina a cui erano sottoposti». Si dice che Augusto avesse ricevuto una Roma fatta di legno e consegnato ai posteri una città fatta di marmi. Ma in realtà anche in epoca precedente esistevano domus signorili magnifiche e le ville di campagna. E si fa cenno agli ornamenti da non toccare. Su questo, e molto altro, si riflette e si commenta nel corso del cocktail che segue l’interessante incontro.
 
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