​Isabelle Adjani arriva a Roma e sale per la prima volta sul palcoscenico di un teatro

Isabelle Adjani arriva a Roma e sale per la prima volta sul palcoscenico di un teatro
di Katia Ippaso
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Venerdì 27 Settembre 2019, 11:56
Isabelle Adjani arriva a Roma e sale per la prima volta sul palcoscenico di un teatro italiano. Da questa sera fino a domenica, all'Argentina di Roma, all'interno del Romaeuropa Festival, l'iconica attrice francese (che sarà sempre ricordata per L'Histoire d'Adèle H. di Truffaut) si calerà nel ruolo che al cinema fu di Gena Rowlands, ispiratrice e protagonista del film di John Cassavetes, Opening night (1977), che dà anche il titolo allo spettacolo. Cosa può avere spinto la diva francese a lasciare a 64 anni il proprio eremo per giocare una partita senza rete? Per molto tempo, i tabloid si sono accaniti sull'intrattabilità, sul cattivo carattere della Adjani. Eppure, in questa intervista rilasciata al Messaggero, Cyril Teste, il regista classe 1975, studi a Cannes, una carriera tra cinema, teatro e arti visive - scompagina ogni luogo comune sulla star parigina. Ne esce fuori, al contrario, il ritratto di una donna umile, alla ricerca della verità.

Come ha conosciuto Isabelle Adjani?
«Alla fine di un mio spettacolo, Nobody, nel 2015: lei è si è presentata all'uscita del teatro. Voleva congratularsi per il mio lavoro e ringraziare gli attori per la loro performance. Può immaginare la nostra reazione».

Una scena del genere è consueta in Francia?
«Assolutamente no. Per questo dico che Isabelle è speciale. E non basta. Il giorno dopo è tornata per parlare ancora del nostro lavoro. Da quel momento abbiamo cominciato a scriverci, e poi a incontrarci con una certa regolarità in un preciso caffè di Parigi. Il desiderio di lavorare insieme è arrivato più tardi».ù

L'aspetto più bello del dirigere una star come la Adjani?
«Per me Isabelle è una grande attrice, ha un senso straordinariamente alto del lavoro e della ricerca. E la cosa bella è che tutto questo lei lo esprime con semplicità e umiltà. Di questo sua voglia insaziabile di trovare un senso alle cose fa parte il desiderio di dividere la sua ricerca con il pubblico».

Invece l'aspetto più difficile?
«È l'attesa che si ha rispetto a un personaggio così leggendario, che scatena ammirazione e invidia. Isabelle è una donna meravigliosa nella vita e un'attrice senza limiti nel lavoro. La cosa più dura è far capire agli altri che l'arte è un mestiere da kamikaze, quindi soggetto ogni momento a spezzarsi. Isabelle ha la fragilità della vera artista e in questo va protetta».

Qual è il conflitto principale di cui si fa carico la protagonista di Opening night?
«Il conflitto sta nel far capire al mondo che il desiderio non ha età, che è incorporeo. Il conflitto risiede nell'ostinazione degli altri a voler chiudere una donna in una storia che non le appartiene più. Lei tenta di sopravvivere, di alimentare il suo desiderio d'essere amata potendo continuare a guardare a testa alta un mondo che si è dimenticato, giorno dopo giorno, le cose essenziali della vita».

Opening night è un omaggio all'omonima opera filmica di Cassavetes. Rivedremo alcune sequenze del film?
«Non proietteremo delle sequenze di Opening night ma spero che coloro che non conoscono il film possano manifestare, grazie al nostro lavoro, il desiderio di vederlo. Lo spettacolo è un omaggio alla creazione e alle difficoltà che comporta».

Chi non ha visto il film si sentirà spaesato?
«Non credo. Quello che cerchiamo di mostrare è, in un certo senso, proprio l'inaccessibilità, il mistero della creazione. Ed è meglio così, perché tutto ciò che è accessibile finirà per morire».

A cosa avranno accesso dunque gli spettatori?
«Assisteranno alla performance di tre attori che ogni sera tentano di ritrovare il cammino della sincerità, l'autenticità del loro stare in scena, e l'empatia che questo incontro genera con il pubblico e la sua profonda umanità».

Il copione coincide con la sceneggiatura del film?
«Non esattamente. Abbiamo scelto di non mostrare le scene di The second woman (il film che Cassavetes fa vedere ai suoi attori a Pasadena). Abbiamo preferito concentrarci sui rapporti effettivi tra i tre personaggi principali. Accanto a Isabelle, recitano Morgan Lloyd Sicard e Frédéric Pierrot. Ma recita anche Zoè Adjani, la figlia ventenne del fratello di Isabelle».

Cassavetes portò Gena Rowlands a Pasadena. Dove avete creato il set dello spettacolo? E quale è la sua Pasadena ideale?
«Il nostro luogo di partenza è stato il Théâtre de Namur. Les Bouffes du Nord a Parigi è stato un altro incontro magnifico. Poi sono arrivate New York magica, Lione luminosa, Marsiglia sensibile, Angers sconvolgente. E oggi Roma. Direi che la mia Pasadena ideale resterà il Teatro con la T maiuscola. La mia Pasadena è la ricerca dell'autenticità. Ecco, questa Pasadena qui, io spero di non perderla mai di vista».
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