All’Accademia d’Egitto Ines Dayem, il ministro della Cultura suona con i "Cairo Steps"

All’Accademia d’Egitto Ines Dayem, il ministro della Cultura suona con i "Cairo Steps"
di Elena Panarella e Rossella Fabiani
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Domenica 31 Marzo 2019, 17:16

Un concerto straordinario quello ospitato all’Accademia d’Egitto a Roma, dove, insieme al gruppo musicale dei Cairo Steps, a un certo punto si è esibita anche Ines Abdel Dayem, in visita in questi giorni in Italia. Prima donna ministro della Cultura in Egitto, nominata nel gennaio 2018, Ines Abdel Dayem, è una delle otto donne che fanno parte del governo egiziano, ma è anche una musicista molto famosa, è stata direttore della Cairo Opera House e l’altra sera ha incantato il pubblico presente all’Accademia con le magiche note del suo flauto.
 

 


Tra melodie orientali e improvvisazione jazz, il ministro era l’ospite d’onore dell’Accademia, diretta dalla professoressa Gihane Zaki, che per l’occasione ha organizzato una serata davvero speciale con il gruppo “Cairo Steps”. Alla serata erano presenti diverse autorità italiane ed egiziane, oltre alla direttrice e all’ambasciatore egiziano a Roma, Hisham Badr, al consigliere Wael Selim e all’imprenditore e filantropo Eugenio Benedetti e sua moglie Anna Maria. «Questa sera - ha detto l’ambasciatore Badr - abbiamo ospite il ministro della Cultura, Ines Abdel Dayem, per la terza volta in visita a Roma in un anno, a sottolineare l’importanza che il governo egiziano dà ai rapporti culturali con l’Italia. Il ministro Dayem ha portato con sé un grande regalo: i Cairo Steps, uno dei gruppi musicali più bravi d’Egitto che hanno suonato musica tradizionale, classica e moderna. Un viaggio lungo millenni dalla musica faraonica, alla musica sufi e a quella copta. E la sorpresa è stata proprio il ministro, straordinaria flautista, che ha fatto una performance con i Cairo Steps specificatamente per i nostri ospiti italiani». 

All’insegna dell’incontro tra culture e della creatività. I Cairo Steps uniscono la musica tradizionale egiziana e il ritmo orientale con l’improvvisazione del jazz moderno, la musica classica e le sonorità contemporanee. Un gruppo che continua sempre a sperimentare. Le sonorità sono influenzate dalla musica spirituale “sufi” così come dalla musica tradizionale. Il risultato è uno stile unico ed eccitante, un’autentica miscela di diverse culture. Durante la sua visita in Italia, il ministro Dayem ha incontrato il suo omologo, il ministro Alberto Bonisoli «per parlare di come rinforzare le relazioni culturali tra l’Egitto e l’Italia e ha colto l’occasione per invitare il ministro in Egitto», ha aggiunto l’ambasciatore Badr. «Siamo molto fieri di questo rapporto culturale. La cultura è la chiave, una priorità. Secondo un vecchio proverbio egiziano “se capisci l’altro si aggiunge vita alla tua vita”. I nostri due paesi hanno millenni di storia, se saranno insieme il Mediterraneo non sarà un mare che divide ma un mare di cultura, di benessere e di ricchezza». 

E i Cairo Steps portano avanti proprio questa visione di un attraversamento culturale, oltre le frontiere per costruire ponti tra occidente e oriente. «Il concept alla base del progetto musicale dei Cairo Steps è affine a quello dell’Accademia d’Egitto a Roma», ha detto la professoressa Zaki. «Attraverso l’incontro tra diverse culture si dà vita a un universo nuovo - ha poi aggiunto - parallelo e reale al tempo stesso, in cui la cultura e l’arte, si fanno lingua universale capace di unire i popoli e abbattere le frontiere». A margine dell’evento, il ministro Dayem ha raccontato come è nata questa collaborazione con i Cairo Steps e ha parlato del suo amore per la musica: «Sono amica del compositore Basem Darwisch da molti anni. Lui vive in Germania e ha fatto molti concerti in giro per il mondo. Quand’ero direttrice dell’Opera House (il Teatro dell’opera del Cairo) venne da me parlandomi del progetto Cairo Steps e dell’idea di unire la musica egiziana con quella tedesca. Volevano esibirsi al teatro, era dicembre, erano in arrivo sia il Natale che la festa islamica del profeta Maometto. Gli dissi che avremmo dovuto pensare a qualche nuova idea per unire le due feste. Ne nacque un grande concerto, un mix tra cantanti, musicisti e musica cristiana e musulmana. Da quel momento è iniziata una forte collaborazione tra noi. Io sono una musicista, amo tantissimo la musica e il flauto, studio musica da quando avevo cinque anni. Ora sono ministro della Cultura, è un ruolo importante e di responsabilità ma resta dentro di me l’amore per la musica. La cultura non è solo musica, ma la musica e l’arte le sento nel cuore. Non c’è un problema che la musica non mi faccia superare, questo è quello che sento e che cerco di trasmettere quando suono». 

E sulla sua visita in Italia ha aggiunto: «Ogni volta che vengo in Italia sono sempre molto felice, ma questa volta lo sono ancora di più, c’è una bellissima atmosfera.
Ho cenato con il ministro Bonisoli, ci siamo esibiti qui in Accademia, andremo a Milano: è stata una visita molto produttiva. Penso che l’arte e la cultura siano strumenti importantissimi per la cooperazione e per me sono molto importanti. La cultura italiana è fortemente rappresentata all’Opera House, ogni settimana abbiamo cantanti, musicisti e compositori italiani. La nostra stagione è piena di rappresentazioni di Puccini, di Verdi e di tanti altri artisti italiani. Viviamo questa cultura da molto molto tempo e continueremo a viverla».

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