Vittoria tricolore nella sfida del gusto: Italia e Danimarca sempre più vicine

Vittoria tricolore nella sfida del gusto: Italia e Danimarca sempre più vicine
di Elena Panarella e Rossella Fabiani
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Domenica 11 Novembre 2018, 11:54
Vittoria tricolore nella sfida del gusto tra Italia e Danimarca che si è tenuta ai fornelli dell’Open Colonna, al Palazzo delle Esposizioni a Roma, e che ha avuto per protagonisti due team di chef dei due Paesi. A valutarli una giuria d’eccezione: insieme a Rocco Pozzuolo, presidente della Federazione italiana cuochi (Fic), anche i Reali di Danimarca, il principe ereditario Frederik e la principessa ereditaria Mary, in visita ufficiale in Italia dove hanno incontrato il presidente Sergio Mattarella e sono stati ricevuti da Papa Francesco. Con loro anche una delegazione di aziende green nello spirito della Cop15 di Copenhagen. 

I reali prima di assaggiare personalmente i piatti preparati per la sfida culinaria hanno incontrato gli artigiani del gusto danese - presenti a Roma una schiera di produttori di carne, granchi, salmone, gin, formaggi, birra nonché broccoli e cipollotti - e poi le due squadre in gara. A rappresentare il tricolore con i classici cappelli da cuoco, la toque blanche, Lorenzo Alessio, chef di un famoso albergo della riviera romagnola e junior coach della Nazionale italiana cuochi, affiancato da Gaetano Ragunì, general manager della Nazionale italiana cuochi. In grembiule e più informali i giovani chef danesi, Mette Dahlgaard e Rasmus Bundgaard Nielsen. La sfida si è conclusa con la vittoria del team italiano, che ha trionfato con fregula sarda con halibut danese, lime e pancetta affumicata danese e con un secondo piatto di roastbeef di filetto danese con aceto balsamico, crema di formaggio e riso allo zafferano fritto. Molte apprezzate anche le proposte del team danese che ha ben rappresentato lo stile della cucina new nordic con un torchon di halibut danese con erbe, cavolo, salsa al burro e kimchi e un piatto di pancia di maiale danese frollato con sedano in fieno, patate fermentate e vitellino danese con salsa al malto. Una sfida gastronomica che è stata anche un’occasione di conoscenza reciproca nella convinzione che l’interscambio sia un’opportunità di sviluppo per due Paesi già molto uniti dai flussi turistici. 

A fare da sfondo alla competizione, un’esposizione di prodotti tipici danesi, dal formaggio, al salmone, alla carne, ai distillati. La produzione alimentare danese, infatti, come sottolinea Food Nation (organizzazione danese volta alla promozione dei prodotti, delle soluzioni e delle competenze dell’industria alimentare del Paese), vanta una lunga esperienza nell’offerta di soluzioni sostenibili: «Globalmente, le nostre aziende sono conosciute per le loro soluzioni a lungo termine e di alta qualità che includono ingredienti biologici e tecnologie che aumentano la produttività per agricoltori e produttori alimentari».

La produzione alimentare biologica colloca il Paese della sirenetta sulla mappa mondiale come capofila per molti anni. Con il 13,3 per cento, la Danimarca è il Paese con la quota più alta al mondo di prodotti biologici nelle vendite al dettaglio. Questo primato è stato raggiunto grazie al costante miglioramento dei risultati e allo sviluppo delle migliori pratiche di know-how. Anche la gastronomia danese ha fatto passi da gigante negli ultimi 15 anni. I nuovi trend hanno stimolato l’interesse dei consumatori e gli agricoltori a migliorare i loro prodotti. La rivoluzione avviata dal ristorante Noma, oltre un decennio fa, ha dato il via a una vera e propria gastronomia nordica e trasformato Copenaghen e l’intera Danimarca in una destinazione gourmet. Acclamata internazionalmente come trend setter, la cucina danese affianca alla haute cuisine, con ben 31 stelle di cui 11 nel firmamento di Copenhagen, una cucina più democratica, con un fiorire di street food, mercati gastronomici e festival in ogni angolo del paese. Ciò che accomuna i sapori stellati alle prelibatezze di strada è proprio la grande attenzione alla qualità, agli ingredienti a chilometro zero rigorosamente locali e in molti casi biologici.
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