Romaeuropa Festival, da settembre un ricco cartellone tra teatro, musica, arte

La coreografa Lia Rodrigues
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Venerdì 12 Aprile 2019, 21:40
Uno spettro si aggira per il pianeta: l’urgenza espressiva. La memoria, il patrimonio storico e culturale sono le fondamenta su cui poggia l’osservatorio del mondo contemporaneo ma da questa solida piattaforma lo sguardo degli artisti spazia ben oltre l’orizzonte dell’attualità. Ecco quindi che la XXXIX edizione del Romaeuropa Festival viaggia tra riti ancestrali e cultura urbana, tra radici spezzate e migrazioni forzose, tra realismo globale e intelligenza artificiale, per sviluppare una affascinante lettura critica del nostro tempo.

Dal 17 settembre al 24 novembre 377 artisti provenienti da 27 paesi sono protagonisti dei 126 eventi in scena in 20 spazi della capitale tra danza, teatro, musica, arti digitali e kids. Un paesaggio da scoprire e da attraversare, come suggerito dalla presidente della Fondazione Romaeuropa Monique Veaute e come voluto ed elaborato dal direttore generale e artistico Fabrizio Grifasi. Il “landscape” del Ref19 è una geografia del nostro mondo di oggi tra virtualità e realtà, oniriche proiezioni di futuri possibili e affondi nell’ambiguità del nostro quotidiano Il 17 settembre, l’inaugurazione del Romaeuropa Festival 2019 conduce nel Brasile energico, selvaggio e tagliente della coreografa Lia Rodrigues, per la prima volta al Ref con il suo “Furia”. La danza contemporanea e l’energia delle musiche rituale della Nuova Caledonia caratterizzano una pièce forsennata e a tratti orgiastica, un rituale per il nostro presente espresso da nove danzatori. A partire da qui la bussola del Ref si orienta verso le stelle polari della creazione artistica internazionale lasciando scoprire contemporaneamente una costellazione di nuove proposte. Se dal Brasile arriva per la prima volta anche Bruno Beltrao con il suo Grupo De Rua, tornano dall’Olimpo della coreografia internazionale il celebre coreografo anglo-bengalese Akram Khan (imperdibile il suo addio alle scene nelle vesti di danzatore e performer), il maestro William Forsythe e il visionario Aurelien Bory con un nuovo ritratto dedicato alla danzatrice indiana Shantala Shivalingappa. Gli events coreografati da Merce Cunningham sono riallestiti dalla sua ex ballerina Jeannie Steele per il corpo di ballo della compagnia Rambert, con le musiche live di Philip Selway (Radiohead) e con i dipinti di Gerard Richter. Lo spagnolo Jesús Rubio Gamo trasforma il Bolero di Ravel in un inno alla danza e al movimento, la compagnia ungherese Forte racconta la morte di Borromini all’interno di Palazzo Falconieri - Accademia d’Ungheria mentre Dancing Days, la sezione dedicata alla danza europea a cura di Francesca Manica, vede protagonisti: Arno Schuitemaker (Olanda), Chiara Taviani ed Henrique Furtado Viera (Italia-Portogallo), Hamdi Dridi (Tunisia), Elena Sgarbossa (Italia), Andrea Dionisio (Italia), la compagnia Kor’sia (Spagna) e i Leoni d’Argento alla danza 2019 Théo Mercier e Steven Michel (Francia) accanto ad una selezione di artisti dal network Aerowaves. 


Costruiscono riflessioni complesse e articolate sul nostro presente alcuni dei registi più acclamati della scena contemporanea. Lo svizzero Milo Rau ambienta “Orestea” di Eschilo a Mosul, nel contesto della guerra contro l’Isis, il tedesco Thomas Ostermeier insieme a Sonia Bergamasco porta in scena “Ritorno a Reims” del sociologo francese Didier Eribon, Ascanio Celestini esplora il mondo delle barzellette tra luoghi comuni e autoironia, Saverio la Ruina ricostruisce il rapporto tra un italiano e un musulmano nell’Abruzzo dei terremotati, mentre il giovane talento Julien Gosselin si cimenta nel testo “Falce e Martello” di Don Delillo. Per la prima volta al festival il francese Cyril Teste porta in scena l’attrice icona Isabelle Adjani per rileggere un culto della cinematografia mondiale, “Opening Night” (La notte della prima) di Cassavetes.

Contropartita di questo viaggio nella mente di un’attrice è il testo autobiografico e introspettivo di Jan Fabre “The Night Writer. Giornale Notturno” realizzato appositamente per l’attore italiano Lino Musella. Visionarietà e movimento sono alla base del mago della scena teatrale James Thierrée tra i più grandi innovatori della scena circense ma anche di tre pionieri della sperimentazione teatrale italiana come Giorgio Barberio Corsetti, Alessandra Vanzi, e Marco Solari riuniti sotto il nome della loro storica compagnia Gaia Scienza per riallestire con un nuovo cast La rivolta degli oggetti. Ponte tra generazioni, la sezione Anni Luce, presentata al Mattatoio di Testaccio e curata da Maura Teofili. Infine, conduce nel mondo di Liv Ferracchiati, Dante Antonelli, Industria Indipendente e de La ballata dei Lenna Alle sottoculture digitali e alle tribù del virtuale è dedicata la sezione Digitalive a cura di Federica Patti. Una quattro-giorni di programmazione negli spazi del Mattatoio oltre ogni categoria disciplinare o classificazione di genere, in un dialogo tra ricerca tecnologica, intelligenza artificiale e performance che vede protagonisti Marco Donnarumma e Margherita Pevere, Jacopo Battaglia, Luca T.Mai, Massimo Pupillo e Lorenzo Stecconi di ZU, Mara Oscar Cassiani, Ultravioletto, Enrico Malatesta, Maria Di Stefano, Franz Rosati, Sandra Mason, i progetti in collaborazione con il premio Re:Humanism e l’Accademia Rufa. Ed infine due guest star come il performer e coreografo giapponese Hiroaki Umeda e la promessa dell’elettronica internazionale Nicolas Jaar impegnato in una «durational performance» al fianco della danzatrice messicana Stephanie Janaina. 


Sonorità contemporanee, elettroniche, rock, jazz o pop post-world, attraversano tutto il REf19 descrivendo una geografia di scambi e contaminazioni. Le celebri pianiste Katia e Marielle Labèque insieme a Bryce Dessner dei The National propongono un programma di musiche commissionate ai più grandi compositori contemporanei (tra cui Thom Yorke) per costruire un ponte tra il minimalismo musicale e il rock, e mentre Vanessa Wagner e Murcof reinterpretano alcune delle pagine musicali più importanti del Novecento. Ancora protagonisti della composizione contemporanea sono Lubomyr Melnyk e Craig Leon, Cornelius Cardew interpretato da Fabrizio Ottaviucci, Elzbieta Sikora e Audior, Lucia Ronchetti, Andrea Liberovici, Helga David con lo Shallfeld Ensemble e il Parco della Musica Contemporanea Ensemble diretto da Tonino Battista e impegnato in due ritratti dedicati a Ivan Fedele e Louis Adriessen. Per Diaspora, un nuovo ciclo di doppi concerti, sono protagonisti alcuni degli artisti emergenti affermatisi in Europa ma costretti a lasciare il loro paese d’origine.

Le sudanesi Alsarah and the Nubatones e il burundese J.P Bimeni & The Black Belts, il camerunense Blick Bassy e la capoverdiana Mayra Andrade, l’egiziano Abdullah Miniawy al fianco del jazzista Erik Truffaz nel progetto Le cri du Caire, e i libanesi Rayess Bek, Mehdi Haddab e Randa Mirza che con il loro Love & Revenge costruiscono un inno alle icone dell’epoca d’oro del cinema e della musica egiziana.


Teatro musicale infine con la compagnia Bartolini/Baronio e con l’artista visivo fiammingo Hans Op De Beeck, impegnato nella costruzione di uno spettacolo in cui la visionarietà delle immagini si sposa alle musiche eseguite dal quartetto di sax BL!NDMAN ENSEMBLE diretto da Eric Sleichim. Hans Op De Beeck è presente anche nella sezione del REf19 dedicata alle arti visive, coordinata da Monique Veaute e suddivisa tra gli spazi del Mattatoio, la Sala Santa Rita di Roma e Palazzo Merulana. Tre le opere site specific presentate dall’artista africano Pascale Marthine Tayou, Arbre de vie, Open Wall e Work in Progress un grande murale realizzato a Piazza Orazio Giustiniani. Curata da Achille Bonito Oliva e Melania Rossi e realizzata in collaborazione con Fondazione Cerasi e Coopcultura, la mostra The Rythm of the brain ospita opere inedite di Jan Fabre, video di alcune sue celebri performance, e opere realizzate ad hoc in dialogo con la collezione della scuola romana di Palazzo Merulana. Opere luminose e digitali sono, infine, quelle pensate dagli artisti Gyula Várnai e Quiet Ensemble sulle linee architettoniche della Sala Santa Rita di Roma.
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