Capelli rosa, occhi che brillano come quelli di una sedicenne, il sorriso di chi è davvero interessato alla vita e a chi le sta di fronte. Questa è Letizia Battaglia, prosegue la nota, la più nota fotografa di mafia, impegnata in un racconto senza fine che ha avuto inizio in maniera quasi casuale, come dice lei stessa, negli anni Settanta e Ottanta con gli scatti che l’hanno resa celebre, quelli dei morti ammazzati per le strade di Palermo, burattini con i fili tagliati, un rivolo di sangue che cola dalla bocca o dagli occhi, immagini crude ma che come nessun’altra sanno restituite il sapore di quegli anni amari. Ma oltre a questi durissimi reportage, ha sempre documentato la vita della gente comune, per la strada, in case miserissime, in luoghi di lavoro, nei mercati, cogliendo, delle situazioni, soprattutto il movimento umano, l’espressione degli occhi, l’atteggiamento della bocca, in particolare delle donne e delle bambine. In questa mostra organizzata alla Crumb Gallery, gli scatti esposti raccontano proprio questo aspetto della sua ricerca: le donne con immagini che le ritraggono nude, e ancora donne con scatti che alzano il velo per permettere allo sguardo di vedere proprio là dove altrimenti non si coglierebbe nulla. E' questo l’occhio, dice Battaglia, conclude la nota. Non la tecnica. Non la conoscenza. Ma la capacità di vedere davvero, stando alla distanza «di un pugno o una carezza». Durante il periodo della mostra, il 23/24/25 marzo al Cinema Odeon Firenze e al Cinema Stensen sarà proiettato Letizia Battaglia - Schooting the Mafia, un film documentario di Kim Longinotto che racconta, con un taglio intimo e privato, la vita e la carriera della fotografa palermitana.
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