Michieletto e il suo Mozart immersivo a Venezia: «Note e visioni, le arti oggi dialogano»

Archèus. Wunderkammer, da oggi al 5 giugno a Forte Marghera
di Simona Antonucci
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Sabato 19 Febbraio 2022, 12:34

«Viviamo in un periodo in cui le interpretazioni di opere antiche prevalgono sulla produzione di lavori contemporanei. Manca la lingua del nostro tempo. E invece i teatri dovrebbero recuperare la loro missione, promuovendo il contemporaneo». Damiano Michieletto, veneziano, 46 anni, regista lirico, teatrale e cinematografico, presenta il suo nuovo lavoro, Archèus. Wunderkammer, che non è lirica, non è teatro, e neanche cinema. Ma un’installazione artistica ispirata però al Flauto magico, con musiche di Mozart, effetti cinematografici, in una “sala” visionaria dentro un edificio a Forte Marghera, con il pubblico immerso nella struttura narrativa.

Biennale di Venezia

Una fusione di codici che dà vita a uno spettacolo voluto dalla Biennale di Venezia (con il sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura), per celebrare i 1600 anni della Città, che debutta oggi e che proseguirà fino a giugno, in contemporanea con Biennale Arte e a ridosso dei festival di Teatro e Danza.

Terme di Diocleziano

Una novità assoluta, attesa anche a Roma.

Dove dovrebbe debuttare dopo il 5 giugno, alle Terme di Diocleziano. «Quando fai cose nuove è interessante ragionare dentro posti nuovi. Una volta i teatri venivano costruiti considerando le esigenze degli spettacoli da rappresentare. Il teatro greco, all’aperto doveva ospitare tutta la città. Quello barocco era piccolo per allestimenti ridotti, mentre nell’Ottocento le sale sono diventate sempre più grandi. Wagner ha costruito un suo linguaggio e un suo teatro».

Tamino e Pamina

Archèus è uscito dai teatri, dai musei e dalle sale ed è entrato in uno spazio di 850 metri quadrati, declinato in cinque stanze e cinque tunnel bui in cui sono localizzate delle sorgenti sonore con brani tratti dal Flauto magico. Il viaggio di Tamino e Pamina alla scoperta della luce, della verità e della saggezza, diventa così un progetto svincolato dai vari settori, trasversale. Per realizzarlo Michieletto si avvalso della collaborazione con Oficina, un laboratorio creativo. «Una bottega rinascimentale», spiega, «perché credo che le discipline vadano fuse, così come i generi, l’alto il basso, il colto e il pop. Mozart non avrebbe capito le etichette. Nel suo Flauto magico ci sono anche canzonette. E quindi cos’è? Cultura alta o bassa? È una favola. Sublime. Il segreto di un grande artista che non escludeva ma integrava».

Le Baruffe

Il 22 debutta una sua regia anche alla Fenice di Venezia: Le Baruffe, nuova produzione, con musiche composte da Battistelli, sul testo di Goldoni, in dialetto chioggiotto. «Mi piace che sia un testo dialettale, una scelta rara. Perché è una lingua considerata di serie b». Quindi Giulio Cesare in Egitto di Haendel a Parigi.

Caracalla

E poi estate romana, dal primo luglio a Caracalla, con la Messa di Bernstein: «Un genio: sapeva sposare la musica pop con quella sofisticata. Racconta la crisi della spiritualità destrutturando una messa. Partirò dal tema dei muri, le paure in difesa di qualcosa che consideriamo inviolabile. Pensando alla spiritualità come un valore da condividere. Ci sarà un muro da costruire e da abbattere. Con delle gru in scena. Sarà pop coinvolgente, colorato, caotico. Stravagante».

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