Ma di fronte all'uomo Mastandrea e al suo patto faustiano si troveranno a scegliere : il poliziotto Marco Giallini, la suora Alba Rohrwacher, il giovane Silvio Muccino, l'aspirante 'bellà Silvia D'Amico, il meccanico Rocco Papaleo, l'innamorata Vittoria Puccini, il cieco Alessandro Borghi e l'anziana Giulia Lazzarini. Nel cast,anche una sorprendente Sabrina Ferilli, una proprietaria di The place piena di solitudine. Perché le persone in The Place si affidano a Mastandrea? Non si sa. Certo c'è il libero arbitrio, si può rinunciare, si può dire no all'uomo del bar che mostra, allo stesso tempo, un'anima demoniaca («credo nei dettagli»), ma angelica.
Genovese ci porta in una struttura immaginativa aperta a molte risposte e altrettante interpretazioni. «Già in perfetti sconosciuti c'era in atto un gioco della verità, poi sono rimasto folgorato da una serie tv canadese, The Booth at the End, a cui è ispirata questo film, che metteva in scena la parte più nera delle persone come il fatto di quanto poco conosciamo noi stessi e chi ci circonda.
Insomma - spiega oggi in conferenza stampa Genovese - c'è un nesso tra i due film. E poi il successo di Perfetti sconosciuti (oltre 17 milioni di incasso), mi ha permesso di vedere accettata ogni mia proposta. Il film - prosegue il regista - ci fa confrontare con la nostra personale asticella morale, oggi siamo tutti pronti a giudicare gli altri. E questo anche grazie al volano dei social e 'the placè ci chiede di giudicare noi stessi e gli altri in modo più profondo». «Non mi sono mai visto come un'entità angelica - dice invece Mastandrea - ma piuttosto lo specchio di quello che mi chiedevano gli altri. Se uno ci obbliga a comprendere i nostri stessi desideri questi possono farci paura».
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