"Bird", così oggi lo festeggia l'America.
Fresu: «Il suo sax, poetico e folle»

Il manifesto per i 100 anni dalla nascita di Charlie Parker
di Leonardo Jattarelli
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Sabato 29 Agosto 2020, 07:40


In America il “Bird 100” è iniziato da qualche giorno; mercoledì scorso il New York Times gli ha dedicato un’apertura degna di un Presidente elencando non solo tutte le opere di “Bird” ma anche l’intera bibliografia sul leggendario sassofonista e i documentari e film girati su di lui. 
Oggi in quasi tutti gli States si festeggia il secolo dalla nascita di Charlie Parker, uno dei più rivoluzionari musicisti jazz di tutti i tempi nato a Kansas City il 29 agosto 1920. Il “Memorial Day” ha preso il via il 7 con la ristampa di The Magnificent Charlie Parker in vinile nero, un sontuoso lp, il primo di Bird da 12 pollici, che riunisce tutti i singoli 78 giri di Parker per la Clef Records. Quest’anno, l’annuale evento Charlie Parker a Kansas City, avrà un aspetto leggermente diverso e includerà un mix di eventi di persona e virtuali. E ancora Spotlight 2020: Charlie Parker, una celebrazione della sua vita e della sua musica in tutta la città di Kansa City si svolgerà online e in vari luoghi deputati.
In Italia, tra i tanti omaggi, stasera alle 21,30 a Ravello per la 68ma edizione del Ravello festival, sul Belvedere di Villa Rufolo si esibiranno Stefano Di Battista, Flavio Boltro, Julian Oliver Mazzariello, Dario Deidda e Roberto Gatto, per evocare lo stellare quintetto di Parker, che vedeva protagonisti accanto al leader, Dizzy Gillespie, Bud Powell, Charles Mingus e Max Roach. 
Noi abbiamo chiesto ad un altro grande jazzista di casa nostra, Paolo Fresu, trombettista di fama internazionale, di parlarci della genialità di Parker. Avevamo lasciato Fresu a teatro con Tempo di Chet. La versione di Chet Baker, una produzione del Teatro Stabile di Bolzano, spettacolo nato dalla fusione e dalla sovrapposizione tra scrittura drammaturgica di Leo Muscato e Laura Perini e la partitura musicale curata e interpretata dal vivo dallo stesso Fresu.  E nella perfomance, Fresu si imbatteva anche nel personaggio di Charlie Parker, altro mito del jazz insieme con Baker. 


«Parker ha cambiato il corso della storia del jazz e di conseguenza della musica - afferma Fresu -. La sua inventiva e la sua invenzione, assieme ai suoi compagni di viaggio, ha a mio avviso collocato il jazz in un luogo nuovo e gli ha dato uno spessore anche politico». La sua eredità? «Lascia tanto. Non è possibile pensare a un musicista moderno che non conosca il linguaggio di Charlie Parker e quel repertorio così straordinario e si può dire che esista una vera e propria cesura tra un pre e un post Parker, come del resto esiste un periodo pre e post Kind of Blue di Miles Davis. Il sax di Parker - continua Paolo Fresu - ha lasciato una grande poesia, unica direi, e una dose di follia e di creatività. Non è possibile prescindere dall’opera di Parker come da quella di tanti artisti che hanno segnato la storia del jazz. Nello spettacolo “Tempo di Chet” ci sono molti rimandi al rapporto tra Parker e Chet e c’è un attore che interpreta proprio il ruolo di Bird». Lo riprenderete? «Ad ora non sappiamo se lo spettacolo avrà nuove repliche ma, visto l’enorme successo, sarebbe auspicabile».
C’è una notte precisa nella quale Charlie Parker entrò all’inferno. Il 29 luglio 1946 ai C.P. MacGregor Studios di Hollywood in cabina c’era il suo discografico Ross Russell della Dial Records. Accanto a lui, uno psichiatra chiamato a “supportare” l’artista e un giornalista, Elliott Grennard, che qualche mese dopo scrisse sull’esperienza di quella notte maledetta un racconto intitolato Sparrow’s Last Jump, pubblicato con grande successo sulla rivista Harper’s Magazine nel maggio 1947. Howard McGee, alla tromba, Jimmy Bunn al piano, Bob Kesterson al contrabbasso, Roy Porter alla batteria. Bird stava male, sudava copiosamente, era confuso, i suoi movimenti impacciati.
Si faceva di eroina da quando aveva 13 anni e probabilmente quel giorno, che ne aveva 26 ma sembravano cento, la dose non l’aveva messa in vena.


Registrò a fatica Max is Making Wax, poi mandò giù una pillola e disse che avrebbe voluto incidere Lover Man. Così la raccontò Russell: «Ci fu una lunga introduzione pianistica, che sembrò interminabile, da parte di Jimmy Bunn, che scandiva il tempo in attesa del sassofono. Charlie aveva mancato l’entrata. Con alcune battute di ritardo, finalmente entrò. La sonorità di Charlie si era rinfrancata. Era stridente, piena di angoscia. C’era qualcosa che spezzava il cuore. Le frasi erano strozzate dall’amarezza e dalla frustrazione dei mesi passati in California. Le note che si susseguivano avevano una loro triste, solenne grandiosità. Sembrava che Charlie suonasse con automatismo, non era più un musicista pensante. Quelle erano le dolorose note di un incubo, che venivano da un profondo livello sotterraneo. Ci fu un’ultima strana frase, sospesa, incompiuta e poi silenzio. Noi in cabina eravamo imbarazzati, disturbati, e profondamente commossi». Accompagnato in albergo, Charlie Parker diede di matto, urlava nudo nella hall dell’hotel, poi salì in stanza, cercò di appiccare il fuoco al letto. Il giorno dopo fu internato nel reparto psichiatrico di Camarillo, a cento chilometri da Los Angeles.
In quella manciata di ore del 29 luglio del ‘46 è riassunta in qualche modo l’intera parabola esistenziale di “Bird”. Vita (faticosa e leggendaria): morte (di lì a qualche anno, ne aveva compiuti solo 35); miracoli di un genio che con il suo Bebop rivoluzionò per sempre la storia del jazz. 
Nasce in un sobborgo malfamato, la madre una donna delle pulizie, il padre un guitto da vaudeville che lo abbandonò da subito. Finì ammazzato da una pugnalata infertagli da una prostituta. Nel ‘35 il ragazzo Charlie sposa Rebecca Ruffin e già può definirsi un professionista del sax: aveva imparato da maestri come Lester Young e Buster Smith. Charlie non smette di bucarsi e vola a Chicago dove vive di notte e suona, quando glielo permettono, durante le jam session, ma le orchestre iniziano a desiderarlo mentre lui fa lo sguattero al Clarke Monroe’s e al Jimmy’s Chicken Shack, un locale elegante dove si esibisce quasi ogni sera Art Tatum, e che Charlie frequenta solo per ascoltare il grande pianista. 
Tra il 1940 e il 1941 Parker si stabilisce a New York e incide i suoi primi dischi. Ha appena vent’anni, ma ha raggiunto un proprio suono, maturo e riconoscibile.

«Non suonare il sassofono, lascia che sia lui a suonare te» diceva Charlie. Questo era Bird, la sua storia di gloria e dannazione è straconosciuta, così come la sua grande amicizia con Dizzy Gillespie, i giganti insieme ai quali si è esibito, Miles Davis, Howard McGhee, Red Rodney, Fats Navarro, Kenny Dorham, Dexter Gordon, Milt Jackson e Bud Powell, oltre a Barney Kessel, Ray Brown e Charles Mingus.
I suoi eccessi, in tutto. Oltre alla droga, il cibo e le donne: si sposerà ancora, con Geraldine Scott da cui divorzia quasi subito, per amare e sposare, in Messico, successivamente la meteora Doris Snydor. In questo stesso periodo, conosce e ama anche Chan Richardson, la donna bianca che fa un po’ da mecenate con gli artisti neri e con la quale resterà in contatto fino alla sua morte. Chan sarà la madre dei suoi figli: la bella Pree, il figlio Baird e l’altra figlia, Kim.
Il suo Bebop nasce quasi per caso, una tecnica allo stesso tempo improvvisata e studiata componendo un pezzo, Cherokee. Il miracolo lo spiegò così: «Non riuscivo più a sopportare le armonie stereotipate che allora venivano continuamente impiegate da tutti. Continuavo a pensare che doveva esserci qualche cosa di diverso. A volte riuscivo a sentire qualcosa, ma non ero in grado di suonarlo... Si quella notte improvvisai a lungo su Cherokee. Mentre lo facevo mi accorsi che impiegando come linea melodica gli intervalli più alti degli accordi, mettendovi sotto armonie nuove, abbastanza affini, stavo suonando improvvisamente ciò che per tutto quel tempo avevo sentito dentro di me. Rinacqui a nuova vita».
Oggi il mondo ricorda i suoi brani più celebri da Ko Ko a Ornithology e Anthropology e ancora Yardbird Suite, Moose the Mooche, My Little Suede Shoes, Billie’s Bounce, Blues for Alice, Au Privave, Quasimodo, Bird of Paradise Relaxin’ at Camarillo.
«Padroneggia il tuo strumento, padroneggia la musica, e poi dimentica tutte le cazzate e suona soltanto». L’America e il mondo non dimenticheranno mai la lezione di Bird.
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