Cangrande della Scala avvelenato da una tisana: mistero svelato 700 anni dopo la morte

Cangrande della Scala avvelenato da una tisana: mistero svelato 700 anni dopo la morte
di Carla Massi
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Venerdì 23 Gennaio 2015, 19:52 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 11:29

Cangrande della Scala morì inaspettatamente il 22 luglio 1329. Subito dopo aver conquistato Treviso. Veniva, così, inaspettatamente interrotta, la serie dei suoi successi politici e militari: aveva “piegato” anche Vicenza, Belluno, Feltre e Padova. La morte scatenò una serie di ipotesi tra gli Scaligeri e venne ricordata anche la profezia di mago Merlino secondo la quale l'eroe non dovesse sopravvivere alle sue imprese. Amico e protettore di Dante Alighieri fu èguidò lafazione ghibellina,

Sulle cause della morte è prevalso, fino ad oggi, la tesi di una morte per cause naturali:

le fonti antiche hanno ipotizzato un malessere dovuto ad acqua fredda di una fonte dopo una lunga cavalcata sotto il sole forte dell'estate.

Come sintomo è stata utilizzata l'espressione latina “fluxus ventris”, dissenteria.

Per gli storici è stata una malattia intestinale a portar via Cangrande. Più fonti hanno ipotizzato l'avvelenamento dal momento che l'uomo era in buona salute.

Oggi abbiamo la certezza che il condottiero venne assassinato. Come prova lo studio sui resti della salma compiuto dall'équipe di paleontologia dell'università di Pisa 700 anni dopo la morte. «Le analisi hanno rilevato che Cangrande fu intossicato dalla somministrazione orale di un infuso o di un decotto a base di camomilla e gelso in cui era contenuta la digitale - spiega il professor Gino Fornaciari dell'univrsità di Pisa - Questa era conosciuta nel medioevo solo come pianta velenosa, in quanto le sue proprietà terapeutiche furono scoperte solo nel XVIII secolo, e risulta difficile stabilire se l'avvelenamento di Cangrande fu causato dall'indigestione accidentale di foglie di digitale o se l'avvelenamento fu intenzionale. Certo è che il suo medico fu accusato di avvelenamento e fu giustiziato».

Nel 2004 la tomba di Cangrande fu aperta per verificare lo stato di conservazione del corpo avvolto nei teli: venne sottoposto a radiografia digitale e a Tac, ad esame autoptico, ad analisi di ogni tipo. Sia tossicologiche che palinologiche. E' stata proprio la Tac (lo stesso strumentario utilizzato per i pazienti) dell'ospedale di Verona a dimostrare che nell'esofago era «presente un composto denso, riferibile per fenomeni putrefattivi post-mortali, a materiale alimentare rigurgitato prima del decesso». La presenza della digitale è stata confermata dall'esame tossicologico.

Cangramde della Scala, dunque, stava diventando esageratamente scomodo. Si temeva la sua ulteriore “espansione”. Poco prima della morte del condottiero un poeta guelfo, quindi non certo amico dello scaligero, scrisse: «Egli sarà re d'Italia entro un anno». E fu così che in quel caldo giorno di luglio trovò morte nelle stanze del vescovado di Treviso.

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