"Fatti privati e pubbliche virtù", Maria Latella racconta una generazione allo specchio tra rock e politica

"Fatti privati e pubbliche virtù", Maria Latella racconta una generazione allo specchio tra rock e politica
di Marco Ventura
4 Minuti di Lettura
Giovedì 16 Novembre 2017, 10:54 - Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 21:43
IL LIBRO
Un affresco a tinte leggere che parte da Sabaudia e dagli anni Sessanta e attraversa la nostra storia recente e la vita di una generazione: soggiorni e reportage nelle capitali del mondo da New York a Londra e Parigi, fatti di cronaca memorabili dalla strage di Bologna all'11 Settembre, fenomeni di costume che hanno segnato un'epoca, personaggi famosi visti da vicino, il dietro le quinte del giornalismo sperimentato in tutte le sue piattaforme, si direbbe oggi, dalle agenzie di stampa alla carta stampata e alla Tv, dalla Pelikan verde e nera che inchiostrava le dita della cronista ventenne fino alla Olivetti Lettera 22 e al Blackberry e Tablet odierni. È un'autobiografia collettiva quella di Maria Latella, editorialista de Il Messaggero, volto della Tv con la sua Intervista su Sky, voce di Radio24 con Nessuna è perfetta, scrittrice, biografa di Veronica Lario e adesso autrice di Fatti privati e pubbliche tribù, storie di vita e giornalismo dagli anni Sessanta a oggi per le Edizioni San Paolo.
Una maratona di 258 pagine con il passo ironico e intelligente di una «ragazza degli anni Sessanta» che intreccia con disinvoltura, sul filo della curiosità e di un inguaribile ottimismo, le vicende personali e il corso pubblico degli eventi.
In questa marcia a ritmo di rock, come la musica con la quale aveva cominciato a fare la cronista, Maria racconta gli anni di noi cinquanta-sessantenni e alla fine classifica in tre categorie le «tribù» che ha conosciuto e studiato: i politici che osserva con «curiosità da entomologa», i potenti veri, «defilati quanto basta» (se non ritrosi e introversi come Cuccia) e i «debordanti, protagonisti a tutti i costi e a tutto tondo».
PENNELLATE
Le danze hanno inizio con pennellate amorevoli di Sabaudia dov'è cresciuta, «un concentrato di paesaggi, con una spiaggia di dune infinita, una Malibù all'italiana», che diventa il buen retiro di artisti e intellettuali come Moravia e Bertolucci. Lei, Maria, figlia di insegnanti di quelli tosti e appassionati d'un tempo, Diego e Santa (per tutti Titta, partita da Anzi in Lucania dove per fare la maestra abitava da sola in un rudere tra i monti e sentiva i lupi ululare di notte dietro la porta) è mossa da passioni o, meglio, innamoramenti: a 6 anni per l'inglesina, che era la Rolls Royce delle carrozzine per bambole, quindi le figurine delle città da Genova dove avrebbe abitato a Edimburgo col suo bel castello grigio, la cultura pesante e non da webnauti degli otto volumi del Tesoro dei ragazzi italiani della Utet preferito dai genitori ai mitici Quindici, Bob Kennedy che più di John era il suo idolo e le strappò «singhiozzi da bambina» il giorno che fu ucciso, i flirt da adolescente sulle note di Ancora tu di Battisti e Mogol, che esprimeva la sua difficoltà a gestire «l'uscita da un fidanzamento con l'ingresso in quello successivo».
L'INCANTO
Il volo spiccato dal lago di Sabaudia, dall'incanto della Maga, su su fino al soggiorno a Londra per imparare l'inglese. Il trasferimento a Roma. A Genova negli anni di piombo, i cortei tra compagni e quello sguardo scambiato con un carabiniere investito dalle urla e dagli insulti dei manifestanti. «Nei suoi occhi una sorta di immensa delusione All'improvviso, sentii di stare dalla sua parte». Poi l'omicidio Moro. L'esperienza di segretaria in un'agenzia genovese di brockeraggio marittimo, finita quando il titolare le disse: «Onestamente, signorina, mi chiedo come ho fatto ad assumerla, lei non è nata per questo lavoro». E la svolta: la borsa di studio per giornalisti. Vinta.
LA MUSICA
Da allora una galoppata, con incursioni nei mondi diversi che un giornalista tocca nella sua carriera: la musica rock, pop e le serate di cocaina che girava in certi staff: «Quando arrivò il mio turno mi venne uno starnuto irrefrenabile e feci volare via tutto». La cronaca nera, i viaggi in America, gli scoop: dal coinvolgimento italiano nella fuga di Abu Abbas all'intervista con Eugenio Buontempo, l'armatore e costruttore napoletano che scappava dall'Italia per tangenti. Fino all'amicizia con la moglie di Berlusconi, Veronica Lario, scoccata a un evento di beneficenza.
«Mi avvicinai e iniziammo a parlare: le chiesi se pensasse di parlare di Aids ai suoi figli. Forse dovrei prima parlargli d'amore', mi rispose». Un sodalizio che dura e ha prodotto un libro. Poi l'inseguimento di Berlusconi a Miami («Prima di lui seguire la cronaca politica era come viaggiare su un'auto blu, lui ne ha fatto un ottovolante»). E il racconto di matrimoni sfarzosi, nobiliari, rock. «Il più divertente in assoluto quello tra Sting e Trudie Styler il 20 agosto 1992». E ancora, la direzione di A, il settimanale femminile della Rizzoli. E Sky, Radio24. Oggi Maria Latella firma su Il Messaggero, il giornale che «ho sempre visto girare per casa e sfogliato fin da piccola». La chiusura di un cerchio. Il romanzo di una generazione.