The New Pope, l'intervista a Paolo Sorrentino: «I miei due papi cercano solo la pace e l'oblio»

The New Pope, l'intervista a Paolo Sorrentino: «I miei due papi cercano solo la pace e l'oblio»
di Gloria Satta
4 Minuti di Lettura
Lunedì 6 Gennaio 2020, 12:46

Nella realtà recente, abbiamo visto due Papi (Benedetto XVI e Francesco) al vertice della Chiesa cattolica nello stesso momento. Anche nella travolgente immaginazione di Paolo Sorrentino due pontefici convivono ma hanno una sola ambizione: «Essere dimenticati per lasciar fiorire e brillare il nitore della fede e della pace», spiega il 49enne regista premio Oscar. Ci siamo. Per gli innumerevoli fan che, in 154 Paesi, hanno seguito le vicende dell'immaginario pontefice americano Lenny Belardo-Jude Law rimasto in coma nell'ultimo episodio della serie-cult The Young Pope (per Time tra le più interessanti del decennio), l'attesa è finita: dal 10 gennaio in esclusiva su Sky Atlantic e Now Tv andranno in onda i 9 episodi inediti di The New Pope, ancora ambientati in un fanta-Vaticano dove sbarca un nuovo papa, il lord inglese John Brannox, pensieri profondi e aspetto da dandy, affidato a John Malkovich. E dovrà vedersela con Belardo tutt'altro che passato a miglior vita.

“Il mondo di Sorrentino”, un docu su Sky in attesa di “The New Pope” in tv dal 10



Tra ricostruzioni kolossal, minacce terroristiche, ironia e invezioni narrative geniali, ritroviamo il mefistofelico cardinale Voiello (Silvio Orlando), la capo-marketing Cécile de France, l'idealista cardinal Javier Càmara, la miracolata Ludivine Sagnier accanto a nuovi personaggi. Sorrentino, che attualmente vive a Los Angeles dove girerà il film Mobgirl con Jennifer Lawrence, racconta The New Pope, una serie originale Sky prodotta da The Apartment e Wildside, parte di Fremantle.
Si tratta di un sequel?
«Sì e no. Lo è perché comincia dove finiva The Young Pope, non lo è perché il racconto si muove in totale libertà».
Un pontefice muore avvelenato. Ha pensato a Papa Luciani?
«No, sono convinto che Luciani sia morto per cause naturali. Si è fatta troppa dietrologia».
Papa Francesco ha abolito il segreto sugli abusi sessuali dei preti: si va verso la trasparenza della Chiesa?
«È stato un passo dettato dalla pressione dell'opinione pubblica e dalla necessità di non coprire le aberrazioni. Il mistero della Chiesa rimane, com'è giusto, in altri ambiti: il concetto del sacro, la presenza di Dio».
In The New Pope irrompe la sensualità: era necessario?
«Il sesso fa parte della vita ed è giusto raccontarlo. Nella serie riguarda i personaggi di Cécile de France e Ludivine Sagnier: sono tra i pochissimi laici e possono perciò permettersi una vita erotica».
E la scena in cui alcune ragazze in bikini svengono al passaggio di Papa Jude Law?
«È un sogno che non si può censurare. Ognuno può immaginare il Papa come preferisce».
Si parla di terrorismo, perché?
«Non potevamo ignorare le paure contemporanee. La serie è stata concepita al tempo degli attentati in Francia che hanno gettato una luce sinistra sulle nostre vite. Temo l'intolleranza e l'integralismo: la serie affronta anche il rischio del fondamentalismo cattolico».
Da giovane era anticlericale. E oggi?
«Con l'età ho smesso di essere contro qualcuno o qualcosa. Per scoprirmi sempre più tollerante, accogliente».
Le sue serie sui fanta-papi sono irriverenti?
«No, soltanto giocose e sdrammatizzanti. Non avevo nessuna intenzione di essere trasgressivo o provocatorio. Ho rispetto e ammirazione per l'apparato della Chiesa».
Si aspettava che Papa Francesco diventasse così popolare?
«Ha fatto capire subito che sarebbe stato molto amato per la sua forte capacità di entrare in contatto con il mondo».
È appena uscito il film I due papi di Fernando Meirelles: Bergoglio è una nuova fonte di ispirazione per il cinema?
«È una figura capace di mettere in moto la fantasia degli autori perché autorevole e carismatica. Ma anche divisiva: il Papa ha molti nemici».
Ha mostrato la serie in anteprima a qualche alto prelato?
«No, me ne sono guardato bene. Gli uomini di Chiesa la vedranno, se vorranno, insieme con gli abbonati Sky».
John Malkovich è come se l'aspettava?
«Molto meglio. Mi avevano parlato di un attore difficile ma ho trovato un uomo amabile, disponibile, elegante, senza vezzi. Tra noi c'è stato un rapporto idilliaco. Mai avuto conflitti con gli attori. Li scelgo tenendo presente, prima ancora del talento, la loro intelligenza».
Come va la preparazione del film Mobgirl?
«Sto scrivendo la sceneggiatura con Angelina Barrett, la mia prima collaboratrice donna, e c'intendiamo benissimo».
Che effetto le fa abitare a Los Angeles?
«L'unica differenza con la vita di Roma è il fatto che lavoro in giardino con un clima più mite. Detesto chi, appena messo piede all'estero, si affretta a dare giudizi».
La sala verrà uccisa dallo streaming?
«No. L'importante è che i film vengano mostrati».
Ci sarà una terza serie sul Vaticano?
«Mai dire mai».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA