Tefaf e l'asta di Rockefeller, New York capitale dell'arte

Tefaf a New York
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Venerdì 4 Maggio 2018, 18:05
Dove e quando capita di vedere Sting davanti a quattro quadri di Giorgio Morandi? O imbattersi
in due protagonisti di altrettante retrospettive al Guggenheim - Maurizio Cattelan nel 2011 e il danese-vietnamita Danh Voh in chiusura la prossima settimana - immersi in fitta conversazione?

Siamo al Tefaf di New York. La seconda edizione primaverile dello spinoff di Maastricht ha aperto i battenti all'Armory di Park Avenue presentando fino all'8 maggio opere di arte moderna e contemporanea offerte da 90 selezionatissimi galleristi da 13 paesi.

Tanti Alexander Calder, grandi come «Les Trois Bars» appeso al soffitto dell'Armory, e piccoli, «da tavolo». I Morandi da David Zwirner sono esposti con una serie di Josef Albers: fratelli di minimalismo. Concorrenze e sinergie. Oltre l'East River, alcuni degli stessi espositori tra cui Gagosian, Zwirner, Hauser and Wirth e White Cube occupano fino a domenica i tendoni di Frieze, la cittadella temporanea dell'arte a Randall's
Island. 195 gallerie da 30 paesi sono abbastanza da provocare una «sindrome Stendhal», ma alcuni pezzi restano nella memoria: le gigantesche sedie pieghevoli e tavolo di Robert Thierren (2008) da Gagosian; la serie di 200 «scalda mani» di Ann Agee da P.P.O.W che dialogano con la storia formale della calzatura
ispirandosi a un modello di ceramica di Palazzo Davanzati a Firenze.

La galleria Pace espone i David Hockney su iPad e iPhone, una trentina dei quali venduti subito a 25 mila dollari l'uno, Hauser and Wirth propone Bruce Nauman («Dead End Tunnel Folded into Four Arms with Common Wall») accanto ad altri 20 artisti degli anni '80 in uno spazio intitolato «Stop Making Sense» dal titolo del film-concerto dei Talking Heads. La principessa Eugenie di York, figlia minore del principe Andrea, si aggira
nello stand: lavora nella sede di Londra rappresentando artisti come Pipilotti Rist e gli eredi di Mike Kelley e Philip Guston: «Jean-Michel Basquiat - rivela - è il mio eroe».

Tanta mondanità anche da Christiès: si sta preparando l'asta dell'anno che da martedì disperderà a scopi filantropici le collezioni di David e Peggy Rockefeller. Non solo una vendita all'incanto, ma anche la storia di una famiglia passerà sotto il martello del battitore. Dopo i 450 milioni di dollari pagati per il Salvator Mundi di Leonardo, l'attesa della casa d'aste è di un miliardo di dollari, con la differenza che stavolta l'incasso andrà tutto a scopo filantropico.

I Picasso e i Matisse, ma anche gioielli, arredi, ceramiche e cineserie erano stati ammassati dall'amico fraterno di Gianni Agnelli nelle sue varie case di Manhattan, Pocantico Hills, la valle dell'Hudson, il Maine. Rockefeller, l'ultimo nipote dell'omonimo petroliere fondatore della Standard Oil, è morto in marzo a 101 anni lasciando scritto per testamento che i proventi delle raccolte fossero devoluti a 12 organizzazioni tra
cui la Rockefeller University, Harvard, il MoMA, il Council on Foreign Relations e il Maine Coast Heritage Trust.
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