Tatuaggi tra arte e antropologia in una grande mostra a M9, il Museo del ’900 di Mestre

Seduta di tatuaggi, Myanmar 1890 (Royal Geographical Society, Courtesy Getty Images)
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Mercoledì 29 Maggio 2019, 14:35
I tatuaggi dal punto di vista antropologico, storico, artistico e sociale. M9, il Museo del ’900 di Mestre annuncia la mostra Tattoo. Storie sulla pelle, organizzata in collaborazione con la Fondazione Torino Musei, che verrà allestita nel grande spazio del terzo piano dal 5 luglio al 17 novembre. Curata da Luca Beatrice e Alessandra Castellani, la mostra nasce dal lavoro di studio e ricerca sviluppato dalla Fondazione Torino Musei al MAO – Museo d’Arte Orientale. È l’occasione per un viaggio nel tempo a partire dalle immagini dei tatuaggi rinvenuti sulle mummie per comprendere il tema nell’antichità, marchio degli sconfitti (sia schiavi che fuorilegge) ma anche elemento per identificare presunti poteri taumaturgici e curativi.

La pratica del tatuaggio non è mai scomparsa dal vecchio continente e l’aura di repulsione, estraneità e fascinazione nei suoi confronti è stata ripresa e ampliata nel Settecento, quando i navigatori europei che raggiungono il Sud-est asiatico e l’Oceano Pacifico entrano in contatto con popoli che praticano in maniera estensiva il tatuaggio: la parola “tattoo” ha infatti origine polinesiana. L’idea della condizione “selvaggia” del tatuaggio è ripresa nell’Ottocento dall’antropologo Cesare Lombroso, che riconduce la condizione dei criminali tatuati a quella dei cosiddetti primitivi, collocando per la prima volta in ambito scientifico questa pratica descritta da viaggiatori e esploratori. Il millenario percorso del tattoo continua nel Novecento, quando nella seconda metà del secolo raggiunge una notevole popolarità e comincia ad essere praticato e interpretato prima come forma simbolica di ribellione infine come segno diffuso soprattutto tra i giovani, tanto da diventare un vero e proprio fenomeno di massa.

Uno spazio della mostra è dedicato ai tatuatori contemporanei: da Tin-Tin a Filip Leu e a Horiyoshi III.
A questi sono affiancati i lavori di altri tatuatori sia italiani che stranieri - come Nicolai Lilin e Claudia De Sabe e numerose opere di artisti contemporanei internazionali: il fiammingo Wim Delvoye, che ha tatuato grossi maiali non destinati all’alimentazione; lo spagnolo Santiago Sierra, che ne fa un uso fortemente politico; il messicano Dr. Lakra, che si dedica a minuziosi disegni e interventi di street art; l’austriaca Valie Export e la svedese Mary Coble con temi legati al femminismo; presente anche l’italiano Fabio Viale con le sculture in marmo di ispirazione classica, ma vistosamente tatuate.
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