«Da anni puntiamo ad avere un rapporto diretto con studenti e professori - spiega Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah - abbiamo ospitato ragazzi per l’alternanza scuola/lavoro e riceviamo ogni anno centinaia di classi che vengono a visitare le nostre mostre, come quella in corso prima del lockdown sull’“Infanzia negata” che riapriremo il 18 maggio su prenotazione. Ma adesso stiamo lavorando on line per dare un supporto per la fine dell’anno scolastico. Abbiamo delle classi di Cosenza che si sono rivolte a noi, altre di Milano, e naturalmente una grossa presenza romana. I temi che ci vengono richiesti sono le leggi razziali, la razzia del 16 ottobre del ‘43 e via dicendo. La nostra sfida futura - continua Venezia - oltre a virtualizzare le mostre già esposte, sarà quella di studiarne altre espressamente per l’on line».
«Possiamo sostenere gli studenti “one to one” aiutandoli per le tesine - aggiunge Marco Caviglia, ricercatore della Fondazione Museo della Shoah - ma anche fare lezioni in diretta con tutta la classe.
Lavoriamo soprattutto con le scuole superiori ma sosteniamo anche gli alunni di terza media nei loro lavori di fine anno. I ragazzi ci chiedono le biografie dei sopravvissuti, e anche se ormai è difficile metterli in contatto diretto con i testimoni, possiamo fornire video, fonti bibliografiche, materiali di archivio. Adesso stiamo lavorando ad esempio sul 16 ottobre con una classe di una scuola di Torrimpietra che poi farà la presentazione a tutta la scuola. Stiamo pensando di lasciare aperto lo Sportello didattico anche dopo la conclusione degli esami di maturità, così da sostenere al meglio la divulgazione dello studio della Shoah nelle scuole durante tutto l’anno».
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