Roberto Sergio, direttore di Radio Rai: «Al servizio del Paese, in tutte le case.
E avvertiamo una grande vicinanza»

Roberto Sergio, direttore di Radio Rai
di Leonardo Jattarelli
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Sabato 18 Aprile 2020, 15:29 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 15:39
Video messaggi online; videomaker che si danno da fare per documentare, informare, inviare immagini e racconti; partecipazioni da casa che vedono protagonisti attori, cantanti e l'intera filiera dello Spettacolo.
Ma è la radio, storicamente, il "media" che prima ancora della tv, si è fatta "voce" per l'intero Paese prendendolo per mano nei periodi bui e in quelli felici, tra i disastri e le ricostruzioni, durante l'amara e la Dolce vita di ogni epoca. Fornisce in tempo reale notizie, interviste, approfondimenti e oggi, in tempo di Coronavirus, ci si è prontamente organizzati per l'emergenza.
Roberto Sergio, direttore di Radio Rai, ci aiuta a capire strategie, nuove localizzazioni, postazioni logistiche, programmazione, novità e futuro del media.

Direttore, come state affrontando questo periodo di incredibile emergenza?
«La radio è probabilmente il mezzo che più di ogni altro è sempre riuscito a mantenere la continuità delle trasmissioni. Nelle guerre, nelle emergenze come i terremoti, la radio c’è sempre stata. Ma non solo; anche in occasioni felici, è sempre arrivata per prima e ha sempre garantito l’informazione. Grazie a una modalità produttiva molto leggera e una filiera di preparazione del prodotto estremamente corta. Le nuove tecnologie hanno amplificato ancora di più questi aspetti. Oggi, si può fare radio con grande facilità e con ottima qualità senza hardware particolarmente impegnativi. Di fatto, basta uno zainetto per fare radio in qualsiasi condizione. Questa è la ricetta che ha fatto della radio il mezzo indistruttibile che è oggi. E anche in epoca di Covid19 non ha deluso. Tutte le radio italiane sono regolarmente in onda. Magari nei primissimi giorni ci sono stati momenti di abbassamento della qualità, ma oggi sfido ad ascoltare una qualunque delle radio italiane, anche non Rai, e a notare delle differenze qualitative rispetto a due mesi fa. Grazie a piattaforme software molto potenti e al grandissimo lavoro che tutti stiamo facendo. Mi fa piacere a tale proposito ringraziare subito i colleghi Rai delle aree tecniche, i sistemisti, i programmatori e gli sviluppatori che hanno reso possibile lo smart working per tutti i colleghi. E poi i conduttori, tutte le voci che si susseguono ai microfoni, i programmisti registi, i redattori, i collaboratori. Infine, ovviamente chi guida il lavoro di tutti con grandissimo senso di responsabilità: Luca Mazzà, direttore di Radio 1, Paola Marchesini, direttrice di Radio 2, Marino Sinibaldi, direttore di Radio 3 e Danilo Scarrone, direttore di Isoradio. Una squadra sempre molto affiatata, ma che in questo periodo sta veramente dando il meglio di sé.

Come sono cambiate le abitudini degli ascoltatori? Quali novità soprattutto nei contenuti?
«Le abitudini di ascolto sono state realmente rivoluzionate. Il cosiddetto drive time di fatto non esiste più e gli ascolti sono spalmati nel corso della giornata. Non ci sono più i picchi in alto e in basso così evidenti che tutti noi abbiamo conosciuto per decenni. Ovviamente è crollato l’ascolto in auto, mentre è aumentato l’ascolto da casa, soprattutto attraverso le piattaforme digitali. I vari portali e aggregatori dichiarano crescite dell’ordine del 10% negli ascolti streaming e uno spostamento della fascia di maggior ascolto che oggi appare quella tra le 11 e le 12 della mattina. Un dato molto significativo è nel cambiamento della domanda di contenuti da parte degli ascoltatori, percepibile attraverso i dati di accesso agli streaming. Nel periodo di inizio dell’emergenza Covid19, si sono registrate crescite importanti per tutti i contenuti informativi. A inizio marzo è iniziata a diminuire la fame di notizie e le radio di intrattenimento hanno ripreso quota. Oggi gli ascoltatori chiedono musica, un momento di svago, una distrazione, uno spiraglio di ottimismo. E le radio sono pronte a fornirle».

Avete lavorato a nuovi format?
«Tutte le nostre radio hanno rimodulato, chi più chi meno, il palinsesto per offrire programmazioni dedicate. Cercherò di citare un solo esempio per ogni radio, rappresentativo del lavoro che si sta svolgendo. Ovviamente Radio 1 è andata nella direzione dell’informazione, creando speciali del Gr di approfondimento, e intensificando la quantità di interviste, servizi, notiziari. Radio 2 cerca di distillare un po’ di ottimismo e di serenità, in linea con la tendenza appena citata. Mi piace ricordare un contenuto che sta diventando virale, ovvero gli interventi di Neri Marcorè a Radio 2 Social club. E’ solo un esempio di come si possa strappare un sorriso con intelligenza in un momento drammatico come questo. Radio 3 sta facendo un grande lavoro di approfondimento, ad esempio con “Radio 3 Scienza”, approfondendo aspetti specifici dell’emergenza covid19 : la corsa al vaccino, i numeri dei contagi, la Sars e così via. Isoradio continua a dare informazioni di pubblica utilità e a mantenere un forte collegamento con il territorio, grazie all’interazione con il pubblico. E poi, i canali specializzati digitali che stanno facendo ognuno la propria parte, con grande spinta creativa. Rai Radio Tutta Italiana va nella direzione dell’alleggerimento grazie alla musica, ma anche con “Tutta Italiana MGZ”: uscite discografiche, iniziative, interviste esclusive e classifiche, in meno di 3 minuti. Rai Radio Live, la radio dedicata alle manifestazioni sul territorio, oggi racconta l’Italia dei borghi, dei sentieri, dei rifugi montani e continua a occuparsi di mostre ed eventi disponibili online. Rai Radio Techetè sta mandando in onda i format educativi della radio del passato e altri programmi, come le “Interviste impossibili”, che hanno fatto la storia della radio in Italia. Infine, Rai Radio Kids ha “sdoppiato” la propria offerta. In radio intrattiene e diverte i più piccoli, nei podcast sul sito propone programmi educativi e di approfondimento. In particolare, dal 19 marzo, è partito in onda “Diario Kids”, un appuntamento quotidiano con Armando e i pupazzi per fare compagnia ai bambini in questi giorni di quarantena. Nei podcast si possono trovare le letture di Gianni Rodari, gli speciali sull’ambiente o sui musei italiani o “Come nasce una canzone”, un format per avvicinare i piccolissimi alla musica. Insomma, tanto contenuto, spesso anche sperimentale.

Ci si collega su varie piattaforme...
«Mentre nelle auto la ricezione delle radio è storicamente legata all’Fm (e oggi al Dab+ che vi si sta affiancando), nelle nostre case le possibilità di accedere alle radio sono molteplici. Ovviamente la radio Fm, oggi sempre meno presente, e poi la radio Dab+, il televisore digitale terrestre o satellitare, il pc, il tablet, lo smartphone. La sensazione è che ciascun ascoltatore sceglie il “suo” modo di entrare nel mondo della radio e poi vi rimane affezionato. Quel che è importante è che la radio è in tutte le case degli italiani. Qualunque sia la piattaforma scelta, a fare la differenza sono i contenuti e l’offerta editoriale. Il mezzo diventa trasparente. L’aver accelerato, in Rai Radio, negli ultimi due anni, la digitalizzazione della filiera produttiva e dell’ascolto ci ha consentito di essere pronti all’emergenza con le nostre dodici radio».

I dati di ascolto si riescono già ad ottenere?
«La Rai contesta da mesi il sistema attuale di rilevazione degli ascolti gestito da Ter. Già prima dell’emergenza covid19 avevamo evidenziato le grandi problematiche di una rilevazione basata esclusivamente sul ricordo e per di più con tempi di pubblicazione non sopportabili (parliamo di mesi). Poi siamo entrati in emergenza covid19 e Ter ha deciso di sospendere la rilevazione. Una scelta quasi obbligata, date le modalità di monitoraggio. Risultato: i dati di ascolto della radio non ci sono e non ci saranno per mesi».

Dal suo osservatorio, come sta reagendo la gente a questo momento così stressante, preoccupante? C'è una vicinanza particolare?
«C’è sicuramente grande vicinanza con i conduttori delle radio, che mai come in questo momento sono per gli ascoltatori punti di riferimento e voci amiche. Ce ne accorgiamo con i feedback che arrivano a ogni radio. E’ aumentato il numero dei messaggi che ogni radio riceve, altissimo, ed è cambiato il tono: si sente la voglia di parlare con i conduttori, di avere un confronto, una risposta. Il distanziamento sociale attraverso la radio è annullato».

Posso chiederle un parere sulle disposizioni fin qui prese dal Governo? Ritiene si stia facendo il giusto?
«Siamo in un emergenza mondiale e l’Italia sta vivendo uno dei momenti più drammatici della suo storia. Ognuno di noi deve dare il massimo contributo possibile per creare le condizioni di una ripartenza del sistema paese».

 L'organizzazione logistica degli spazi all'interno degli studi. Come ci si è organizzati per rispettare le distanze di sicurezza ecc.?
«Rai ha affrontato con grande tempismo l’emergenza e ha reagito cercando di mettere in sicurezza i lavoratori nel minor tempo possibile. Oggi, la gran parte del colleghi di Rai Radio lavora da remoto: in una sola settimana sono state espletate tutte le pratiche formali per avviare lo smart working. I software per le produzioni e la messa in onda sono stati resi disponibili sia su pc aziendali e personali, rendendo pressoché universale l’accesso alle risorse aziendali. Di fatto, la piattaforma per lo smart working rende possibile il lavoro da remoto esattamente come se si stesse in azienda. Unico limite è ovviamente gli studi radiofonici. In questi casi si sono adottate con estremo rigore tutte le misure restrittive previste (mascherine, distanziamento, turni, sanificazioni, controllo della temperatura corporea eccetera). E comunque, anche per questo aspetto, dove possibile si sta cercando di lavorare da remoto. Oggi un contributo audio può benissimo arrivare da casa, con un pc o uno smartphone, ed essere utilizzato per una diretta senza le cadute di qualità che si hanno, ad esempio, con una classica telefonica. I canali specializzati sono in onda con programmi interamente realizzati con audio prodotti dalle note piattaforme di messaggistica. Ritengo peraltro che tutto questo sforzo, che oggi serve per garantire la sicurezza ai lavoratori, domani, a emergenza finita, sarà un capitale a nostra disposizione per andare, ancora una volta, verso produzioni snelle, leggere, immediate. In linea con il Dna di una radio che si proietta nel futuro».
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