Roald Dahl è uno degli autori per ragazzi più popolari al mondo, noto per libri come "La fabbrica di cioccolato" - diventato due volte film con Gene Wilder e poi Johnny Depp - o "Il GGG - Il grande gigante gentile" - a sua volta portato sul grande schermo da Steven Spielberg. Tuttavia, lo scrittore e sceneggiatore britannico (1916-1990) è anche tristemente noto per i suoi commenti antisemiti, che non ha mai voluto ritrattare. Ora, ci opensa la sua famiglia e e la Roald Dahl Story Company a rimediare, a trent'anni dalla morte, scusandosi «profondamente per il dolore duraturo e comprensibile causato». Le sue «osservazioni pregiudizievoli sono in netto contrasto con l'uomo che conoscevamo», si legge nel comunicato reso pubblico ieri e ripreso da molti siti di notizie anglofoni.
The family of Roald Dahl, author of childhood classics like “The BFG” and “Charlie and the Chocolate Factory,” has issued a public apology for the many anti-Semitic remarks he made throughout his lifetime. https://t.co/dRK8nZNMvh
— The New York Times (@nytimes) December 6, 2020
Per la famiglia Dahl e la Roald Dahl Story Company le dichiarazioni antisemite di Roald Dahl sono «osservazioni pregiudizievoli per noi incomprensibili e sono in netto contrasto con l'uomo che conoscevamo e
con i valori al centro delle storie di Roald Dahl, che hanno avuto un impatto positivo sui giovani per generazioni».
Nel 1983, ad esempio, lo scrittore disse al New Statesman: «Esiste un tratto nel carattere ebraico che provoca animosità, forse è una sorta di mancanza di generosità nei confronti dei non ebrei». Nel 1990
Dahl dichiarò all'«Independent»: «Sono certamente anti-israeliano e sono diventato antisemita» in quanto «in Inghilterra si sostiene fortemente il sionismo»
Le osservazioni antisemite per le quali lo scrittore si era rifiutato di scusarsi in vita hanno continuato a creare turbamento nella comunità ebraica.