Non affreschi sgargianti di ricche domus signorili, ma una istantanea di vita quotidiana ai margini della opulenta società. Anche questo sa restituire Pompei. Sorpresa nella sorpresa, dagli strati di ceneri millenarie del Vesuvio che hanno soffocato una civiltà nel 79 d.C. ma allo stesso tempo hanno preservato. Merito della tecnica sempre più accurata e raffinata della realizzazione di calchi in gesso, figlia della sperimentazione di fine Ottocento.
Così sono riemersi tre letti in legno e corda, con intatti ancora i segni delle stuoie che li ricoprivano (una brandina ha le dimensioni ridotte probabilmente per accogliere il riposo di qualche bambino dalla vita disgraziata di schiavo).
Non solo, ma anche oggetti di vita quotidiana perfettamente conservati come vasi da notte, anfore accatastate, attrezzi da lavoro, il timone da carro, persino i finimenti dei cavalli che, è facile intuire, dovevano accudire. Vita da schiavi, stallieri, una famiglia intera probabilmente, alle porte di Pompei, in uno stanzino dormitorio di appena 16 metri quadrati, angusto e cupo, con una sola finestrella a diffondere una fievole luce e aria. La scoperta è avvenuta dagli scavi della oramai famosa villa di Civita Giuliana, una imponente tenuta suburbana salvata dallo scempio dei tombaroli dalla Procura di Torre Annunziata. La stessa villa che ha restituito a gennaio scorso 2021 un carro cerimoniale finemente decorato attualmente in restauro, oltre alla stalla con i superbi cavalli sauri bardati per la parata. Una tenuta paragonata, per estensione e per ricchezza alla Villa dei Misteri.
IL DIRETTORE DI POMPEI GABRIEL ZUCHTRIEGEL
«Quello che colpisce è l’angustia e la precarietà di cui parla questo ambiente, una via di mezzo tra dormitorio e ripostiglio di appena 16 metri quadrati, che possiamo ora ricostruire grazie alle condizioni eccezionali di conservazione create dall’eruzione del 79 d.C. È sicuramente una delle scoperte più emozionanti nella mia vita da archeologo, anche senza la presenza di grandi ‘tesori’: il tesoro vero è l’esperienza umana, in questo caso dei più deboli della società antica, di cui questo ambiente fornisce una testimonianza unica».
Un piccolo mondo antico che viene poco raccontato dalla storia ma che ora l'archeologia riesce a ricostruire. Grazie all’affinamento della tecnica dei calchi inventata da Giuseppe Fiorelli nell’Ottocento, sono stati portati alla luce letti e altri oggetti in materiali deperibili, che permettono di acquisire nuovi interessanti dati sulle condizioni abitative e di vita degli schiavi a Pompei e nel mondo romano.
LA STANZA DEGLI SCHIAVI
L'emozione degli archeologi è tanta. Non siamo di fronte a lusso e giardini, tipici di Pompei, ma un ambiente angusto e buio, a pochi passi dalla stalla dei sauri.
IL MINISTRO FRANCESCHINI
«Pompei è la prova che quando l’Italia crede in se stessa e lavora come una squadra raggiunge traguardi straordinari ammirati in tutto il mondo. Questa nuova incredibile scoperta a Pompei dimostra che oggi il sito archeologico è diventato non soltanto una meta tra le più ambite al mondo, ma anche un luogo dove si fa ricerca e si sperimentano nuove tecnologie», commenta il Ministro della Cultura, Dario Franceschini.
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