Così dopo 500 anni è emerso che il decesso fu provocato non da sifilide ma dall'arsenico. La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Forensic and Legal Medicine. «Gli esami - ha spiegato Fulvio Bartoli del dipartimento di Biologia dell'ateneo pisano - hanno dimostrato che nei resti del filosofo erano presenti segni riconducibili a intossicazione da arsenico e che i livelli del veleno erano potenzialmente letali, compatibili con la morte per avvelenamento acuto. Ovviamente è difficile dimostrare che sia stato un avvelenamento intenzionale, anche se questa ipotesi è sostenuta da varie fonti documentali e storiche». In particolare, i ricercatori hanno utilizzato un approccio multidisciplinare mettendo insieme analisi antropologiche e documentali, datazione al radiocarbonio e analisi del Dna antico accanto a sofisticate tecniche di microscopia ottica ed elettronica.
«La nostra indagine - conclude Bartoli - ha riguardato anche le spoglie di un altro grande umanista, Angelo Poliziano, anche lui scomparso prematuramente nel 1494 e inumato in una tomba vicina a quella di Pico.
In questo caso però non risulta confermata l'ipotesi dell'avvelenamento perché i livelli di arsenico trovati sono piuttosto attribuibili a un'esposizione cronica al veleno, causata probabilmente da fattori ambientali o trattamenti medici».
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