Lisippo, proposta di Sgarbi: «Se torna in Italia deve stare a Roma»

Lisippo, proposta di Sgarbi: «Se torna in Italia deve stare a Roma»
di Laura Larcan
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Giovedì 6 Dicembre 2018, 10:41 - Ultimo aggiornamento: 11:21

L'Odissea dell'Atleta Vittorioso di Lisippo sembra avere un approdo tutto italiano. Ma è la sua Itaca finale ad animare un dibattito tra esperti. Dopo che la Corte di Cassazione ha sancito la confisca della statua in bronzo, respingendo il ricorso del Getty Museum di Malibu contro la restituzione della statua all'Italia, quale deve essere la casa ideale per questo capolavoro di statuaria antica di 2300 anni fa? Ad innescare la riflessione è il critico d'arte e politico Vittorio Sgarbi: «Secondo le norme di legge, la sua destinazione ineluttabile è il Museo nazionale della Regione ad Ancona, in Palazzo Ferretti. Secondo la logica, com'è accaduto con i Bronzi di Cartoceto destinati a Pergola, a Fano, dove il Lisippo è stato ritrovato, e dove si è combattuto per riaverlo.
 


È vero che Ancona è una città tiepida, e non protesterà per averlo difendendo il suo buon diritto, e Fano invece si incendierà, ma credo di interpretare un sentire comune perché questo capolavoro abbia la massima visibilità. Perciò una soluzione arbitrale potrebbe essere Roma, che sarebbe stata la soluzione migliore anche per i bronzi di Riace».

Per lo storico dell'arte Claudio Strinati, la destinazione finale è una: «Sarebbe un'operazione saggia e culturalmente eletta se l'Atleta venisse collocato nella sua provincia di competenza, a Urbino, a Palazzo Ducale, nella collezione della Galleria nazionale delle Marche, nella città che ha dato i natali a Raffaello, sommo maestro che in tutta la sua opera ha posto lo sguardo sull'antichità e sull'arte greca. Se l'Italia - riflette Strinati - recuperando un bene di tale prestigio e importanza, lo ponesse in un luogo di così profondo rispetto per la provenienza d'origine, metterebbe in campo una valorizzazione che onora il nostro paese e gli restituisce il più alto significato».

IL PRECEDENTE
Un'analisi articolata la offre Francesco Rutelli, che nel 2007, da ministro della Cultura, firmò con il Getty l'accordo storico che consentì il rientro in Italia di decine di capolavori: «Se si pensa di gestire il rientro del capolavoro di Lisippo come avvenne per la Dea di Morgantina ad Aidone in provincia di Enna, non si va lontano. La lezione siciliana deve essere di esempio: o c'è un progetto territoriale che fa del ritorno dell'Atleta un'opportunità di rango internazionale, con un progetto scientifico, politico, infrastrutturale all'altezza dell'opera, oppure non è illegittimo che grandi musei nazionali, come quelli romani, reclamino l'Atleta». Fa il tifo per Fano, il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, che nel 2017 dedicò una mostra ai capolavori marchigiani salvati dal sisma: «Sarebbe il luogo perfetto, proprio perché potrebbe diventare un attrattore fortissimo in una rete marchigiana, che dovrà anche recuperare e riattivare luoghi e tesori al momento fuori dai circuiti per via del terremoto. Le Marche - conclude Schmidt - hanno il potenziale di diventare la California dell'Italia». D'accordo la direttrice del Parco del Colosseo Alfonsina Russo, che da soprintendente dell'Etruria aveva riportato il Cratere di Eufronio a Cerveteri: «Io sono per i luoghi d'origine. Ovviamente bisogna valutare se ci sono strutture adeguatamente sicure per accoglierlo, e se viene inserito in un sistema virtuoso di fruizione nel territorio».

Luciano Canfora, storico del mondo antico, è provocatorio: «Dove vogliamo mettere il Lisippo? Mettiamolo a Londra, accanto ai marmi del Partenone, opere notoriamente rapinate.
Ma, a parte il gioco, direi a Fano: ci vuole coerenza storica e normativa». La questione resta aperta: tanto che il futuro dell'Atleta sabato sarà protagonista in una puntata di Petrolio su Rai1 dedicata al traffico illecito di opere d'arte.

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