Camilleri, la nipote Alessandra Mortelliti: «Un nonno fantastico, ci raccontava storie che poi finivano nei suoi romanzi»

Camilleri e la nipote Alessandra
di Riccardo De Palo
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Venerdì 17 Luglio 2020, 11:43

«Quante storie fantastiche, da restare a bocca aperta. Quanti giochi attorno alla sua scrivania, mentre lavorava. Mio nonno Andrea Camilleri ci ha fatto vivere un’infanzia indimenticabile». A parlare è Alessandra Mortelliti, attrice e regista, nipote dello scrittore siciliano, morto esattamente un anno fa.

«Eravamo molto uniti; la nostra è una famiglia numerosa - tantissime donne - e lui si trovava nel suo elemento, amava lavorare in quel delirio. Prima scriveva con noi bambini sotto alla sua scrivania e, poi, i miei figli hanno preso il mio posto tra le sue braccia». Un uomo molto lucido, abitudinario: «Ogni mattinasi metteva al computer a scrivere. Era una vera macchina da guerra». Spesso, le storie che raccontava «erano quelle che avevano acceso la sua fantasia, fatti di cronaca che lo avevano colpito, e avrebbero dato vita ai suoi romanzi».

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Alessandra Mortelliti ha partecipato come attrice anche a due film di Montalbano, La scomparsa di Patò e Una faccenda delicata: «È stato emozionante, sono una fan della serie - racconta - ma quell’esperienza è stata anche caratterizzata da una certa ansia da prestazione. Alla fine, ho ricevuto i suoi elogi: lui era estremamente diretto, severo, se si diceva contento di qualcosa vuol dire che lo era veramente».

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I suoi insegnamenti? «La concretezza, il rigore, la curiosità. Non dare nulla per scontato. Portare avanti le proprie idee con coraggio. “I compromessi non portano mai a nulla di buono”, diceva sempre». Oggi ci sono molte iniziative per ricordarlo. Ma «mio nonno si sarebbe stufato di essere celebrato; quello che lo avrebbe reso felice è sapere che la gente lo legge, l’uscita di Riccardino», l'ultimo libro della saga di Montalbano, da ieri nelle librerie.

In questi giorni il debutto da regista di Alessandra Mortelliti, Famosa, è nelle sale: «Lui il film l’ha visto, ed è stato un regalo meraviglioso. Malgrado non ci vedesse più, è riuscito a percepire delle immagini, a seguire la storia attraverso il sonoro, era davvero felice. E pensare che ha cercato di ostacolare il mio ingresso in Accademia. “Tu non devi fare l’attrice, ma la regista”, diceva. Anche in questo è stato profetico».

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