La Quadriennale torna a Roma e risorge al Palaexpo

La Quadriennale torna a Roma e risorge al Palaexpo
di Laura Larcan
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Giovedì 13 Ottobre 2016, 11:34 - Ultimo aggiornamento: 18 Ottobre, 00:13

La chiamano rinascita. Qualcuno, più ecumenico, azzarda una resurrezione. Di sicuro c'è che dopo otto anni di oblio finanziario e politico, con un'edizione saltata nel 2012, riapre la Quadriennale d'Arte di Roma giunta alla sua sedicesima edizione, con l'ambizione di raccontare con le unghie e con i denti (e non poche bizzarre performance come quella di Ninetto Davoli in smoking che fa il baciamano alle visitatrici) la vitalità creativa dell'arte italiana, esplorando le nuove e persino vecchie generazioni.
Altri tempi, altri miti, questo il titolo allusivo di una kermesse che cerca la ribalta sfoggiando con visionario spirito campanilistico un repertorio di 150 opere firmate da 99 artisti italiani, che affollano il piano nobile del Palazzo delle Esposizioni, la sua sede storica, dove la parola d'ordine vuole essere cambiamento. Lo ribadisce il presidente della Quadriennale Franco Bernabè: «La grandissima qualità di questa edizione nasce dal modo in cui noi l'abbiamo organizzata. Abbiamo cercato e individuato curatori nella fascia d'età tra i 30 e i 40 anni, a ciascuno di loro abbiamo quindi chiesto un progetto, poi selezionato da una commissione giudicatrice formata da vari intellettuali ed esperti del mondo dell'arte». La politica sembra sposare il progetto, non fosse altro per il parterre de roi che ha tenuto a battesimo ieri il vernissage, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ai ministri della Cultura e degli Esteri Dario Franceschini e Paolo Gentiloni, fino ai vertici del Campidoglio.

IL TESORETTO
Proprio Franceschini ha giocato un ruolo chiave nelle sorti dell'esposizione, che rischiava l'immobilismo istituzionale, sopravvivendo solo come roccaforte vestale del prezioso archivio storico (tutta la storia dell'arte italiana dal 1927 ad oggi) custodito nella secentesca Villa Carpegna, sede della Fondazione. È stato il Collegio Romano a garantire il sostegno di 1 milione di euro ai magri residui di cassa della Fondazione e al cauto contributo da parte dell'azienda speciale Palaexpo. Risorse strategiche per far decollare l'operazione nella primavera del 2015 che nel giro di un anno è riuscita a inanellare una cordata di sponsor per conquistare il budget ottimale di 2 milioni di euro. Fondi mancati nel 2012 al penultimo presidente dell'istituzione, Jas Gawronski quando lo scarso interesse politico e i tagli ineluttabili alla Cultura pesarono sulla sua direzione. Fondi che avevano consentito invece l'apertura nelle sale del museo di via Nazionale dell'edizione numero 15, nel 2008, all'allora patron Gino Agnese, che sfoggiò 99 artisti (casualmente lo stesso numero di oggi) guidati da una commissione di cinque storici dell'arte. Centrale, ora, la figura del manager Bernabè nella rinascita della Quadriennale. Un legame iniziato ad aprile del 2015 quando l'ex presidente di Telecom veniva nominato da Franceschini al timone della Fondazione con il progetto di guidare un polo museale dedicato all'arte contemporanea mettendo a sistema Villa Carpegna con il Palaexpo, il Vittoriano, Macro e Maxxi. Progetto, in larga parte, naufragato. All'epoca sembrava una strategia per dare nuova linfa al Palazzo delle Esposizioni in crisi di risorse ma che poteva contare ancora sulle mostre blockbuster delle Scuderie del Quirinale (oggi cedute dal Colle al Mibact). Ma anche per assicurare alla Quadriennale la sede storica che gli spetta per legge. Ora il leitmotiv del contemporaneo sembra interessare anche all'assessore capitolino alla Cultura, il grillino Luca Bergamo. Che potrebbe lanciare una nuova operazione. Ma il ruolo della Quadriennale, contraltare made in Italy alla Biennale di Venezia, viene rispettato oggi? Il dibattito resta aperto. Ma vale la pena ricordare che molti maestri oggi esposti nelle Gallerie d'arte moderna sono stati lanciati proprio dalla manifestazione capitolina.
 
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