Al Teatro Argentina "Scena Madre", mostra sulla storia della scenotecnica e dell'archittetura teatrale

Al Teatro Argentina "Scena Madre", mostra sulla storia della scenotecnica e dell'archittetura teatrale
di Andrea Velardi
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Martedì 9 Ottobre 2018, 22:55 - Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 16:27
Oggi 9 ottobre, presso il Teatro Argentina di Roma, si è inaugurata alla presenza del presidente del Teatro di Roma Emanuele Bevilacqua la mostra “diffusa” dal titolo «Scena Madre. Modelli per una storia dell’architettura scenica», a cura di Valeria Piasentà, Massimo Voghera, Claudia Esposito, prodotta dall’ Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, da tempo impegnata nell’opera veramente intrigante di riprodurre e riattualizzare i meccanismi e le tecniche della storia della scenografia, sotto la spinta del presidente Lorenzo Alfieri e del direttore Salvo Bitonti.  La cerimonia di inaugurazione ha visto susseguirsi gli interventi di Antonio Calbi, Direttore del Teatro di Roma; Maria Letizia Melina, Direttore generale per lo studente, lo sviluppo e l’internazionalizzazione della formazione superiore del Ministero dell’Università; Salvo Bitonti, Direttore dell’Accademia Albertina e della curatrice Valeria Piasentà. Presente anche Lucia Poli, sorella dell’attore Paolo, di cui è in corso una splendida mostra presso il Teatro Valle.
 
«Scena Madre» rimarrà  allestita fino al 27 gennaio nelle sedi del circuito: Teatro Argentina, Teatro India, Teatro Valle, Teatro Torlonia visitabile a ingresso libero in occasione delle repliche degli spettacoli. Un titolo accattivante ed altamente evocativo, proprio perché curioso e ambiguo, quello di «Scenamadre», con i suoi rimandi al germinare dell’evoluzione della tecnica scenografica,  ma soprattutto all’effetto sorpresa, ai grandi camei della recitazioni, ai momenti cult presenti in ogni classico che merita questo nome, nonché «ai grandi coup de theatre di gusto ottocentesco», con una attenzione agli aspetti più materici e plastici dell’allestimento teatrale, quello che realizza pienamente il miracolo di una visualizzazione tridimensionale e di una incarnazione viva del testo e della drammaturgia.
 
La mostra ha tre grandi meriti straordinari di tipo storico, semiologico, teorico-linguistico e cognitivo. Il primo è quello di permettere una rilettura della storia della scenografia, delle tecniche dell’allestimento e del teatro in generale che non sia limitata solo al linguaggio scritto e parlato con il quale è stata spesso analizzata. L’Accademia Albertina restituisce così alla dimensione visiva, plastica, spaziale, tridimensionale, il posto che merita in questa storia, imprescindibilmente connotata dai segni dell’ ingegneria teatrale, «che sono spaziali e visivi, prima che parlati e scritti». Il secondo merito è quello di cristallizzare l’aspetto  effimero e provvisorio della macchina scenica, tutta subordinata alla replica della spettacolo, natea per fini religiosi ed educativi, per il divertimento di corti principesche, per la necessità spontanea e imprescindibile di raccontare una storia ad un pubblico. «Il loro esistere per la sola durata dell’evento ha fatto sì che il patrimonio costruito, pittorico e scultoreo, eccetto alcuni rari casi sia andato perduto. Rimangono disegni e trattati, cronache e testimonianze». Il terzo è quello di dare testimonianza a, valorizzare e far rivivere «un settore che riconosce le sue radici nel nostro Paese, in quell’Italia delle Corti e dello Spettacolo, dove si è sperimentato il teatro ‘a palchi’, la norma tipologica tuttora più replicata in ogni parte del mondo», così potente da diventare il nuovo paradigma del situarsi scenico e prospettico dopo quello del teatro greco.
 
 La mostra presenta alcuni plastici di grandi dimensioni (su un totale realizzato di oltre 70) di progetti teatrali, scenografici e scenotecnici, disegni,  videoinstallazioni.  impianti scenici e macchinerie teatrali realizzati dall’Accademia Albertina; ricostruzioni realizzate sulla scorta dei disegni originali, della trattatistica e della documentazione testuale e d’archivio. Un’ originale e ampia carrellata storica internazionale completata da un inedito collage composto da spezzoni di film. Troviamo il progetto di Andrea Palladio, maestro del neoclassicismo per l’Edipo Re di Sofocle, una macchina con argano per i cambi di scena della metà del XVII secolo fatta da Jacopo Torelli per il Teatro di Fano, che riprende un allestimento per la corte del Re Sole, commissionato dal Cardinal Mazzarino, andato in scena nel 1647 con grandissimo successo proprio a causa della invenzione di Torelli; quattro modellini del Teatro Stabile di Torino di scene di spettacoli passati alla storia firmati dagli scenografi Giulio Paolini, Enrico Job, Carlo Giuliano, Margherita Palli.

Vi sono anche moduli cronologici e tematici con le ricostruzioni dei teatri di Priene a quelle del Drury Lane e del Globe, da una barocca Macchina del mare alla tecnica scenica illusionista del fantasma di Pepper, dalle opere di Appia, Dobuzinsky, Josef Svoboda a Renzo Piano e Tadao Ando. In particolare al Teatro Argentina la sezione dedicata a Renzo Piano, nel foyer, con il progetto per La balena bianca di Gassman e la sezione dedicata alla commedia dell’arte, le sezioni riservate a Leonardo, a Torelli, e all’Olimpico; le parti intitolate a Priene, Orange, a Valenciennes e al Campidoglio. Al Teatro India i plastici e le ricostruzioni del teatro di Torino e del Globe con settori dedicati a Wagner, Appia, Mejercol'd, Dobuzhinsky, Svoboda, Ando, Paolini, Job, e uno destinato alla “magia” ottocentesca. Al Teatro Valle le sezioni dedicate a Carlo Giuliano e  Carmelo Giammello; al Teatro Torlonia è allestita la restituzione del Drury Lane.
 
 
Antonio Calbi, Direttore del Teatro di Roma dichiara: «Sono molto onorato di ricevere la Medaglia dell’Amicizia dell’Accademia Albertina di Torino, una delle istituzioni culturali più antiche e prestigiose del nostro Paese, e sono anche un po’ emozionato perché arriva in un momento di passaggio del mio percorso professionale: sento, infatti, questa onorificenza quale ulteriore riconoscimento dell’intenso lavoro svolto al Teatro di Roma in questi quattro anni e mezzo, che a me paiono una dozzina, tanto sono stati ricchi e intensi, sussultanti e pieni di soddisfazioni. Allo stesso tempo la considero come un viatico alla mia futura missione in Sicilia, a Siracusa, tornando alle radici del teatro occidentale, come Sovrintendente dell’Inda, un’altra istituzione culturale antica che voglio fare amare ancor più da tutti gli appassionati di teatro d’Italia e del Mondo. Sono poi fermamente convinto del ruolo strategico e della qualità dell’offerta formativa che le nostre Accademie d’arte, e in particolare l’Albertina di Torino, offrono a studenti italiani e stranieri, così come credo nel dialogo fra le generazioni, perché solo attraverso questo passaggio di competenze, questo dialogo, può esserci un futuro. “Senza cultura e la relativa libertà che ne deriva – ha annotato Albert Camus –, la società, anche se fosse perfetta, sarebbe una giungla. Ecco perché ogni autentica creazione è in realtà un regalo per il futuro”».
 
Il Direttore generale per lo studente, lo sviluppo e l’internazionalizzazione del Miur, Maria Letizia Melina, sottolinea come «la mostra è un format di grande successo, già allestita in Bahrein, dove è stata presentata nel foyer del Bahrein National Theater, sotto gli auspici della famiglia reale ed alla presenza della Ministra della Cultura». Essa focalizza «un settore di eccellenza per l’Italia come la scenografia e l’allestimento teatrale» valorizzando «tale esperienza con attività espositive come queste, che sono da un lato l’apice di un percorso culturale, ma soprattutto un esempio perfetto di terza missione della formazione superiore, priorità assoluta per l’Italia nell’ambito delle attività del Processo di Bologna». Melina sottolinea anche «il ruolo dell’educazione alle arti nel quadro del progresso sociale legato a scienza e ricerca» e «la contaminazione tra arte e scienza, patrimonio straordinario della tradizione italiana» di cui la scenografia è un esempio, richiedendo «competenze avanzate sulle nuove tecnologie, sui materiali innovativi e sull’ingegneria strutturale e l’architettura».
 
 
 
 
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