PARIGI - Piaccia o meno, (che lasci indifferenti è escluso) Michel Houellebecq ha questo potere di trasformare in houellebecquiano tutto ciò che tocca: la scrittura, i temi, i luoghi. Ieri sera (e ancora oggi e domani) a Parigi diventa inequivocabilmente houellebecquiano il palco techno dello storico Rex Club, che apre le porte nel sottosuolo del cinema Rex (spesso frequentato da bambini per le prime spettacolari dei film Disney). Sulla scena nera, psichedelica e tagliente, con unica scenografia: una fila di sedie di plastica arancione da sala d’attesa di un ufficio comunale, “Michel” recita con altri tre ragazzi, per circa un’ora, una trentina di poesie.
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Il prossimo romanzo
Il mondo lo aspetta al varco del 7 gennaio, quando uscirà il suo prossimo romanzo, (in contemporanea in Francia e in Italia) e lui è qui, in un club techno trasformato in teatro, davanti a una platea di 120 persone, quasi tutti intorno ai trent’anni, camicia e pantaloni scuri, braccia lungo il corpo, a recitare poesie, a parlare di corpi persi su treni di banlieue, di sussidi di disoccupazione, di vite "tra il panico e la noia", di un’ "esistenza a bassa quota", (è un verso della poesia “Midi”, che dà il titolo allo spettacolo), di morte, di sangue, di radici di denti che si strappano.
Tutto non “recitato”, terribilmente umano, in compagnia di tre ragazzi: Victorien Bornéat, trentenne impiegato del Comune di Parigi, all’origine del progetto, nato quasi per caso da un podcast, Hugues Jourdain (unico attore “vero” uscito dal Conservatorio) e Margot de Rochefort.
Qualcuno annuncia che forse a una delle prossime rappresentazioni sarà presente il ministro dell’Istruzione Blanquer. "Ah? bene" dice dopo la solita pausa che si accorda prima di dare una risposta. Vincent Bornéat chiede a tutti com‘è andata, che impressione si ha di quest’oggetto poco identificato al crocevia tra teatro, poesia, musica, happening. Houellebecquiano, appunto. Tutti sono contenti. In un’ora di testi “detti” con incredibile forza, c’è anche qualcuno che sorride in sala, quando Michel recita testi di una disperazione talmente senza scampo da risultare quasi comica. "E’ nato tutto per caso – dice Vincent – ho avuto l’idea di questo podcast, di far leggere a degli amici le poesie di Houellebecq che adoro, anche se non so niente di poesia, poi ho inviato le registrazioni alla sua casa editrice Flammarion, e lui ha amato molto il lavoro e ha detto subito si’ all’idea di farne uno spettacolo". Quando esce per strada, sull’ampio marciapiede del Grand Boulevard, trova un’altra piccola folla a chiedere autografi. Si ferma, e accontenta tutti.