Firenze, Palazzo Pitti svela la stanza con idromassaggio della Granduchessa

Firenze, Palazzo Pitti svela la stanza con idromassaggio della Granduchessa
di Laura Larcan
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Giovedì 9 Aprile 2020, 14:59

Gli inventari di Palazzo Pitti la definiscono come la stanza della Ritirata. Un nome, un retroscena, che affonda le radici nell’estro settecentesco di una donna colta e brillante come la Granduchessa Maria Luisa di Borbone, sposa del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo. Metti un gusto sopraffino per l’estetica e aggiungi un senso pratico per il benessere del corpo. Ne viene fuori un’insolita camera delle meraviglie, dove la meraviglia però sta tutta nell’architettura fusa ad ingegneria idraulica per creare una stanza termale. Tant’è che il pavimento appare concepito come una vasca circolare dotata di un pionieristico sistema di idromassaggio. Il tutto, manco a dirlo, completato da cicli pittorici lungo le pareti e la volta. Tanto per intrattenere lo sguardo con gioielli d’arte neoclassica durante l’immersione nelle acque calde e fredde.
 

 


Anche queste sono, in fondo, meraviglie del ‘700. Un vezzo da bon vivant fuso alla tecnologia di importazione austriaca. Siamo al piano nobile di Palazzo Pitti, negli appartamenti privati dei granduchi realizzati nel secondo Settecento. E qui, nascosta tra sale e corridoi, praticamente mimetizzata dietro pareti concepite come separè, ecco che è stata riscoperta la stanze del Bagno della Granduchessa. Vi si accede da una porta segreta, camuffata dalle stesse pitture decorative. Uno spettacolo di cui s’era quasi persa memoria. Questa porzione di palazzo è praticamente chiusa da decenni, sconosciuta al grande pubblico, mai vista da nessuno: addirittura, nel ‘900, alcune sale erano occupate dagli uffici direzionali.

Una stanza speciale che il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt punta a svelare nell’ambito del piano di valorizzazione di Palazzo Pitti. L’idea è quella di inserirla in un nuovo percorso di visita del complesso museale fiorentino, una volta superate anche le misure di sicurezza dettate dall’emergenza del coronavirus. «Il format studiato sarebbe però non quello dell’apertura generale, non consentito dalla particolare struttura architettonica degli ambienti dell’appartamento, bensì con visite speciali, periodiche, concepite per piccoli gruppi», spiega Schmidt. «In questo luogo, così intimo per Pietro Leopoldo e sua moglie Maria Luisa, vive ancora oggi, intatto, lo spirito del Settecento - sottolinea il direttore Schmidt - La fascinazione per il gusto antico, evidente nelle scene degli affreschi, per l’acqua e le terme, si sposa con il rigore architettonico e ingegneristico di questi spazi, concepiti con le tecnologie più all’avanguardia del tempo, importate dall’Austria. Un perfetto matrimonio, potremmo osservare, tra il temperamento meticoloso, nordico, di Pietro Leopoldo e il senso estetico tutto napoletano, mediterraneo di sua moglie Maria Luisa di Borbone».

Maria Luisa di Borbone, figlia di Carlo III re di Spagna, cresciuta a Napoli, divenne Granduchessa di Toscana nel 1762 (dal matrimonio con Pietro Leopoldo ebbe sedici figli). Amò profondamente Firenze (vi rimase per quasi trent’anni) e la sua corte, dove si ritagliò il suo personale buen retiro all’avanguardia. Si ritirava qui, anche da sola, per immergersi nella sua grande vasca e trascorrere molto tempo in assoluto relax. Il sistema di riscaldamento e soprattutto quello di conduzione delle acque fu realizzato secondo le tecnologie ingegneristiche e idrauliche più avanzate dell’epoca. Basti solo immaginare che il fitto reticolo di tubazioni portava e scaldava rapidamente l’acqua, trasferendola direttamente dai pozzi del vicino giardino di Boboli. Magari, dopo un bagno, Maria Luisa si concedeva una sosta sulla splendida terrazza di Diana (che deve il nome alla grande statua della dea della caccia): un luogo che la Granduchessa aveva voluto far rivestire di affreschi naturalistici “a boschereccio” dal pittore Giuseppe Castagnoli, per incrementare ulteriormente il senso di pace.

«Dobbiamo immaginarlo come un luogo privato e riservatissimo - raccontano da Palazzo Pitti - Non veniva concesso a nessun ospite illustre, era ad esclusivo uso dei granduchi, praticamente solo la coppia reale vi poteva accedere». La stanza da bagno termale è uno spettacolo per gli occhi. Un trionfo di gusto neoclassico orchestrato da virtuosismi decorativi. La pianta è circolare, coronata da una grande cupola con decorazione a cassettoni, che si apre al centro in un “oculus” lucernaio che consentiva alla luce naturale di penetrare, illuminare e riscaldare l’ambiente. La ricchezza di marmi e stucchi è il leitmotiv della sala. Sulla pareti circolari sfilano le pitture di scene naturali e panorami di antiche città e rovine. Ma è la vasca che si apre in profondità sul pavimento la vera sorpresa. Si articola in grandini come sedute, e ad ogni livello spiccano in sequenza dei bocchettoni da cui usciva l’acqua con getti regolabili. Salutari per massaggiare il corpo durante il bagno.
Anche questo è il Settecento dei Lumi.

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