Filippo Poletti torna con "Grammatica del nuovo mondo": le 50 parole chiave in 50 racconti di cronaca

Nella grammatica pandemica trovano spazio nomi propri di persona che hanno contribuito a scrivere le pagine del nuovo mondo

Cultura, Filippo Poletti torna con "Grammatica del nuovo mondo": le 50 parole chiave a partire da 50 racconti di cronaca
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Giovedì 9 Dicembre 2021, 15:46 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 13:02

Torna il libreria con "La grammatica del nuovo mondo nel libro" il giornalista e top voice di LinkedIn Italia Filippo Poletti. Cuore del testo 50 parole chiave ordinate alfabeticamente a partire da 50 racconti di cronaca. Il libro contiene anche la premessa-testamento del filosofo Salvatore Veca, scomparso lo scorso 7 ottobre.

Filippo Poletti in “Grammatica del nuovo mondo”, edito da Lupetti, prova ordinare e far chiarezza sui 50 vocaboli, disposti alfabeticamente, presentandone l’etimologia.

Dalla A di Aurora alla G di “grazie”, dalla I di “italiani” alla S di “smart working”, fino alla U di “umanità”. Tra le parole del nuovo mondo ci sono aggettivi che hanno invertito la loro valenza (come positivo, diventato un termine negativo) ed espressioni che hanno assunto nuovi valori (come RT, il retweet del social media Twitter utilizzato oggi per indicare il tasso di contagio, o “mani pulite”, espressione legata nell’immaginario collettivo all’inchiesta giudiziaria di cui sta per ricorrere il trentennale e dal 2020 raccomandata da tutte le autorità come norma igienico-sanitaria).

I nuovi lemmi

Nel dizionario di Poletti figurano lemmi diventati di uso comune come mascherina, smart working, infodemia o memorabilia dal nome dell’iniziativa pavese di raccolta di ricordi tra gli anziani promossa dallo Spazio Geco a partire dal 2020. Tra i termini c’è anche “paziente”, legato nella memoria degli italiani al caso di Codogno di Mattia Maestri: la sua vicenda, raccontata dai media nella notte tra il 20 e il 21 febbraio 2020, «è un invito a riflettere - sspiega Poletti - come di fronte al male tutte le persone hanno la stessa dignità e devono essere curate nel miglior modo perché, come dimostra la storia a lieto fine di Mattia, per tutti ci può essere un futuro luminoso».

I nomi della pandemia

Nella grammatica pandemica, introdotta dalla premessa del filosofo Salvatore Veca e completata dalla postfazione dello psicanalista Luigi Ballerini, trovano spazio nomi propri di persona che hanno contribuito a scrivere le pagine del nuovo mondo: è il caso della piccola Aurora Maria Perottino, nata a Moncenisio in Piemonte nelle settimane seguite allo scoppio del coronavirus, dopo anni che il secondo Comune più piccolo d’Italia non vedeva più una culla riempirsi.

È il caso, a proposito di persone, del capitano campano della Diamond Princess, Gennaro Arma, ultimo a scendere dalla nave posta in isolamento dal 5 al 27 febbraio 2020 nel porto di Yokohama in Giappone. Oppure, ancora, dell’infermiera di Cremona Elena Pagliarini, addormentatesi sul tavolo di lavoro e immortalata in rete, della ricercatrice dello Spallanzani di Roma Francesca Colavita, a cui si deve l’individuazione della sequenza del nuovo coronavirus, dei nonni emiliani Alma Clara Corsini e Alberto Bellucci, ribattezzati da Poletti “nonni Speranza” dopo aver sconfitto la malattia respiratoria all’età di 95 e 100 anni. «Ed è il caso - prosegue Poletti - del presidente dell’Inter Steven Zhang, autore dell’invettiva “pagliacci” indirizzata al presidente della Lega dei professionisti della Serie A Paolo Dal Pino in vista del match Juve-Inter all’inizio della pandemia, e dell’imprenditore veronese Gian Luca Rana con il super stipendio elargito a Natale ai dipendenti».

L'anticipazione della premessa

Come si legge nella premessa-testamento scritta da Veca, scomparso il 7 ottobre 2021, la “Grammatica del nuovo mondo” può insegnarci tanto: «Le pagine del libro di Poletti sono affascinanti. Noi non siamo i signori dell’universo. Noi siamo nello stato contingente dell’essere “creature”, nel senso che il mondo non è in alcun caso nostro. Il nostro slogan “una sola umanità, un solo pianeta” va integrato con la glossa che ci ricorda che, come viventi, noi non siamo “soli”. Questa glossa elide la pretesa illusoria dell’eccezionalità antropocentrica».

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