Fedez-Ferragni e la diatriba familiare, Osho: «Sono sicuro che offrirà ancora molto»

Federico Palmaroli sarà in scena al Teatro Sala Umberto, via della Mercede 50, da lunedì 20 ore 20.45

Fedez-Ferragni e la diatriba familiare, Osho: «Sono sicuro che offrirà ancora molto»
di Valeria Arnaldi
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Venerdì 17 Febbraio 2023, 07:05 - Ultimo aggiornamento: 17:03

Attualità, politica, spettacolo e quant'altro. Non risparmia niente e nessuno la satira pungente, alla romana, di Federico "Osho" Palmaroli, sempre pronto a puntare indice e, soprattutto, sorriso, contro il mondo. Forte del grande successo sui social, ora lo fa anche dal palco: lunedì, alla Sala Umberto, sarà in scena con #LepiùbellefrasidiOsho, di cui è autore e interprete. Ad accompagnarlo, le note del Furano Saxophone Quartet. Lo abbiamo raggiunto per parlare dello spettacolo e non solo.

Come sarà "Osho" a teatro?

«Racconterò i fatti degli ultimi anni, con una serie di vignette.

La novità è la voce. Quando pubblico i miei lavori, chiedo al pubblico la complicità di interpretarli. In scena, invece, posso recitare le battute come le ho immaginate. Insomma, posso dare loro voce. Letteralmente».

E una colonna sonora.

«Ho voluto la musica, perché mi sono reso conto che ogni tanto bisogna spezzare il ritmo. Ho scelto il sassofono perché mi ha sempre affascinato».

Come è fare satira oggi?

«Rispetto agli anni passati, più complicato. Ci sono meno diatribe interne, ma siamo agli inizi, confido nel fatto che a breve inizieranno le litigate. Certo, da umorista, quando è uscito dalla politica Luigi Di Maio è stato un dramma».

C'è stato il Festival di Sanremo, però.

«Sì, una fortuna. Blanco e Fedez per me sono stati molto stimolanti. E sono sicuro che la diatriba familiare tra Fedez e Chiara Ferragni, post-festival, offrirà ancora molto».

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C'è qualcosa che la fa ridere di Roma?

«Le caratterizzazioni tipiche dei romani, sulle quali amo puntare la lente di ingrandimento. Sono un attento osservatore. Per esempio, noi romani non sappiamo parlare con qualcuno senza appoggiarci da qualche parte».

Della città nulla?

«Ho reso i cinghiali protagonisti di varie vignette. Per la mia attività, spero rimangano, ma Roma è una città così problematica, che per una difficoltà superata ne arrivano altre, non mi preoccupo».

Ha raccontato che il suo lavoro sui social è nato per gioco, come è cambiato l'approccio?

«Sento pressione e aspettative. Ho alzato l'asticella, per certi versi. Preparando dei medley per lo spettacolo, ho notato che, agli inizi, bastava il romanesco a far ridere, perchè il meccanismo era nuovo. Adesso, non è più così. Era cominciato come hobby, oggi è un lavoro, diciamo, usurante».

Il romanesco non è mai stato un limite?

«Sono stato facilitato dal fatto che il romanesco è conosciuto a livello nazionale proprio per la comicità, attraverso i film. Penso a Sordi e Verdone. A volte lo attenuo, elimino parole note solo in città, per renderlo comprensibile a tutti. Leggerlo non è semplice. É più facile ascoltarlo. Da qui, anche il piacere della voce a teatro».

Ha avuto successo con social, libri, serie tv, teatro, quale sarà la prossima sfida?

«Ci sarà una seconda stagione per la serie Tv Il Santone. E mi manca la radio. Ne ho fatta un po', tempo fa, ma non avevo tempo per dedicarle la giusta attenzione. Vorrei provare un progetto ad hoc».

Dunque, solo voce, senza immagini?

«Voglio uscire dalla comfort zone di quello che ho fatto finora e provare cose nuove».

Dalle foto di Osho è passato a quelle di attualità, quale potrebbe essere la nuova "musa"?

«Opere d'arte e monumenti. Ci sono già state alcune cose in tal senso, ma vorrei usare le opere per far sentire le opinioni della gente, mentre ora faccio parlare i politici. Ci sto ragionando, non è escluso che lo faccia. I Bronzi di Riace li ho già fatti parlare».

Una sorta di Pasquino moderno?

«Sì, sarebbe stimolante e più rilassante. Quando dai voce ai politici, anche per ridere, spesso sei attaccato dai loro sostenitori».

Il cinema non la tenta?

«Mi piacerebbe lavorare come battutista in un film. Se poi fosse un film di Carlo Verdone, per me, sarebbe una sorta di Oscar».

Teatro Sala Umberto, via della Mercede 50. Da lunedì 20 ore 20.45, www.salaumberto.com
 

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