Non è paradossale parlare di felicità adesso?
«Questo è proprio l'argomento del mio libro, “Lezioni di felicità”, pubblicato da Einaudi, che per inciso è in vendita anche in edicola, quindi se uno va a comprare i giornali... Ho voluto fare una specie di esperimento, recuperando l'idea della felicità propria della filosofia greca, che non è in contraddizione con la saggezza o con l'essere presente a sè stessi, anzi. E' un atteggiamento di consapevolezza, che ti spinge a essere molto presente nella vita, visto che ora essere la spensieratezza è impossibile. Ci sentiamo tutti esposti, non abbiamo più le nostre rassicuranti abitudini, chi ha bambini in casa è preoccupato per loro. Così sotto pressione proviamo a recuperare un rapporto con i modelli antichi».
Qualche esempio concreto?
«I filosofi greci avevano un rapporto col tempo molto diverso dal nostro, erano calati nell'attimo. Noi siamo abituati a vivere per obiettivi, a usare il tempo per realizzare cose. Adesso dobbiamo imparare a viverlo per essere presenti in ogni preciso momento».
Esiste una tecnica?
«Alcune scuole, ad esempio l'Epicureismo, avevano delle tecniche per scacciare le paure e non rimanerne schiacciati, per costruire un percorso di felicità. Quindi: decifrare i sentimenti di ansia e angoscia, imparare a guardarli in faccia e a smontarli con il ragionamento. E' il “tetrafarmaco” di cui parlava Epicuro, per sfuggire al dolore e ricercare il piacere».
Ma questo può essere messo in pratica anche da chi non è così “filosofico” e magari gli antichi greci li ricorda appena?
«Non c'è bisogno di sapere, basta abituarsi a pensare che il dolore troppo forte durerà poco, e se dura tanto non è troppo forte, che il piacere lo possiamo raggiungere in qualsiasi momento, che se c'è la morte non ci siamo più noi. Va ricordato il grande motto degli stoici, molto citato di questi tempi, ma a ragione».
Ossia?
«Dobbiamo imparare a distinguere le cose che possiamo cambiare da quelle che non possiamo cambiare. Accettare queste ultime e impegnarci per le altre. Le frustrazioni nascono dalla confusione. E' il momento in cui siamo chiamati a fare questo. Non che se ti senti bene, puoi uscire, Bisogna concentrarci sui nostri comportamenti».
A cosa possiamo pensare di bello?
«Gli Epicurei avevano un approccio al dolore che non lo nega, avevano la consapevolezza di malattie e catastrofi. Ma saggiamente suggerivano di fare tesoro dei momenti felici e di immagazzinarli. Di farci caso sempre mentre li vivamo. Così da trasformarli in tesoro da cui attingere».
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