«Durante le indagini archeologiche - spiega Letizia Gualandi del MapaLab dell'Ateneo pisano - vengono ritrovati migliaia di frammenti ceramici prodotti nelle epoche più diverse, quasi come tessere di un puzzle che, se ricostruito, può fornire moltissime informazioni sulla vita nelle epoche passate. Con la app che abbiamo sviluppato vogliamo aiutare gli archeologi a risolvere questo rompicapo, cosa che attualmente richiede tempo e competenze molto specialistiche». Per far funzionare Archaide basta scattare una foto del frammento con un dispositivo mobile (smartphone o tablet) e inviarla al riconoscitore automatico. I dati vengono condivisi in tempo reale creando un archivio che può essere utilizzato da qualunque ricercatore. La app è stata sviluppata per riconoscere sia i frammenti decorati, sia quelli privi di decorazione, al momento l'accuratezza del riconoscimento è intorno al 75%, ma sarà proprio grazie al sempre più ampio utilizzo da parte degli utenti che il sistema riuscirà a migliorare la propria performance. Si sta già lavorando alla costruzione di un network di università, centri di ricerca e aziende che potranno contribuire all'arricchimento del database.
Oltre al Laboratorio dell'Università di Pisa, i partner del progetto Archaide sono il Cnr-Istituto di Scienza e tecnologie dell'informazione, le università di Tel Aviv (Israele), York (Gran Bretagna), Barcellona (Spagna) e Koeln (Germania).
Partecipano inoltre tre aziende, tra cui l'italiana Inera srl.
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