Arabia Saudita: da ottobre apre ai visitatori stranieri l’oasi di Al Ula

Arabia Saudita: da ottobre apre ai visitatori stranieri l’oasi di Al Ula
di Elena Panarella e Rossella Fabiani
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Giovedì 27 Febbraio 2020, 17:52
I suoi tesori sono stati svelati al pubblico nella mostra “Roads of Arabia” in corso a Roma. È l’oasi di Al Ula, nel nord-ovest dell’Arabia Saudita, che conserva reperti archeologici di settemila anni di storia – dalle statue monumentali dei regni di Dadan e Lihyan, alle spettacolari tombe nabatee, fino alle vestigia dell’impero romano, omayyade e del califfato abbaside – che è stata presentata per la prima volta in Italia, alle Terme di Diocleziano.

L’oasi, custodita segretamente per secoli dalle tribù locali, guardiane della leggendaria “via dell’incenso”, è oggi una delle più interessanti e ancora poco conosciute mete di viaggio del regno saudita che sta, sempre più, aprendo le sue porte al turismo internazionale. A presentare Al Ula sono stati Melanie de Souza, direttore esecutivo della “Royal commission for Al Ula”, e il professor Romolo Loreto, docente di Archeologia e di storia dell’arte del Vicino oriente dell’Università L’Orientale di Napoli e direttore dell’unica missione archeologica italiana che scava nella regione del Jawf, nel sito di Dumat al Jandal. All’evento era presente il principe Faisal bin Sattam bin Abudlaziz Al Saud, ambasciatore dell’Arabia Saudita in Italia.

Visitare l’oasi è come attraversare in un solo luogo – unico nel suo genere e già riconosciuto patrimonio Unesco – le vestigia di civiltà che, dal Neolitico, arrivano fino all’epoca Ottomana. Al Ula è definita anche la “Petra d’Arabia” perché nel primo secolo a. C. i Nabatei – lo stesso popolo semitico che ebbe nella Petra di Giordania il suo centro più importante – fecero scavare nella roccia più di novanta maestose tombe. Ma in questa oasi – che si estende su oltre 22 mila chilometri quadrati – ci sono vestigia archeologiche che coprono settemila anni della vita delle popolazioni di questa parte d’Arabia.

Nel 2017 è stata creata la Commissione reale per la protezione e lo sviluppo del sito e sono stati stanziati 20 miliardi di dollari, fino al 2035, per lanciare il turismo nella regione con l’obiettivo di richiamare due milioni di visitatori, dai 40 mila attuali. Ed è un evento nell’evento perché l’apertura della regione di Al Ula ai visitatori stranieri fa parte delle novità della Vision 2030 voluta dal governo di Mohamed bin Salman con l’apertura, appunto, al turismo straniero dell’Arabia Saudita avviata soltanto dal settembre dello scorso anno. 
Quello di Al Ula è un progetto di ampio respiro che, sotto la regia della “Royal Commission for Alula”, l’ufficio creato per salvaguardare e promuovere l’area, vedrà l’investimento di oltre 20 miliardi di dollari da qui al 2035 e uno straordinario sviluppo ricettivo che mira al lusso e alla sostenibilità ambientale. “Parliamo di un’area desiderosa di aprirsi al turismo internazionale, nella quale saranno realizzate quasi 10 mila nuove camere d’albergo nel segmento lusso, di cui mille saranno già pronte entro la fine del 2022”, ha detto Melanie de Souza, ieri sera durante la presentazione della regione di Al Ula alle Terme di Diocleziano.

E ambiziosi, come ha sottolineato la de Sousa, sono anche gli obiettivi in termini di visitatori: “Puntiamo ad accogliere 250 mila persone entro il 2023 per arrivare ai 2 milioni nel 2035. Grazie ai 13 voli settimanali da Roma e da Milano abbiamo grandi aspettative anche sull’Italia, uno dei 50 mercati scelti per sostenere questo straordinario sviluppo turistico”.

Con i visti turistici che ora sono disponibili per i cittadini di 50 Paesi, il turismo diviene un pilastro fondamentale per l’Arabia Saudita che già lavora allo sviluppo della fascia costiera e delle isole del Mar Rosso. Da ottobre, dunque, Al Ula aprirà le porte ai primi visitatori stranieri e sarà possibile raggiungerla volando da Gedda o da Riad. E’ la prima regione dell’Arabia Saudita a essere aperta al turismo globale e il suo sviluppo, affidato appunto alla Royal Commission, comprende una gamma di iniziative in archeologia, turismo, cultura, sport e arte, nell’ottica di un lavoro che saprà coinvolgere le comunità locali e sviluppare programmi sostenibili a lungo termine che dovranno valorizzare e conservare il patrimonio naturale limitando l’espansione urbana e l’impatto delle attività umane sui luoghi.

I 20 miliardi di dollari che verranno investiti nella regione entro il 2035 avranno un impatto cumulativo sul Pil di 32 miliardi con la creazione di 38 mila posti di lavoro. Oltre alle mille camere pronte entro il 2022, altre 10 mila nuove camere d’albergo saranno disponibili entro il 2035. Oggi sono soltanto 300. Per servire i 2 milioni di visitatori l’anno - di cui il 37 per cento internazionali, il 10 per cento regionali e il 53 per cento sauditi - previsti ad Al Ula entro il 2023, anche l’aeroporto della zona si prepara a un’espansione importante che permetterà di accogliere 400 mila passeggeri ogni anno e voli internazionali diretti.
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