Biennale Arte/Metamorfosi e mondi fantastici, cyborg e memorie del Novecento: la mostra dei sogni di Cecilia Alemani

L'opera di Simone Leigh alla Biennale Arte di Venezia
di Simona Antonucci
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Mercoledì 20 Aprile 2022, 11:36 - Ultimo aggiornamento: 11:37

La padrona di casa è una signora elefantessa, opera di Katharina Fritsch (Leone d’oro 2022), colorata di un verde mutante e sintetico, grande come le sue sorelle in carne e ossa, che accoglie gli ospiti della Biennale. Una presenza ingombrante a testimoniare una natura in via di sparizione e ricordare il ruolo dei musei di preservare le storie dell’umanità. Il commiato dall’Esposizione Internazionale d’Arte avviene invece nella sala delle Artiglierie all’Arsenale nell’inquietante Eden di Precious Okoyomon, abitato da kudzu, piante infestanti incontrollabili, ma portatrici di cambiamento e rivitalizzazione.

Il Latte dei Sogni

A tenere insieme i due ambienti, un viaggio in un mondo senza gerarchie dove la vita viene continuamente reinventata attraverso il prisma dell’immaginazione e nel quale è concesso mutare, trasformarsi, diventare altro da sé: è Il Latte dei Sogni di Cecilia Alemani, curatrice (prima italiana a ricoprire questo incarico, moglie di Massimiliano Gioni che ha firmato la mostra nel 2013) di un pensiero declinato in 1.433 opere, di 213 artisti di 58 Paesi che intrecciano la loro fantasia con il libro della scrittrice e pittrice surrealista Leonora Carrington, ispiratrice del progetto.

Come sta cambiando la definizione di umano? Quasi sono i legami che s’intrecciano tra i corpi, la terra, e la tecnologia? Quali le nostre responsabilità nei confronti del pianeta e come sarebbe la vita senza di noi?

Donna Haraway

Interrogativi su cui Alemani chiede approfondimenti soprattutto ad artiste donne, facendo riferimento anche agli studi di Donna Haraway (manifesto cyborg), Rosi Braidotti (post-umanesimo e post-antropocentrismo), Judith Butler (la struttura fenomenologica dei corpi). Inaugurazione sabato 23 aprile, con l’eco della guerra in Ucraina cui è dedicata la piazza centrale dei Giardini dominata da un monumento realizzato con totem bruciati e sacchi di sabbia come quelli utilizzati durante i conflitti per preservare la vita e l’arte. A pochi passi dal padiglione russo, deserto. «Sperando», spiega Alemani, «che la cultura possa essere uno spazio di confronto, solidarietà». E dialogo articolato tra figure scomposte, corpi meccanici, sfingi robot, donne farfalla, archetipi e cliché ribaltati, umani che si fondono in oggetti, figure che scappano dalle cornici, favole rivisitate, cumuli di terra che diventano monumenti. Visioni da Paesi lontani o vicinissimi come l’installazione sulla fragilità dell’ecosistema della laguna veneziana di Cecilia Vicuña (anche lei insignita del Leone d’oro).

Roberto Cicutto

«Opere che richiamano attenzione sulle complesse questioni che riguardano le trasformazioni dell’umano, i rapporti con la natura, le tecnologie, con un possibile mondo senza umani», spiega la curatrice illustrando il percorso organizzato in tre temi: la rappresentazione dei corpi e la loro metamorfosi, la relazione tra individui e tecnologie, i legami che si instaurano tra i corpi e la Terra, «in una nuova comunione non gerarchica». In linea con la revisione critica e la riscoperta della storia della Biennale, punti centrali della presidenza di Roberto Cicutto, la rassegna riunisce in un unico percorso talenti emergenti del contemporaneo (ben ottanta le nuove produzioni) con opere del secolo scorso. «Percorso trans-storico», aggiunge Alemani, «con una maggioranza di donne per affrontare il superamento della centralità dell’uomo, ma anche del maschio». Cinque capsule per salti nel passato che interrompono il cammino verso il futuro. «Un viaggio», spiega il presidente Cicutto «alla fine del quale non ci sono sconfitti, ma si configurano nuove alleanze generate dal dialogo fra esseri diversi (alcuni forse prodotti anche da macchine) con tutti gli elementi naturali che il nostro pianeta (e forse anche altri) ci presenta».

Padiglioni stranieri

Ad arricchire la mostra di Alemani che resterà aperta al pubblico fino al 27 novembre, i contributi dei Padiglioni stranieri: imperdibili gli Stati Uniti con le sculture di Simone Leigh, la Francia (preziosa installazione di Zineb Sedira ispirata al cinema post-coloniale algerino), la Danimarca (figure distopiche di un mondo senza acqua di Uffe Isolotto), l’Inghilterra di Sonia Boyce (che costruisce un collage di voci), Malta che rielabora Caravaggio con una cascata di luci. L’Ucraina con 78 imbuti di bronzo nell’opera di Pavlo Makov, “The Fountain of Exhaustion”, messa in salvo a Kharkiv dalla curatrice Maria Lanko, all’indomani dell’attacco russo.

L'Italia

E l’Italia che presenta un toccante progetto “teatrale”, curato da Eugenio Viola e realizzato dall’artista Gian Maria Tosatti (venerdì la visita del ministro Franceschini): dal buio della Storia della Notte (si attraversano fabbriche silenti e ambientazioni alienanti di un sogno industriale al suo declino) fino al Destino delle Comete, tuffo dentro un mare notturno, sotto un cielo di lucciole.

Vernici e mondanità

Intorno alla Biennale (mezzo milione gli arrivi previsti in laguna per la settimana più cool dell’agenda europea dell’arte), un carosello culturale internazionale che trasforma Venezia in questi giorni in capitale assoluta. Per Venetian Heritage, che ha imbandito quattro giorni di eventi per i suoi soci sostenitori, sono in arrivo Tilda Swinton, il principe Amyn Aga Khan, il presidente e Ceo di Lous Vuitton Lichael Burke, il presidente e Ceo di Dior Pietro Beccari, Marisa Berenson, l’architetto Peter Marino e il gallerista più potente del mondo Larry Gagosian ricevuti dal direttore della fondazione non profit Toto Bergamo Rossi. Lunedì sera, sulla terrazza di Ca’ Giustinian, sede della Biennale, il cocktail che ha dato il via alla mondanità e a pranzi, cene. I1 21 aprile, vernice alla Ca’ d’Oro della mostra “Da Donatello a Alessandro Vittoria, 1450-1600. 150 anni di scultura nella Repubblica di Venezia” a cui farà seguita la cena per cento invitati al secondo piano del palazzo, con catering del ristorante tristellato Da Vittorio.

Asta per l'Ucraina

Asta per l’Ucraina anche alla Scuola Grande di San Rocco dove il 21 andrà in scena il Charity Gala for Ukraine’s People and Culture. Galleristi, mecenati, artisti si sono uniti per dare vita all’evento che, nel corso della cena, vedrà battere all’asta una serie di opere donate dagli ospiti ai quali si aggiungeranno quelle di alcuni giovani artisti ucraini. E ancora gli eventi di Vuitton, dalla mostra “Apollo, Apollo” all’Espace Vuitton al lunch a Palazzo Ducale fino al brunch a Palazzo Brandolini dalla contessa Cristiana Brandolini d’Adda. Miuccia Prada aprirà i saloni di Ca’ Corner della Regina per la mostra “Human brains it begins with an idea”, Beatrice Bulgari che ha scelto l’Ospedaletto e la Chiesa Santa Maria dei Dereliter per la mostra “Penumbra” della sua fondazione In Between Art Film. E a Palazzo Mocenigo, Es-senze, a cura di Pier Paolo Pancotto, che ha selezionato opere di Vascellari e Vitone, Cantor e Penone per dare un profumo all’arte contemporanea. E i maestri Anish Kapoor, Anselm Kiefer, Bruce Nauman e Marlene Dumas.

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