Addio a Mario Molina, il primo chimico che lanciò l'allarme sul buco dell'ozono

Addio a Mario Molina, il primo chimico che lanciò l'allarme sul buco dell'ozono
di Nicolas Lozito
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Lunedì 12 Ottobre 2020, 20:30

«Un chimico visionario»: così l'aveva chiamato Barack Obama nel 2013 consegnandogli alla Casa Bianca la Medaglia presidenziale della libertà. È morto ieri a Città del Messico all'età di 77 anni Mario Molina, proprio un giorno dopo l'annuncio del nuovo premio Nobel per la Chimica. Lo stesso che lui vinse nel 1995 per una delle più importanti intuizioni delle scienze ambientali: il ruolo dei clorofluorocarburi (CFC) nella riduzione dello strato di ozono. Una scoperta datata 1974, quando pubblicò insieme al suo collega Frank Sherwood Rowland un articolo su Nature che gli attirò tante fortune ma anche molte critiche.


LA SCOPERTA
Il buco dell'Ozono, così lo abbiamo conosciuto, era ed è in realtà una riduzione dell'ozonosfera, uno strato molto alto della nostra atmosfera (sopra i 25 chilometri) che funge da schermo per alcune radiazioni solari che altrimenti sarebbero letali per la vita vegetale e animale. Il buco è causato dalle attività dell'uomo e ha iniziato a formarsi dagli anni Settanta e Ottanta, soprattutto al di sopra dei ghiacci dell'Antartide: l'origine, come per primi spiegarono Molina e Sherwood Rowland, erano i gas presenti in moltissimi oggetti ed elettrodomestici quotidiani. Dalle bombolette spray di ogni tipo, alle serpentine dei frigoriferi e congelatori. Molina e i suoi colleghi iniziarono a chiedere la messa al bando di questi composti chimici dall'industria. Una scelta di campo necessaria ma coraggiosa: all'epoca erano ancora pochi gli scienziati che lottavano per l'ambiente e si attirò aspre critiche dai rappresentanti delle aziende.
La disputa si concluse il 16 settembre 1987, quando a Montreal si siglò un trattato internazionale che vietava la produzione di CFC: uno dei più importanti successi nella lotta contro il cambiamento climatico.


L'ULTIMA BATTAGLIA
Nato il 19 marzo 1943 a Città del Messico, Molina si era trasferito negli USA per un dottorato all'Università di Berkley, dove ha proseguito la sua specializzazione in Chimica e nello studio dei gas. Il suo ultimissimo lavoro era rivolto al coronavirus: a giugno aveva co-firmato un importante studio sul virus e sul metodo di trasmissione più probabile, quello via aria. Per questo motivo Molina si è battuto fino all'ultimo per la diffusione delle mascherine.
Un chimico visionario che aveva a cuore la Terra e tutti i suoi abitanti.
Nicolas Lozito
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