2 giugno 1946: il patriottismo repubblicano che ha saputo imporsi

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Sabato 3 Novembre 2018, 11:12
È una festa meditata, paziente, ragionata. Insieme al 4 novembre è la madre delle feste laiche.E deve il suo successo, recente purtroppo ma crescente anche grazie a Sergio Mattarella, al carattere particolare dell’evento che il 2 giugno simboleggia: la vittoria della Repubblica sulla Monarchia nel referendum del ‘46, che a Piero Calamandrei parve «un miracolo della ragione». Nel ‘49 venne istituita come festa nazionale. Nel 2000, Carlo Azeglio Ciampi avrebbe ripristinato sia la parata militare sia la festività. «Andai a quella prima sfilata - ha ricordato il presidente eletto nel 1999 - in una vettura scoperta con al fianco il ministro della Difesa, Mattarella.
Eravamo circondati da una folla festosa che ci diceva di andare avanti. Erano tutti contenti. Altro che nazionalismo o elogio della guerra! ». Il 2 giugno serve a quella rifondazione del «patriottismo repubblicano » che merita di diventare la religione civile degli italiani. Masconta purtroppo, sempre di meno in verità, quella falsa credenza di cui l’Italia ha troppo a lungo patito, secondo la quale l’orgoglio nazionale non sta bene. Come se gli altri non l’avessero. E non fossero arrivati prima di noi dove cerchiamo di raggiungerli. La festa del 2 giugno, da questo punto di vista, è un doping fondamentale. A lento rilascio, mamolto benefico.
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