25 anni di Friends: il salotto infinito di tutti noi

25 anni di Friends: il salotto infinito di tutti noi
di Nicolas Lozito
5 Minuti di Lettura
Giovedì 19 Settembre 2019, 22:52 - Ultimo aggiornamento: 20 Settembre, 00:52

Fenomenologia di Friends: sei amici di New York che ci hanno fatto vivere, venti minuti alla volta, nel migliore dei mondi mai esistito. Un vero universo parallelo, enorme (10 stagioni, 236 puntate in 10 anni, 85 ore di televisione), ma anche piccolo come due appartamenti di Manhattan, e un divanetto in un café. Amori, dolori, risate, battute e scene entrate così prepotentemente nella cultura popolare, così attuali, che ci stupiamo quando scopriamo che la sit-com compie già 25 anni dal suo esordio. È del 22 settembre 1994 il primo episodio andato in onda, “Quello da cui tutto è cominciato”, arrivato in Italia nel 1997.



I PERSONAGGI 
Fin dalla prima puntata il canovaccio narrativo è perfettamente servito.
I sei personaggi sono precise maschere della contemporaneità: Rachel, la principessa povera (Jennifer Aniston, l’unica attrice ad aver raggiunto livelli più alti a Hollywood); Ross, il nerd tenero (David Schwimmer); Monica, la maniaca del controllo (Courteney Cox); Phoebe, l’hippie stralunata (Lisa Kudrow); Joey, il bello italoamericano (Matt LeBlanc); e Chandler, il sarcastico imbranato (Matthew Perry). Dai primi venti minuti, già intuiamo le infinite ramificazioni: Rachel ha appena abbandonato il fidanzato all’altare ed è andata a vivere dall’amica Monica, dove spesso si trova Phoebe; sullo stesso piano c’è anche l’appartamento di Joey e Chandler, Ross è fratello di Monica, amico dei due ragazzi e innamorato da sempre di Rachel. Da lì le storie dei sei si intrecciano in un crescendo di eventi, colpi di scena, grandi rivelazioni. I primi baci (non riveleremo quali, perché qualcuno che ancora non ha visto Friends là fuori esiste), i matrimoni, i litigi. 



LE RISATE
Le scene più memorabili sono, però, forse altre, elementi secondari rispetto i filoni più importanti, ma impresse per sempre nella nostra testa.
Come il ritornello della sigla: «I’ll be there for you», ci sarò per te. O «Smelly cat», la canzone di Phoebe su un gatto puzzolente. O la paperetta e il gallo che Joey e Chandler tengono in casa. O la scena dove Chandler e Ross stanno portando per le scale un divano e rimangono bloccati, gridandosi “Pivot, pivot” (tradotto “fai perno”, ma Friends è più bella se vista in lingua originale e sottotitolata). E via così in un elenco interminabile. Ci sono tantissime battute in Friends, 6.06 ogni minuto di media, rimarcate sempre dalle risate registrate del pubblico, una tradizione da vecchia tv lentamente scomparsa. Friends compare in qualsiasi elenco delle serie migliori di tutti i tempi, ed è la situation commedy più imitata (basti pensare a How I Met Your Mother). 



LE CRITICHE
La serie non è mai stata esente da critiche. Non ci sono persone di colore, o ispanici, o asiatici (almeno fino all’arrivo di Charlie)
. Una scelta tipica degli Anni Novanta, ma che a Hollywood non piace più. Un altro errore della sit-com, secondo i critici, è di essere sempre stata omofoba. Nonostante il padre di Chandler sia un trans, e l’ex moglie di Ross lesbica, «la serie è attraversata dal panico dell’omosessualità», come ha scritto Caroline O’Donoghue. In molte puntate anche i grassi sono vittima di prese in giro, come quando compare Monica da giovane, visibilmente obesa.



L’EREDITÀ
Oggi però l’impero di Friends prospera ancora benissimo. E per festeggiare il compleanno le iniziative sono tante
: dai kit della Lego dedicati alla sitcom, venduti anche qui in Italia al divano della serie che verrà esposto in Piazza Barberini a Roma il 21 e 22 settembre. Sul canale Comedy Central su Sky ci sarà una programmazione speciale da domani a domenica; e negli Usa, il canale Nbc ha pagato un fan estratto a caso per guardare 25 ore ininterrotte di programma e raccontare sui social la sua esperienza. Si continua anche a parlare di una possibile reunion, sempre smentita ufficialmente ma soggetta a continui gossip e indiscrezioni. L’ultimo a giugno, quando Jennifer Aniston ha detto: «Un reboot della serie? Perché no, io lo farei!».



NARRAZIONE INFINITA
Soprattutto, a 25 anni di distanza Friends rimane un vero e proprio genere di conforto. Come il gelato mangiato dal barattolo.
Un rifugio per scappare dall’insostenibile pesantezza della vita di questo decennio e proteggersi tra la nostalgia e la sicurezza di un passato più semplice e, forse, felice. Non è un caso che siano proprio i millennial, che ora hanno l’età dei protagonisti, a guardarlo ed amarlo di più: con internet e lo streaming (è su Netflix almeno fino a fine anno) possono tuffarsi, da quasi adulti, in un periodo dove loro c’erano ma erano ancora troppo piccoli per goderselo. Quando la tecnologia era ancora così semplice da essere controllata dalle segreterie telefoniche ai videoregistratori; quando i ventenni potevano permettersi grandi appartamenti nonostante non avessero un lavoro vero; quando la donna della tua vita era la ragazza della porta accanto e non a centinaia di chilometri di distanza. Si guarda Friends quando si è stanchi, si ha poco tempo, non si sa cosa fare. O per superare le crisi sentimentali.

Grazie alla sua struttura seriale ci dà l’illusione di non finire mai.

Continua in perpetuo, muovendosi a passi lenti, una narrazione infinita. Una tartaruga di Zenone contro l’Achille che è la vita fuori dallo schermo. C’è chi, come chi scrive, che addirittura sceglie davvero di non finirlo: perché non può chiudere definitivamente la porta di quel salotto, non vuole spegnere la luce, non è pronto dire addio a quei sei personaggi inventati ma così reali. Amici tra di loro, e amici con tutti noi. 

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