Zalone, la "benedizione" di Gabriele Muccino: «Abbiamo bisogno di film come i tuoi, i critici si mettano l'anima in pace»

Gabriele Muccino e Checco Zalone
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Lunedì 4 Gennaio 2016, 00:28 - Ultimo aggiornamento: 13:29

Il regista Gabriele Muccino "benedice" il film di Checco Zalone. E lo fa pubblicamente, dal suo profilo Facebook, rispondendo con un lungo post ai critici del comico di Capurso, rimasti sorpresi (in negativo) dal record al botteghino ottenuto da "Quo vado?", il film diretto da Gennaro Nunziante che ha incassato 14 milioni di euro in soli due giorni.

«Sento già ingrossarsi il consueto coro di coloro che si ritengono oltraggiati, increduli o basiti (?!!) dal fatto che il nuovo film di Checco Zalone raggiunga ancora record mai superati da nessuno nella storia del cinema italiano.
Beh, mettetevi l'anima in pace perché da come il film è partito, è fortemente plausibile che supererà il record del precedente», scrive Muccino.

«Perché Checco Zalone fa questi numeri sconvolgenti? Perché evidentemente gli spettatori riconoscono in Checco quella faccia pulita, quella sua (reale) onestà (che anch'io ho percepito quando l'ho incontrato) e che passa attraverso quello che fa e che era nel DNA degli italiani fino al totale lavaggio del cervello fatto a colpi di diseducazione civica, leggi ad personam, menzogne ripetute infinite volte fino a farle divenire verità, annientamento del senso di una morale invalicabile, monopolio della disinformazione, annientamento della cultura e della dialettica ecc ecc», continua il regista, che poi sottolinea: «Checco Zalone, dopo i film di Troisi che ricordiamo ancora con grande nostalgia, ha riportato la propria onestà, la propria educazione, la propria semplicità e gentilezza, anche, il suo sapersi raccontare senza mai accostarsi al becerume che agli italiani ha fatto ridere al cinema per troppo a lungo senza mai accostare ad esso quello sguardo amaro, introspettivo e quindi malinconico sulle proprie pochezze umane che fece grandi le commedie italiane fino agli anni '70. I film di Checco Zalone, semplici, ben scritti, ben raccontati, interpretati senza volgarità e rivolti ad un pubblico, che forse, vuole, sacrosantamente sentirsi ripulito, lavato della sporcizia verbale, morale, politica che questo Paese soffre grandemente da troppo tempo, incontrano qualcosa di assai più grande dei suoi film stessi. Incontrano la voglia, la disperata urgenza da parte degli spettatori, di tornare ad essere parte di un Paese normale, che si vuole bene e che vuole migliorarsi. Insieme. Niente di più semplice».

La conclusione del post è ancora più appassionata: «Auguri Checco. Negli Stati Uniti, in quella che genericamente chiamiamo Hollywood, così come in Francia, quelli che fanno un cinema come il tuo, permettono di tenere vive le sale, di produrre ottimismo, leggerezza edificante e far osare altri produttori nel finanziare progetti meno spremuti come lo sono oggi in italia le commedie in genere e quindi di offrire un'opportunità di esordio e crescita a quelli che diventeranno forse gli Elio Petri, gli Ettore Scola, i Sergio Leone di domani. Abbiamo tutti bisogno di film come i tuoi. Ricordiamolo. E festeggiamo!».

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