Transformers IV: Optimus Prime e la fenomenologia del robot dal cuore umano

Transformers IV: Optimus Prime e la fenomenologia del robot dal cuore umano
di Giulia Aubry
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Martedì 15 Luglio 2014, 18:06 - Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 21:08
Il 16 luglio esce nelle sale cinematografiche italiane il quarto capitolo della saga dei Transformers dal titolo L’era dell’Estinzione. Archiviati Shia Le Boeuf e John Turturro, nei panni dell’indimenticabile agente Simmons, a rappresentare gli umani nella saga robotica, diretta da Michael Bay e prodotta da Steven Spielberg, arrivano il papà sexy (e pessimo inventore) Mark Whalberg e Stanley Tucci.



Ma l’ingrediente che proprio non può mancare e che, da anni, decreta il successo dei Transformers in tutte le loro versioni (giocattolo, fumetto, cartone animato e poi film) è uno solo. Alto, maestoso, dalla voce stentorea come nessun altro. Il robot dei robot. Optimus Prime. Ma se pensate che il leader degli autobots – i robot buoni eternamente contrapposti ai cattivi decepticon - sia solo un personaggio per bambini o, tutt’al più ragazzi, buono solo per gli effetti speciali e una storia avventurosa, vi sbagliate di grosso.



Nato dalla collaborazione tra la giapponese Takara Tomy e la statunitense Hasbro, due delle principali case produttrici di giocattoli nel mondo, e conosciuto inizialmente in Italia come Commander, Optimus Prime va, sin dall’inizio, oltre la sua dimensione di giocattolo, prima, e di fumetto, poi. Con i suoi colori perfettamente sovrapponibili a quelli della bandiera statunitense, rappresenta, a metà degli anni ’80, il tipico eroe americano.



Autorevole, ma non autoritario, leale nei confronti degli umani anche quando viene da essi osteggiato, Optimus appare nella versione a fumetti e a cartoni animati, figlia dell’epopea e dell’edonismo reaganiani, come un leader buono e paziente, quasi un padre per gli altri autobots che non possono competere con colui che, nella sua eterna saggezza, è stato scelto come nemico giurato del male e custode della matrice, simbolo del potere. Un potere che, nell’evoluzione continua del personaggio (che ha oggi 30 anni e qualcosa), è stato diversamente interpretato: politico per coloro che, soprattutto all’inizio, lo leggono come una sorta di monarchia assoluta, religioso nella versione dei fumetti Marvel.



Optimus Prime ha scatenato la fantasia di ricercatori e commentatori al punto che esistono libri sulla filosofia dei Transformers e sulla leadership secondo i Prime (l’élite di cui fa parte appunto Optimus e che lo pone al vertice del sistema sociale e “politico” degli autobots), mentre su molti siti si dibatte sulla questione della sua appartenenza al Partito Democratico o a quello Repubblicano (con una “leggera” propensione per quest’ultimo).



Ma è con la trasposizione cinematografica, con connotati che avvicinano gli autobots (e dall’altra parte i decepticon) alle figure mitologiche dell’antica Grecia, che Optimus subisce l’evoluzione definitiva e diviene un vero e proprio emblema per la politica estera degli Stati Uniti. Una versione moderna, e in miliardi di pixel, del Destino Manifesto dei padri fondatori della Nazione delle Nazioni. I quattro capitoli della saga sono figli degli Stati Uniti del dopo 11 settembre, della paura di una minaccia liquida e difficilmente identificabile, della “violazione” del proprio territorio e del tradimento di coloro che, a vario titolo, si riteneva aver aiutato e sostenuto con l’esportazione della democrazia e, quindi, della libertà.



Non a caso l’ambientazione delle vicende degli autobots al di fuori degli Stati Uniti ha luogo prevalentemente nei paesi del Medio Oriente, con un evidente riferimento, nel terzo capitolo, a operazioni condotte in Iran da una squadra speciale composta da robot e umani. E Optimus deve continuamente confrontarsi con alleati che prima lo esaltano e poi vogliono metterlo al confino. È lui stesso a dire, dopo una vittoria sui decepticon: “in ogni guerra, nella quiete tra le tempeste, arriveranno giorni in cui perderemo la fiducia, giorni in cui i nostri alleati ci tradiranno ma non verrà mai il giorno in cui dimenticheremo questo pianeta e la sua gente!”.

Il dubbio, l’ambiguità, la non chiarezza sono elementi che, a partire dal crollo delle Torri Gemelle, pervadono la politica americana e il concetto stesso di sicurezza nazionale. I nemici di Optimus – Megatron, leader dei decepticon, e Sentinel, un Prime passato al nemico – gli ricordano questa condizione continuamente e, così facendo, pongono la questione all’intera opinione pubblica americana e mondiale, evidenziando limiti e timori, ma anche contribuendo a rafforzare l’idea di essere portatori del bene.



È il cattivo Megatron a dire a Optimus: “Tu combatti per i più deboli, questo è il motivo per cui perdi! “; così come è Sentinel ad accusarlo di essere “il più coraggioso… ma incapace di prendere decisioni”, una delle critiche più frequentemente mosse ad alcuni leader politici statunitensi. E in tutto questo c’è anche un’eco lontana della Guerra Fredda o di quella che molti studiosi hanno definito come “l’impossibilità per gli americani di vivere (e imporsi) senza un nemico”. Poco prima che Optimus uccida Megatron, quest’ultimo gli dice: “Ora stringiamo una tregua, non voglio altro che riavere il comando. In fondo, che cosa saresti senza di me, Prime!?”. E Optimus, in uno dei suoi atteggiamenti più feroci, si lancia contro di lui colpendolo a morte e gridando: “è ora di scoprirlo”.



E anche a noi non resta che scoprire cosa succederà agli autobots – ancora una volta traditi dagli umani e ridotti a cumuli di rottami – in questa “Era dell’Estinzione”, in cui Optimus appare più vendicativo e feroce che mai, assumendo anche nei “tratti fisici” un aspetto simile a quello di un antico samurai. Gli uomini neri (il lato oscuro del potere umano, e americano) cercheranno di impedirne la rinascita a ogni costo. Ma, anche stavolta, possiamo scommettere che sarà lui a salvare il mondo senza chiedere nulla in cambio perché “ci sono misteri nell’universo che noi non possiamo risolvere, ma chi siamo e perché siamo qui, non sono tra questi. Queste risposte sono dentro di noi. Io sono Optimus Prime, e questo è un messaggio per i miei Creatori”.

È la frase conclusiva, ma non completa, del quarto capitolo della saga. A ciascuno di noi scoprire ciò che viene dopo. Dopo le primavere arabe, dopo la crisi ucraina, dopo due mandati di Obama, dopo la guerra in Siria e quella, ennesima, tra Gaza e Israele. O, più semplicemente, ciò che viene dopo nell’eterna lotta dei Prime contro i Decepticon, del bene contro il male, salvo scoprire che a volte possono anche essere la stessa cosa.