Steve McQueen alla Festa del Cinema di Roma: «C’è voluta una pandemia per farci capire che il razzismo esiste ancora»

Steve McQueen alla Festa del Cinema di Roma: «C’è voluta una pandemia per farci capire che il razzismo esiste ancora»
di Eva Carducci
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Venerdì 16 Ottobre 2020, 15:10 - Ultimo aggiornamento: 16:45

Arrivato a Roma con la famiglia il regista di 12 anni schiavo, Shame e Hunger, Steve McQueen si è presentato ieri sera a sorpresa sul red carpet di Soul, il film di apertura della Festa del Cinema di Roma. Un passaggio in sordina quello in Auditorium prima del tappeto rosso ufficiale di oggi, per il ritiro del premio alla carriera che Antonio Monda gli consegnerà, fisicamente, nel pomeriggio. Steve McQueen è intervenuto anche per presentare la sua mini serie cinematografica Small Axe. Cinque film antologici, tre dei quali hanno aperto la 58° edizione del New York Film Festival, e sono stati presentati oggi in digitale, e in sala, a Roma.

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Basato su esperienze di vita reale della comunità londinese, tra il ’69 e l’82, questo progetto è un’idea che il regista inglese stava cullando da vari anni: «Tutto è iniziato undici anni fa, volevo investigare la storia che non era mai stata raccontata sullo schermo, quella della comunità afroamericana londinese negli anni in cui ho vissuto a Londra da ragazzo. Da quegli eventi possiamo comprendere molto sulla cultura del nostro Paese, e di come si sia sviluppata e evoluta in quel periodo. Inizialmente volevo realizzare una serie televisiva su una sola famiglia, poi le storie si sono moltiplicate» ha commentato il regista durante l’incontro stampa, dove ha proseguito analizzando il cambiamento nelle regole di assegnazione degli Oscars: «Molte cose sono cambiate, io ho iniziato anni fa con 12 anni schiavo, con cui ho aperto gli occhi a molte persone. I film sono prodotti, e 12 anni schiavo ha incassato circa 20 milioni di dollari, con due attori di colore come protagonisti. Abbiamo dimostrato che le regole possono essere cambiate. Ci sono stati sforzi, e ci sono stati progressi. Quello che mi interesserebbe veder messo in risalto però sono soprattutto le minoranze dietro lo schermo, quella working class che spesso viene dimenticata, montatori, cameramen, tecnici.

Mi interessa questo della nostra industria».

Dar voce alle minoranze è oggi più importante che mai, soprattutto con il movimento del Black Lives Matter. Il tempo di un confronto pacifico, senza violenza, forse non è più possibile:  «La violenza è sempre da evitare, ma la frustrazione può emergere e svilupparsi in questo modo. Ciò su cui dovremmo concentrarci però è come ci sia voluta una pandemia, un omicidio così gratuito e violento come quello inflitto a George Floyd, consumato sotto i nostri occhi, per mettere milioni di persone in marcia. Per farci rendere conto che il razzismo esiste ancora. C’è stato un risveglio di massa perché eravamo tutti nelle nostre case, costretti a affrontare le nostre fragilità mortali. C’è voluta una sofferenza così grande per comprendere che il razzismo, purtroppo, è ancora qualcosa con cui dobbiamo ancora fare i conti».

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