Silvio Orlando, dopo Il caimano torna Protagonista ai David con "Ariaferma": «Non me l'aspettavo, dedico il premio a mia moglie»

Silvio Orlando, David come miglior attore protagonista per "Ariaferma"
di Leonardo Jattarelli
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Mercoledì 4 Maggio 2022, 16:03

«Non ci credevo, non me l’aspettavo». Così ha detto Silvio Orlando, 64 anni nato a Napoli, ieri sera subito dopo aver ricevuto il David di Donatello come Miglior attore protagonista per Ariaferma di Leonardo Di Costanzo, (è la seconda volta per l’attore ai David in questa categoria dopo Il caimano di Nanni Moretti del 2006 e, per i Nastri d’Argento, dopo Preferisco il rumore del mare del 2000) durante la cerimonia da Cinecittà, condotta da Carlo Conti e Drusilla Foer. «Dedico questo premio a mia moglie - ha detto ancora l’attore - che è la miglior persona che abbia conosciuto in vita mia. Ringrazio Leonardo Di Costanzo che mi ha letteralmente costretto a fare questo film che non volevo fare. Quest’anno infatti con il teatro - ha continuato Orlando - sono stato in quaranta città diverse facendo chilometri e chilometri e penso che si vedano sulla faccia e nell’interpretazione del film». 

La storia

Ariaferma di Leonardo Di Costanzo, dopo esser stato presentato fuori concorso all’ultima mostra di Venezia, è stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 14 ottobre 2021. 
In un carcere ottocentesco in via di dismissione, situato in una impervia vallata, il personale di polizia penitenziaria festeggia la chiusura, ma al mattino successivo arriva una inaspettata notizia: il trasferimento degli ultimi dodici detenuti rimasti deve essere rinviato a data da destinarsi a causa di un disguido burocratico. Gran parte dell’enorme costruzione è in rovina, le cucine e tutti gli altri servizi sono stati dismessi, la direttrice viene inviata ad un’altra destinazione e i pochi agenti rimasti devono cercare di gestire l’imprevista situazione: i detenuti vengono riuniti in poche celle nel corpo centrale della struttura, rimanendo sotto il loro stretto controllo.
La condivisione di uno stesso destino che accomuna carcerati e carcerieri per un periodo di tempo indefinito fa saltare alcune barriere e manda all’aria le procedure consuete, creando una palpabile tensione fra i personaggi.

Gaetano Gargiulo (interpretato da Toni Servillo), l’agente che per anzianità ha dovuto assumere la direzione del carcere, si ritrova sfidato da un pericoloso camorrista, Carmine Lagioia (Silvio Orlando), il quale approfitta del proprio carisma per aizzare una rivolta che ha come pretesto la chiusura delle cucine e la conseguente distribuzione di cibi precotti. Quando Lagioia propone di riaprire le cucine e di preparare egli stesso i pasti per i detenuti, ma anche per gli agenti, Gargiulo accetta e si propone di tenerlo sotto controllo nelle cucine.

Mantenere il rigore si fa ancora più difficile nel momento in cui Fantaccini, il più giovane dei detenuti, sfiora il suicidio dopo aver saputo che l’anziana vittima di una sua maldestra rapina sta per morire. Proprio Lagioia riesce a sventare il tentativo del giovane e a diventare il suo confidente. Gargiulo tenta di mantenere le distanze e riaffermare i diversi ruoli, spiegando di non avere nulla in comune con il camorrista. Questa distanza viene però demolita quando, per un guasto alla centrale elettrica, una sera salta l’illuminazione nell’intero carcere. I detenuti e alcuni agenti si trovano a cenare in una tavolata comune, alla luce delle poche lampade rimaste a disposizione.
Il giorno dopo, un’altra emergenza avvicina ancora di più i due rivali: il fornitore di cibo ha un disguido e tocca a Lagioia improvvisare il pranzo raccogliendo le verdure rimaste nel vecchio orto del carcere. Il detenuto e l’agente di polizia si ritrovano a parlare del proprio passato e dell’infanzia trascorsa a Napoli nello stesso quartiere. Il film si conclude con una carrellata dei volti di alcuni detenuti e agenti, in attesa di sapere cosa ne sarà di loro.

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LA VITTORIA DI NAPOLI

«Una grandissima soddisfazione per il nostro cinema: ai David di Donatello primeggiano la Campania e Napoli». Lo ha scritto su Facebook il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. «Stravincono infatti E stata la mano di Dio e Paolo Sorrentino, miglior film e miglior regia, con la bravissima Teresa Saponangelo migliore attrice non protagonista (al Museo Archeologico Nazionale di Napoli abbiamo da poco inaugurato una mostra con gli scatti d’autore di Gianni Fiorito dedicata al film). Complimenti a Silvio Orlando, miglior attore protagonista, altra icona del nostro cinema, al giovane (ma con un’eredità artistica importante) Eduardo Scarpetta, miglior attore non protagonista in Qui rido io di Mario Martone. E poi, emozionante il premio alla carriera per Antonio Capuano. Carico di suggestioni I Fratelli De Filippo, di Sergio Rubini, girato tra Napoli e la provincia di Caserta, e premiato per le musiche del maestro Nicola Piovani. Bravissimi tutti quelli che hanno contribuito a questo straordinario successo. E l’ennesima conferma che i grandi investimenti voluti e realizzati dalla Regione Campania in questi ultimi anni nel cinema, così come in tutto il settore della cultura, premiano i talenti artistici, creano occupazione di qualità e contribuiscono a valorizzare il nostro enorme patrimonio culturale» ha concluso De Luca. 

 

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