Il regista. “Il film, ispirato all’operato all’opera dell’Associazione Libera di Don Ciotti, sintetizza diverse storie vere”, spiega Manfredonia, “vuole essere una testimonianza, intende affrontare il tema dell’antimafia e del volontariato in una chiave diversa. La mafia è un concetto più esteso della criminalità, è una mentalità che va combattuta”. Il film non è stato sottoposto a nessun festival: “Abbiamo preferito portarlo subito in sala, perché sia il pubblico a giudicarloi”, spiega il produttore Lionello Cerri.
Gli attori. Al centro della storia è la contrapposizione fra i due protagonisti: Sergio Rubini, che fa il fattore del boss, e Stefano Accorsi, rappresentante dell’antimafia calato dal Nord. Scontro di caratteri, di culture, di ideali. “Mio nonno faceva il contadino e non mi è stato difficile interpretare il mio personaggio”, spiega Rubini. E Accorsi: “Amo molto la terra, ma non l’avevo mai vista da vicino”. Tommaso Aragno è un boss molto lontano dagli stereotipi: colto ed elegante, “rappresenta il fascino del Male”.
L'intervista integrale sarà pubblicata sul Messaggero in edicola venerdì 12 settembre.
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