Quentin Tarantino a Roma: «Il mio sogno? Girare un film a Cinecittà»

Quentin Tarantino a Roma: «Il mio sogno? Girare un film a Cinecittà»
di Eva Carducci
5 Minuti di Lettura
Martedì 19 Ottobre 2021, 21:07 - Ultimo aggiornamento: 21:34

«Non a caso ho scelto di fare un figlio ora. Non venti anni fa, o nove anni fa. Ho sempre pensato di mettere al mondo un figlio quando avessi avuto più tempo. E ho sempre detto che avrei chiuso la mia carriera a dieci film, e ho appena finito il nono».

Racconta il regista Quentin Tarantino, ospite alla Festa del Cinema di Roma anche per ritirare un premio alla carriera, consegnatogli direttamente dalle mani di un maestro dell’horror: Dario Argento. Convinto di fermarsi ancora a dieci film è però possibilista su un eventuale terzo capitolo di Kill Bill: «Non so quale sarà il mio decimo film al momento. Un terzo capitolo su Kill Bill? Forse, chissà».

Due premi Oscars vinti, entrambi per la sceneggiatura: «Ho sempre avuto un’opinione alta di me stesso. Mi considero uno sceneggiatore e regista. Prima di tutto però mi considero uno sceneggiatore, e un regista che riesce a catturare la propria scrittura». 

Durante l’incontro con il pubblico ha confessato anche di aver “pompato” il suo curriculum: «Quando inizi come attore devi mettere qualcosa nel curriculum. Ho scelto un film di George A. Romero, Zombi, tanto potevo essere un tizio random della banda di motociclisti che entra nel centro commerciale. Uno mi assomigliava, potevo essere io. Godard invece fece un film bruttissimo, Re Lear, sono andata vederlo e era terribil. Nessuno ne avrebbe visto più di cinque minuti, quindi ho detto di farne parte». 

Amore consolidato e decantato da anni quello con il cinema italiano, e in particolare con un regista: «Per me è ridicolo fare classifiche dei film, non puoi prenderle seriamente.

Per me è un impulso, per questo cambiano, ma al primo posto c’è sempre Il Buono, il Brutto e il Cattivo. Per me è sempre al primo posto. Lo è e basta. Pensate il mio amore per lui, un primo piano ravvicinato lo chiamo un Sergio, in onore di Leone. Tutti nell mio cast tecnico lo sanno, diciamo direttamente Sergio, Sergio, Sergio».

Non solo Sergio Leone: «Per me è stato un sogno lavorare con il mio compositore preferito, Ennio Morricone. Usavo sempre i suoi pezzi fino a Hateful Eight, di cui ha composto la colonna sonora originale, che gli è valsa l'Oscar. Gli ho mandato la sceneggiatura tradotta in italiano del film. Ci fu un fraintendimento, pensava che dovessimo lavorare più avanti, invece il film era già finito. Ma durante quell'incontro mi disse che poteva creare versioni diverse di uno stesso tema, che aveva in mente da quando ne avevamo iniziato a parlare. Quando ci siamo incontrati il giorno dopo ai David mi ha detto che poteva darmi 20, 25 minuti da allungare a 40 minuti con gli arraggiamenti. E da lì è storia. Ennio Morricone è stato un vero gigante». 

Non solo grandi autori, nel cuore di Tarantino anche il cinema italiano spesso considerato di serie B; «Ho avuto abbaastanza fortuna di crescere negli anni '70, e anche negli anni '80 i film venivano proiettati al cinema, li ho visti tantissime volte. La cosa che mi piace di questi film di genere, considerati minori dai critici per tanto tempo, è che paragonati a quelli americani è che erano estremi, in tutto. Dalla musica, alla violenza, alla perversione delle scene erotiche». 

Nei sogni girare a Roma: «Mi piacerebbe, e anche a mia moglie. Devo trovare la storia giusta, specie girare qui, sarebbe incredibile. Non dico che sarà il mio prossimo film, ma qulacosa di diverso. Non darò ulteriori particolare ma mi piacerebbe girare uno spaghetti western e mi piacerebbe farlo in un tipico stile in cui tutti parlano la propria lingua. Ad esempio il messicano che parla italiano, il cattivo un tedesco ecc ecc». 

A chi lo critica del revisionismo storico nei suoi film, da Bastardi Senza Gloria, Django Unchained e C’era una volta a Hollywood: «Sono liberi di guardare altro. Di film in giro ce ne sono tanti, mica devono guardare per forza i miei». 

Video

Durante l’incontro con il pubblico ha raccontato anche aneddoti dai suoi set, uno in particolare: «Quando rivedo quella scena in cui Leonardo DiCaprio cade e batte la testa in Django Unchained mi vengono i brividi. Era vicinissimo a sbatterla e farsi male davvero. Ed è vero che c’è una scena in cui doveva rompere una bottiglia di vetro si è fatto male. Scorreva il sangue e non si è fermato. Una delle cose più incredibili che abbia mai visto. Tutti abbiamo trattenuto il fiato aspettando che lui urlasse o imprecasse. Non l’ha fatto per due minuti, gestendo la cosa e giocherellando con il sangue. Finito di girare siamo corsi ad assisterlo».

Commento finale anche sull'iconica scena di danza di Pulp Fiction: «John Travolta intendeva che si, ho detto a Uma (Thurman) come ballare, ma la sua parte l'ha fatta lui, è vero. Mi ha mostrato varie opzioni e ne abbiamo parlato insieme. Era giusto fare il twist, ma mi ha suggerito di inserire altri elementi». Il resto, anche qui, è storia.

A sorpresa un video messaggio di Samuel L. Jackson: «Prima o poi daranno un premio a qualcuno con il tuo nome. Te lo meriti». Arriva il turno di John Travolta, con una inaquadratura a metà per celebrare il suo regista preferito: «Hai cambiato la mia vita e quella del cinema». In chiusura Christoph Waltz, che parla in italiano: «Augurissimi Bello, Eterno Quentin come Roma».  

Chiude le danze Dario Argento, che consegna il premio a Tarantino: «Orgoglio del cinema americano ma anche italiano»

Video

© RIPRODUZIONE RISERVATA