Tra Monicelli e Agatha Christie, “Gianni Schicchi” di Puccini diventa un film e conquista il Festival di Torino e Bologna

Gianni Schicchi, il film di Damiano Michieletto al Festival di Torino
di Simona Antonucci
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Martedì 16 Novembre 2021, 20:53 - Ultimo aggiornamento: 28 Novembre, 12:08

«Puccini ha cominciato a comporre negli anni in cui nasceva il cinema. È proiettato verso quel mondo. E così il librettista Giovacchino Forzano: scrive “Gianni Schicchi” come una sceneggiatura. Sessanta minuti senza interruzioni che sembrano una fucilata. Il ritmo non si ferma, continua a girare come la pellicola. Avevo già affrontato Schicchi a teatro, a Roma e a Vienna, e mi è venuto naturale immaginare che potesse diventare un film, quasi un musical».

Applausi e successo per Damiano Michieletto e il suo “Gianni Schicchi” che sabato 27 novembre è stato presentato al Festival di Torino e che torna oggi,  domenica 28 novembre (ore 9.30 al Cinema Lux 2 e 3; ore 20 al Cinema Baretti) sul “tappeto rosso” della rassegna cinematografica. Grande attesa anche a Bologna dove sempre oggi sarà proposto al Teatro Comunale di Bologna,  alle 18. La proiezione sarà preceduta da una presentazione del regista Damiano Michieletto, del Direttore Stefano Montanari e con la presenza di parte del cast artistico. Mentre il 3 dicembre, in attesa che arrivi in televisione, verrà proiettato nel circuito bolognese CinemaOdeon. Un omaggio alla città e alla sua orchestra, protagonista della pellicola. Le scenografie sono di Paolo Fantin, i costumi di Nicoletta Ercoli e Alessandra Carta. Il suono in presa diretta è curato da Giandomenico Maria Petillo, il montaggio da Fabrizio Franzini e la cinematografia da Alessandro Chiodo. Con il baritono Roberto Frontali nel ruolo del titolo e Giancarlo Giannini, che interpreta l’inedita parte di Buoso Donati, voluta da Michieletto nel prologo del film. Con loro Federica Guida nei panni di Lauretta, Vincenzo Costanzo in quelli di Rinuccio, Manuela Custer come Zita, Giacomo Prestia come Simone. Uno dei più interessanti registi italiani di teatro musicale, tra i più richiesti nel mondo, firma il suo primo film d’opera girato interamente in presa diretta e conquista il pubblico. «Un film che ha aperto una strada che continuerò a esplorare. Non abbiamo abbassato la qualità dell'opera, ma abbiamo moltiplicato il pubblico. In presa diretta: i musical credo che andranno fatti sempre così»

Rigoletto al Circo Massimo

«Le prove generali», spiega, «forse le abbiamo fatte nell’estate del 2020 sul palco del Rigoletto al Circo Massimo, dove abbiamo lavorato in diretta con una steadycam che proiettava la scena sul grande schermo».

Spettacolo che è poi diventato un film e un doc presentati al Festival di Roma, lo scorso ottobre. «Ma lì», continua Michieletto, veneziano, 45 anni, «anche se l’allestimento era trattato in modo cinematografico, eravamo ancora su un palco. Schicchi invece è nato su vari set nella Toscana di Schicchi con gli interpreti che hanno cantato live».

Stefano Montanari

Rispetto ai film d’opera del passato, un’altra impostazione: «La presa diretta. I cantanti, prima delle riprese, hanno provato con il direttore Stefano Montanari e l’orchestra del Comunale di Bologna. Quindi con una base costruita insieme hanno cantato davanti alle cineprese. Senza bisogno di “spingere” come se ci fosse il pubblico in sala, ma modulando la voce alla situazione e alla dimensione del luogo. Senza playback, è stato molto impegnativo, ma necessario per restituire verosimiglianza».

Roberto Frontali e Giancarlo Giannini

Con il baritono Roberto Frontali nei panni del protagonista, il mezzosoprano Veronica Simeoni in La Ciesca e il soprano Federica Guida in Lauretta, è un film a prova di melomane. Nessun taglio, nessuna variazione. Ma con una sorpresa. «Ho scritto un prologo di pochi minuti, interpretato Giancarlo Giannini nei panni di Buoso Donati che poco prima di morire, fa valere le sue ragioni. In fondo è lui il vero protagonista. La storia si consuma a casa sua, i soldi sono i suoi, i parenti pure, e tutto sommato è più vivo che morto visto che medico e notaio lo considerano ancora in vita. Nell’opera di Puccini, Schicchi, che si aggiudica il titolo del lavoro, arriva solo a metà della storia. Quindi regalo cinque minuti da protagonista a Buoso, collezionista d’arte, ricco e senza figli, che prima di morire, si presenta, introduce troupe e cast e spiega come mai si gira un film su di lui».

Parenti serpenti

Colpi di scena? «Il mio Buoso muore ammazzato. Altro che morte naturale o malattie. Tutti i parenti serpenti, stanchi di aspettare, bramano che vada all’altro mondo. E ognuno di loro può essere il colpevole. Un complotto. Un giallo, con toni da commedia». Schicchi, prodotto dalla Genoma di Paolo Rossi Pisu in collaborazione con Rai Cinema è un po’ commedia e po’ noir. «Un prodotto, pensato per le sale, a cui tengo molto. Perché è un vero passo avanti rispetto alle operazioni precedenti. A differenza di tanti altri lavori nati in ambito teatrale, il nostro si è liberato da quel mondo. Ville con piscina, studi notarili, conventi di frati, intrighi alla Agatha Christie e humour alla Monicelli».

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