Pieraccioni è beato tra le donne: «Ora vi racconto vizi e virtù dei cinquantenni»

Leonardi Pieraccioni e il cast di "Se son rose"
di Paolo Travisi
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Lunedì 26 Novembre 2018, 18:15 - Ultimo aggiornamento: 27 Novembre, 11:43

Leonardo Pieraccioni è beato tra le donne, nella sua ultima commedia, Se son rose, in cui racconta – in chiave quasi autobiografica - gli amori della sua vita, con la consueta leggera malinconia. Il personaggio infatti, che si chiama Leonardo, incapace di costruire una storia sentimentale duratura, ripercorre i rapporti passati, nel tentativo di costruire un nuovo futuro. Tredicesimo film per l’attore-regista toscano, che punta su un cast corale di ben sei attrici, Gabriella Pession, Claudia Pandolfi, Elena Cucci, Michela Andreozzi, Caterina Murino e Antonia Truppo: ognuna è protagonista di un episodio del film, ognuna rappresenta un momento nella vita di Leonardo, non solo il personaggio.
 

 


“Questo film è il primo della seconda serie, la prima serie è partita coi Laureati, quei trentenni che conoscevo bene, poi negli anni, ho raccontato altri passaggi della vita, compresi i dubbi delle storie, il cui epilogo è vissero felici e contenti”, confida Pieraccioni presentando il film alla stampa. “Oggi alla veneranda età dei 50 anni, ho voluto raccontare coloro che prendono coscienza, che non ce la fanno a fare questa maratona dell’amore, che hanno tirato i remi in barca. L’amore infinito, secondo me, è uno solo, quello per i figli”.

 


Pieraccioni dunque ha deciso di voltare pagina. Anzi due pagine. Quella sentimentale e quella professionale. “Ho raccontato con assoluta verità, gli incontri con quattro donne, ex-fidanzate, che hanno incarnato la passione, la noia, la superficialità, il tradimento. Ho proposto un ruolo anche alla mia ex, Laura Torrisi, che mi ha tirato il copione. Mi ha detto perché devo ridirti per finta quello che ti dico nella vita, mi sembra troppo”.

E’ in vena di confessioni Pieraccioni, che dopo anni di commedie romantiche, avverte che la strada da percorrere è un'altra. “E’ l’ultima commedia di questo tipo, perché credo di averla declinata in tutti i modi, l’arrivo di belle donne, la crisi nelle famiglie, ora che la chimera del matrimonio, personalmente, non la cerco più, racconterò i cinquantenni con i loro disagi, abbandonando il sentimentalismo, e magari affrontando i rapporti coi figli. E per questo sono grato alla paternità. Il prossimo film sarà sicuramente una commedia, magari con un cast maschile, anche perché la commedia ha tutti i sapori, anche quelli drammatici. In questi anni mi hanno proposto tante cose, ma non avendo la sindrome del David di Donatello, ho fatto quello che potevo. Solo nei 3 libri che ho scritto ho messo la mia malinconia, qui l’ho solo accennata”.

Nel giorno della scomparsa di uno dei maestri del cinema italiano, Bernardo Bertolucci, Pieraccioni sottolinea: “quando se ne vanno registi come lui lasciano un vuoto, ma anche un’eredità enorme. Il mio cinema invece è un'altra cosa, è un cinema di cabarettisti, debitore di Massimo Troisi, ma se vogliamo continuare a portare le persone al cinema, dobbiamo alzare la qualità dei contenuti, ed io con questo film ci ho provato”.

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