L'addio a Paolo Villaggio della signora Pina: «Ciao Paolo, mi mancherai»

L'addio a Paolo Villaggio della signora Pina: «Ciao Paolo, mi mancherai»
di Gloria Satta
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Martedì 4 Luglio 2017, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 11:28

Anna Mazzamauro, che nell'epopea di Fantozzi è stata la signorina Silvani, sogno erotico dell'impiegato frustrato, ha twittato: «Con Villaggio se n'è andata la mia giovinezza, Fantozzi è l'unico uomo che mi abbia amata veramente».
E Milena Vukotic, insuperabile interprete della rassegnata moglie Pina, oggi dice: «Sono sotto choc. Mi sembra impossibile che Paolo non ci sia più. Eravamo amici, oltre che colleghi. Formavamo una coppia di fatto». Dieci film, un successo «mostruoso», un ruolo destinato a rimanere nella storia del cinema e del costume. Vukotic, gran signora del cinema e del teatro, inanella i ricordi.

Come andò il vostro primo incontro?
«Andai a casa sua e Paolo mi spiegò chi era la signora Pina: una donna sottomessa e paziente, che aveva rinunciato a qualunque civetteria femminile».

Qualche spettatrice, nel corso degli anni, si è identificata in questa moglie poco invidiabile?
«No, perché Pina era un personaggio surreale scaturito dalla geniale fantasia di Villaggio. Che mi ripeteva: ricorda che sullo schermo noi siamo cartoni animati, caratterizzazioni, non delle persone reali».

Avete mai discusso o litigato?
«Mai. Era difficile litigare con lui, un uomo amabile tanto sul set quanto nella vita».

Vi frequentavate al di là del lavoro?
«Certo, e con grande piacere. Ricordo una cena a casa mia con Paolo, sua moglie Maura, Federico Fellini e Giulietta Masina. Passammo la serata a chiacchierare del più e del meno, con sincerità e affetto reciproco».

Ma anche nel privato Villaggio manifestava quel cinismo che ha caratterizzato la sua ispirazione?
«A pensarci bene, era un uomo piuttosto misterioso. Sotto la sua apparente ferocia e l'umorismo sempre caustico, nascondeva grande intelligenza e grande fascino».

Ha mai avuto l'impressione che si sentisse «ingabbiato» dalla maschera di Fantozzi?
«Forse, nel suo intimo, provava questo sentimento, ma a me non l'ha mai rivelato».

Che cosa significa, per lei, aver costruito una coppia di fatto con Villaggio-Fantozzi?
«Mi sono arricchita professionalmente e umanamente, mi sono divertita tanto. Sono orgogliosa di aver condiviso il mondo artistico di Paolo e per questo lo ringrazierò sempre».

Qual è, secondo lei, la ragione di un successo tanto grande e universale?
«Villaggio è stato un fine intellettuale che ha saputo intercettare e descrivere la condizione umana. La sua creatura, Fantozzi, arriva al cuore e alla testa delle persone. Fa ridere e piangere».

L'ultima volta che l'ha incontrato?
«Un paio d'anni fa, quando venne a vedermi recitare in palcoscenico un bellissimo testo di sua figlia Elisabetta. Ci sentivamo spesso, ci facevamo gli auguri. Quando è stato male, mi sono ripromessa di andarlo a trovare ma poi, travolta dagli impegni teatrali, non l'ho fatto. E me ne pento, la vita a volte non ti permette di rispettare i programmi».

Gli italiani continueranno ad amarlo e ricordarlo?
«Senza dubbio. Al supermercato una signora mi ha fatto le condoglianze e mi ha detto: per la morte di Villaggio siamo tutti a lutto».