L'anno dopo «nacque Fracchia: c'erano Enrico Simonetti, Gianni Agus capoufficio pronto a sbeffeggiare il povero dipendente e Villaggio sulla celebre poltrona sacco».
Poi venne l'era Fantozzi, in libreria e al cinema: «Quando uscì il primo film della saga, Paolo andò a vederlo con il figlio al cinema Barberini, a Roma, sedendo in ultima fila: mi raccontò che, alle prime risate del pubblico, aveva tirato un sospiro di sollievo, perché temeva che un personaggio così urticante potesse non piacere». Ma Villaggio, ci tiene a sottolineare Costanzo, «non è soltanto un comico che ha inventato una serie di maschere: è stato un grande letterato, un signore che ha scritto un libro venduto in tutto il mondo. Anche in Russia conoscono Fantozzi». Negli anni, racconta ancora Costanzo, «siamo sempre rimasti in contatto, ci siamo sempre visti: l'ultima volta venne al Parioli, nella stagione 2008-2009, con i suoi monologhi, e mi accorsi che già allora iniziava a non stare molto bene. Poi tramite il figlio ho ricevuto una sua foto con dedica, che ho incorniciato e tengo alle mie spalle in ufficio. Per me - conclude - è un giorno di grande malinconia».
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