Da Morricone (che lo meritava) a DiCaprio (che ha fatto di meglio) è l'anno degli Oscar risarcimento

Da Morricone (che lo meritava) a DiCaprio (che ha fatto di meglio) è l'anno degli Oscar risarcimento
di di Fabio Ferzetti
3 Minuti di Lettura
Lunedì 29 Febbraio 2016, 12:09 - Ultimo aggiornamento: 12:14
Tutto come previsto, o quasi. Ennio Morricone vince finalmente la sua prima meritatissima statuetta. Le musiche di The Hateful Eight, composte sulla sceneggiatura ricordiamolo, sono di gran lunga la cosa migliore del film di Tarantino, ed è magnifico che uno dei nostri più grandi artisti abbia finalmente ottenuto il riconoscimento che Hollywood gli negava anche se da decenni tutti lo ammiravano, lo copiavano e più o meno segretamente lo invidiavano, anche per l’incredibile varietà della sua produzione. Esistesse una classifica delle musiche da film più celebri e fischiettate in tutto il mondo, crediamo che Morricone la vincerebbe a man bassa.

Per il resto, è il trionfo del classico, e della cautela e dei premi - risarcimento. Vince come tutti si aspettavano Di Caprio, e naturalmente non è con una delle sue migliori interpretazioni, ma questa è un’abitudine consolidata agli Oscar. Basti citare l’Oscar che prese Al Pacino con l’inguardabile Profumo di donna, remake del grande film di Dino Risi, la sua peggior interpretazione di sempre (non lamentiamoci troppo però: se avesse ri-vinto Eddie Redmayne per il lezioso The Danish Girl sarebbe stato molto peggio).

Miglior film un po’ a sorpresa è invece il solido Il caso Spotlight, che con il suo stile classico e il suo soggetto scottante in fondo non dà fastidio a nessuno. C’erano almeno altri due film che avrebbero meritato di più, per audacia e originalità: il bellissimo Room e La grande scommessa, che però dev’essere sembrato troppo strambo e difficile per ambire al massimo riconoscimento.

Quanto a Revenant aveva già la regia (immeritata: Gonzalez Inarritu cade nel grandioso senza mai sfiorare la vera grandezza), dunque andava bene così. Peccato per il bellissimo e poco compreso Il ponte delle spie, che però si consola con il premio arcimeritato al folgorante Mark Rylance (per noi era Oscar a 1 minuto dall’inizio). Il film di Spielberg resta comunqe uno dei grandi sconfitti di quest’anno con quelli di Tarantino, di Ridley Scott (nemmeno candidato per la regia di The Martian), di Todd Haynes (il sontuoso Carol), e con lo Steve Jobs di Danny Boyle. Per non parlare del sottovalutatissimo L’ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo.

Bene o abbastanza bene anche gli altri premi. Alicia Vikander merita un Oscar l’anno, peccato lo abbia vinto con The Danish Girl e non con Ex Machina, ma non era candidata mentre un Oscar è andato giustamente agli effetti speciali del bel film di Alex Garland, che ha sbaragliato concorrenti temibili come Star Wars, Revenant, Mad Max e The Martian! Ogni tanto per fortuna lo stile e l’immaginazione vincono ancora sulla tecnica...

Benissimo il premio alla giovane e straordinaria Brie Larson di Room, ineccepibile quello al Figlio di Saul, uno dei grandi film dell’anno e forse del decennio, bene il premio di consolazione per il miglior adattamento alla Grande scommessa, sopra ogni discussione gli Oscar a Inside Out e a Amy: era follia pensare che Hollywood avrebbe premiato un documentario potente, radicale e fortemente critico verso gli Usa come The Look of Silence di Joshua Oppenheimer. Anche se naturalmente si può sempre sperare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA